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POLITICA

Divisioni, vendette e veleni. È ora che la politica professi umiltà e cresca dagli errori

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Partito democratico sempre più conflittuale: la stura a dichiarazioni velenose su versanti trasversali l’ha data il segretario regionale Leo Annunziata, giunto in città pochi giorni fa, incontrando i cosiddetti “dissidenti”, Francesco De Pierro, Raffaele Del Vecchio e Cosimo Lepore, per ribadire lo schema elettorale seguito nelle scorse regionali a sostegno del presidente Vincenzo De Luca, in cui rientra anche Noi Campani del sindaco uscente Clemente Mastella, e la validità dell’accordo con il M5s

Alla precisa domanda se delegittimasse la coalizione antimastelliana, Leo Annunziata ha più volte replicato, anche con difficile diplomazia, che “in politica c’è tempo”, quel tempo necessario “a ricostruire l’area di centrosinistra”, delegando poi l’estremo giudizio agli elettori.  

Un chiaro disconoscimento, anche se non manifestamente dichiarato da parte sua, del diritto di cittadinanza del sostegno che la federazione provinciale apporta all’alleanza Alternativa per Benevento guidata da Perifano

“Parole fuori contesto, fuori tempo e fuori luogo”, la risposta piccata ad Annunziata della federazione provinciale del Partito democratico che, da un lato ha ottenuto l’ufficiale adesione del M5s alla coalizione, dall’altro, ha ricordato le indicazioni dei segretari nazionali del Pd, Zingaretti prima e Letta poi, che avevano rintracciato nell’autonomia delle scelte territoriali coerenti con le dinamiche locali la strada da seguire per le amministrative.

Vicende, quelle accadute negli ultimi giorni, che non fanno che avvalorare la tesi di una divisione perenne del partito democratico cittadino, che non nasce –  a nostro avviso, sebbene questo potrebbe esserne la causa formale –  dalla pluralità di anime e di idee che lo compongono, ma dai dissapori personalistici che attanagliano da tempo immemore ormai i rapporti  tra i componenti e i vertici. 

Dichiarazioni velenose, arrivate da esponenti del Pd e di altre formazioni come Noi Campani, manifestano la scarsa o mancata elaborazione di azioni del passato, che ancora condizionano una parte della vita politica beneventana e che certo non aiutano a costruire un clima di serenità.

Ancora una volta, più che le proposte per il futuro della città e dei cittadini, prevalgono gli interessi individualistici con la dannata voglia di rivendicare, da un lato e dall’altro, la giustezza in chiave etica e politica delle scelte fatte in passato piuttosto che professare umiltà riconoscendo errori e sotterfugi e finalmente trovare una via per la crescita. 

Se pare anomalo che l’ex competitor del 2016 di Mastella, Raffaele Del Vecchio, che già da tempo ha dichiarato la distanza dal gruppo consiliare del Pd, facendosi promotore e costruttore della corrente “Essere Democratici”, oggi si ritrovi nella compagine di centrosinistra che sostiene il sindaco uscente per la corsa al suo secondo mandato, non si dimentichi la strategica “lealtà di ritorno” di Francesco De Pierro al suo “padre politico” ai tempi dell’Udeur: azioni che sembrano appagare l’irrisolto bisogno di quel riconoscimento politico non realizzato in pieno in “casa Pd”. 

Avvalorano questa ipotesi le parole di Lepore, da ex lealista pepiano poi trasmigrato nel Pd: “non c’è sotterfugio che regga o analisi sui nomi di battesimo che possano ridurne il valore: a fronte di militanza e sacrifici, la vasta componente che non risponde a Del Basso De Caro, nel corso di questa sola consiliatura, è stata oggetto di qualunque scorrettezza: dalle epurazioni minacciate ogni pomeriggio, agli attacchi ai candidati in corsa, di tutto è stato messo in campo dal gruppo che dirige il Pd, un tempo componente plurale del centrosinistra beneventano.”

A tal proposito, non dimenticheremo mai quell’incontro con la stampa alla sede cittadina della federazione sannita del Pd nelle settimane precedenti il ballottaggio del 2016 che vedeva sfidarsi Del Vecchio e Mastella, in cui vennero rievocate vicende di un passato remoto della vita politica e personale del sindaco uscente. 

E poi ancora le recenti parole del consigliere comunale ed esponente di Noi Campani, Renato Parente, che replicando al “quando in politica non c’è etica, non resta che l’imbroglio” e “alla politica del viandante di Mastella” del dirigente piddino Fausto Pepe, ha detto: “L’ex sindaco indicato dall’Udeur e in un anno dall’elezione passato ad altro partito, prima di parlare delle prossime elezioni comunali deve fare una sola cosa: deve avere il coraggio di confessare pubblicamente che al ballottaggio del 2016 non votò per Raffaele Del Vecchio ma per Clemente Mastella. Non lo fece alla luce del sole, ma pugnalando alle spalle il suo vicesindaco per dieci anni. Questa è la realtà. E questo è il vero Fausto Pepe, che oggi dice di appoggiare Luigi Diego Perifano”. 

A partire a tutti gli effetti, più che la campagna elettorale, è la macchina del fango, a cui negli ultimi anni la politica a vari livelli ha abituato l’elettorato, sempre pronta per essere surriscaldata quando mancano o vengono meno dignitose e intelligenti strategie programmatiche e comunicative.  

I dissapori riemersi hanno oggi il retrogusto della vendetta, che, se determinano la realizzazione di una dualità del partito democratico con una spiccata ambizione di autonomia della federazione sannita, nei fatti scatenano confusione nell’elettorato e scarsa credibilità. 

Basterebbe già questo a orientare e dirigere la scelta dei cittadini in vista delle urne, se sull’altro versante dell’offerta politica ci fosse un’opzione valida, concreta e unita. Neanche nel centrodestra, infatti, regna la pace, come è noto, e, comunque, lo stallo in cui si trova da mesi ormai, non aiuta di certo. 

Resta la coalizione della “rivoluzione gentile” guidata da Moretti che, almeno per ora, sembra dare segnali di controtendenza rispetto alla vulgata divisiva e alla tattica elettorale dei posizionamenti. 

Il panorama, così com’è, non fa altro che alimentare sfiducia, disagio, distanza dei cittadini dalla politica e rafforzare la probabilità che il campo del “partito degli astensionisti” diventi sempre più ampio, con il paradosso di creare vita facile alle formazioni irretite nelle maglie strette dello scarso consenso.

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