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POLITICA

Arco di Traiano ‘monumento nazionale’: la Lonardo punta sulla tutela e rincara la dose su ‘beffa’ Pnrr

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“L’iniziativa di valorizzare l’Arco di Traiano di Benevento merita considerazione perché trattasi di un monumento-simbolo della città, la cui immagine è profondamente impressa nella mente e nel cuore dei cittadini beneventani, e non solo. Ringrazio la Sen. De Lucia, prima firmataria del provvedimento. Quando si parla di Italia che vorremmo, non possiamo dimenticarci dell’Italia che fisicamente vorremmo, di quei monumenti tangibili e reali che abbiamo e che dovremmo proteggere, e di come vorremmo che fossero trattati”.

Inizia così la dichiarazione di voto di Sandra Lonardo, senatrice sannita della componente (ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI-NOI DI CENTRO Noi Campani) del Gruppo Misto, oggi in aula al Senato, sul Ddl “Dichiarazione di monumento nazionale all’Arco di Traiano di Benevento”.

“I beni culturali fanno parte di una memoria storica che non dobbiamo essere disposti a perdere, costituiscono risorse uniche e non rimpiazzabili, che solo un determinato Paese possiede; e se c’è qualcosa di cui gli italiani possono vantarsi, questo è sicuramente il patrimonio culturale che hanno avuto la fortuna di ereditare in secoli di storia.

In Italia, infatti, si trovano ben 55 siti UNESCO, record mondiale al pari della Cina (il cui territorio è 30 volte più esteso di quello italiano), e 61 luoghi tutelati dal FAI.

Sono luoghi che raccolgono secoli di storia, cultura e tradizioni, e il cui valore va ben oltre la loro bellezza.

La valorizzazione dei beni culturali – prosegue la parlamentare ripercorrendo la storia del monumento simbolo – presuppone prima di tutto la loro tutela, che sta proprio nel loro riconoscimento, nella conservazione, la protezione e il restauro. Preservare fisicamente i beni culturali è certamente il primo passo, ma non deve mancare di certo la possibilità della fruizione di questi beni artistici. Promuovere la cultura vuol dire anche diffondere la conoscenza del nostro stesso patrimonio culturale, in linea con ciò che recita l’articolo 9 della nostra Costituzione.

Oggi, l’osservatore che per la prima volta viene a Benevento e si imbatte nell’Arco di Traiano, simbolo dell’avventura dell’omonimo imperatore, non può evitare di immergersi in un’atmosfera magica nella quale la sfida con l’eternità trova la sua concretizzazione.

L’Arco di Traiano è davvero ben conservato, soprattutto se si considera che l’omonimo arco, posto all’ingresso del Foro Traiano a Roma, è scomparso totalmente e ne conosciamo l’esistenza solo grazie a testimonianze letterarie e monetali.                                       

Il disegno, elaborato e superbo, celebra Traiano in una sequenza di riquadri su lastre di marmo proveniente dall’isola di Paros, in Grecia. L’Imperatore, che passò alla storia come Optimus princeps, nacque in Spagna, ad Italica, e fu il primo imperatore di Roma nato fuori dall’Italia. Nel corso della sua storia l’Arco di Traiano ha avuto diversi restauri, soprattutto dopo dissesti, terremoti e guerre.

Eppure, l’Arco di Traiano a Benevento risulta essere tra gli archi trionfali meglio conservati in Italia, motivo per cui moltissimi turisti decidono di voler vedere di persona la sua inestimabile bellezza.

La ricca decorazione scultorea mostra temi diversi su ogni facciata: quella interna, che guarda alla città e ai cittadini, ha come tema la pace e la provvidenza, mentre quella esterna, verso le province, raffigura la guerra e le provvidenze dell’imperatore.                         

Le altre scene sono rivolte alle allegorie e alle imprese svolte durante il governo di Traiano. Nei lati interni del fornice sono presenti due grandi pannelli scolpiti che raffigurano scene delle attività eseguite in città: a sinistra troviamo il sacrificio per l’inaugurazione di via Traiana, mentre a destra è scolpita l’istituzione degli Alimentaria.

La volta, decorata a cassettoni, raffigura l’imperatore incoronato da una Vittoria. I frammenti e resti dell’Arco, che nel corso del tempo si sono staccati, come ad esempio un grosso blocco di cornice inferiore, sono esposti oggi presso il Museo del Sannio.

Inoltre, è possibile ammirare un allestimento video dell’Arco all’interno della chiesa di Sant’Ilario dove un sistema di proiettori riporta sulle pareti interne un filmato di circa mezz’ora mostrando “i racconti dell’Arco”: un insieme di clip fondamentali per comprendere l’interpretazione delle illustrazioni in esso contenute.

L’Arco negli ultimi quindici anni è stato oggetto di particolari attenzioni conservative e di sperimentazione tecnologica, che lo rendono un caso interessante, soprattutto per un confronto sull’evoluzione dei processi di analisi, documentazione e di intervento. I restauri del 2003 hanno cercato di risolvere i degradi dovuti all’aggressività dell’ambiente urbano.

L’applicazione di tecnologie di indagine successive hanno avviato un primo monitoraggio e soprattutto hanno cercato di innescare un processo di valorizzazione museale, ma i successivi e progredenti segnali di degrado hanno condotto a nuovi scenari di indagine e di intervento.

Nel 2014 il problema delle infiltrazioni d’acqua piovana, che continuavano a danneggiare la struttura, si è fatto più evidente e la Soprintendenza Archeologica ha deciso di proteggere il monumento con una copertura temporanea. L’“ombrello” si è reso necessario per permettere la valutazione dell’entità del danno e per iniziare nuove operazioni di restauro e messa in sicurezza, anche se la comunità di Benevento non ha accettato di buon grado l’impatto visivo della copertura che avvolge il suo monumento simbolo.

I lavori sono terminati nel 2015 riportando l’Arco di Traiano alla “normalità estetica” in tempo per festeggiare i suoi 1900 anni, proprio nel 2014. Le celebrazioni hanno costituito anche un’opportunità per aprire un confronto critico su nuovi percorsi di mappatura digitale per individuare livelli di rischio e modalità di intervento.

L’Arco di Traiano del 2011 è stato anche insignito del bollino di “Meraviglia Italiana” da parte del Forum Nazionale dei Giovani. Questo riconoscimento di “Monumento Nazionale” lo inserisce di diritto tra le strutture storiche più importanti del nostro Paese che val la pena valorizzare e gli conferisce lo status di opera protetta, orgoglio e vanto italiano. L’Arco di Traiano è, senza mezzi termini, una straordinaria risorsa su cui puntare il nostro Paese.

E la città di Benevento sta investendo molto sui beni culturali, come testimoniano anche il riconoscimento Unesco e l’inserimento nella relativa “World Heritage List” della Chiesa di S. Sofia e l’annesso Chiostro dal 2011. L’Arco di Traiano è il simbolo della città di Benevento e in un certo qual modo ne rappresenta l’identità. Ha resistito negli anni al degrado ambientale, alle intemperie, ai bombardamenti, ai movimenti tellurici, alle alluvioni.                     

Ha l’indomito, spirito battagliero del popolo sannita, guidato da Gaio Ponzio, che tenne testa ai Romani, battendoli, nella celebre battaglia delle Forche Caudine.

E proprio rivalutando orgogliosamente la nostra identità e provvedendo, coscientemente e fieramente, a mantenerla legata ai nostri più autentici valori, che possiamo ripartire oggi, in un periodo di profonda crisi, attingendo dalle nostre bellezze di inestimabile prestigio storico per risollevare l’economia e guardare al futuro con più ottimismo.

Debbo dire, però, che questo ottimismo scema con clamorosa intensità – continua la senatrice riprendendo l’affondo del marito Clemente Mastella – quando si scopre che nella città di Benevento, ma in quasi tutto il Sud, si assiste alla beffa dei progetti del Pnrr, finanziati per due volte sulla stessa misura, assistiamo al fenomeno del “rimpacchettamento” che il Parlamento Europeo ha invitato a limitare perché in contrasto con la finalità di sviluppo che giustifica il next generation EU.

L’Arco di Traiano, da solo, non basta per la ripresa, mentre, invece, c’è questo imbarazzo, che speriamo il Governo chiarisca per distinguere tra finanziamenti aggiuntivi e quelli sostitutivi.

Se i progetti sono progetti sponda, il sud si avvia ad una stagione di ulteriore infelicità quanto a sviluppo e crescita. Bisogna puntare di più – conclude la Lonardo – sulla promozione e valorizzazione dei sui beni culturali, perché sono l’unica risorsa che non si esaurisce mai”. 

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