Associazioni
Questione spazi sociali, la riflessione del Laboratorio “FabBene”
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“Il tema degli spazi sociali risulta, da svariati anni, un tema caldo nella città di Benevento – se ne è parlato in precedenti incontri, convocati da diversi soggetti, da quattro anni e più a questa parte – un po’ per la mancanza di un’adeguata gestione degli stessi da parte dell’amministrazione uscente, un po’ per la mancanza di un coordinamento progettuale da parte degli operatori culturali, associazioni ed organizzazioni”. Così in una nota il Laboratorio politico FabBene – Benevento in comune.
“Va sottolineato, inoltre, che, in una città carente di spazi dedicati alla cultura e all’aggregazione sociale, tale tematica rappresenta uno snodo centrale nella futura gestione della cultura cittadina e nella mappatura dei soggetti chiamati a farvi parte.
La questione relativa agli spazi sociali è oggetto di riflessione ed approfondimento da parte del laboratorio politico FabBene- Benevento in comune. Nel pieno svolgimento della campagna elettorale, infatti, è stato organizzato un incontro di studio con il Dott. Giuseppe Micciarelli e l’avv. Margherita D’Andrea, i quali hanno collaborato alla stesura del regolamento dell’ex Asilo Filangieri.
Lo studio – continua la nota – si è incentrato sulla tematica della gestione collettiva dei beni comuni, sia con riguardo al suddetto regolamento sia con riguardo alla relativa delibera del Comune di Napoli.
Secondo tale modello, la gestione dei beni comuni si pone in rottura con lo strumento della concessione, la quale prevede che gli spazi vengano concessi solo ad una o più associazioni, non a chiunque abbia necessità di utilizzare uno spazio a fini culturali. Inoltre, non essendo prevista un’anagrafe delle associazioni culturali che monitori le attività oggettivamente svolte, spesso la concessione degli spazi non deriva da una concreta meritevolezza, ma diventa oggetto di scambio politico.
Ancora, anche qualora le associazioni concessionarie aprissero le porte a tutti, di fatto, le decisioni gestionali ed organizzative verrebbero prese comunque dai detentori formali dello spazio.
Ed è proprio in questi punti che è ravvisabile la forte differenza con il modello degli usi civici: il regolamento è scritto dai fruitori dello spazio ed è teso a preservare un meccanismo di formazione del consenso che sia sempre il medesimo a prescindere dalla persone che, in un dato momento, si trovino a prendere le decisioni. Nessuno è concessionario, nessuno è detentore, lo spazio appartiene a chi lo utilizza, permettendo, così, una condivisione di luoghi, di progetti e di mezzi di produzione artistico-creativa.
Il modello degli usi civici collettivi – conclude il Laboratorio – continuerà ad essere oggetto di studio e, soprattutto, di proposta concreta nei confronti dell’attuale amministrazione.
Invitiamo, pertanto, chiunque voglia unirsi, a farlo, con la duplice consapevolezza di rinunciare ai propri individualismi per la gestione comune di spazi culturali e che non rappresenteremo il baluardo difensivo di spazi dati in concessione dall’amministrazione uscente.