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Opinioni

Imposta di soggiorno a Benevento: sicuri che sia una buona idea per il nostro turismo ‘mordi e fuggi’?

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Ieri pomeriggio, in occasione del Consiglio Comunale, maggioranza e opposizione hanno votato all’unanimità un emendamento al DUP per l’introduzione dell’imposta di soggiorno a Benevento. Ma siamo realmente sicuri che sia davvero una buona idea per rilanciare il turismo nel capoluogo sannita?

L’imposta, come si sa, è pagata dai turisti per ogni notte trascorsa in una struttura ricettiva del territorio, alberghiera o extra-alberghiera, che assume il ruolo di agente contabile incaricato di riscuotere la cifra e poi versarla nelle casse dell’Ente.

Solo qualche mese fa, però, la classifica di Italia Oggi sulla qualità della vita, ci aveva restituito un quadro desolante per quanto concerne le presenze turistiche in città, relegandoci all’ultimo posto della classifica nazionale: un dato preoccupante che evidenzia la scarsa valorizzazione e promozione del territorio, nonostante le straordinarie bellezze naturali e un patrimonio storico e culturale di altissimo livello. E proprio perché Benevento registra attualmente un numero relativamente basso di presenze rispetto ad altre città, l’introduzione di una imposta di soggiorno, in questo contesto, potrebbe risultare controproducente, rischiando di allontanare ulteriormente i visitatori e spingendoli verso destinazioni alternative, senza ulteriori esborsi che possano incidere sulle tasche delle famiglie in viaggio.

C’è inoltre da considerare l’impatto negativo sulle strutture ricettive: gli albergatori, i gestori di B&B o gli host dei vari airbnb si troverebbero a dover spiegare agli ospiti un costo aggiuntivo, che può generare malcontento. In più, per strutture a basso costo, l’imposta potrebbe incidere in modo significativo sul prezzo finale. E ancora: la riscossione – sotto la diretta responsabilità delle strutture ricettive – richiederebbe un sistema di gestione efficiente e controlli rigorosi, senza dimenticare che nei comuni che non registrano grandi flussi turistici, come il nostro, il gettito derivante dall’imposta potrebbe essere irrisorio e non giustificare i costi amministrativi necessari per implementarla.

Da valutare anche gli ipotetici vantaggi: in primis, l
introito derivante potrebbe essere utilizzato per migliorare l’offerta turistica. I fondi potranno finanziare eventi culturali, il restauro di monumenti, la promozione turistica e il miglioramento delle infrastrutture.

L’imposta
permetterebbe anche di far contribuire i turisti al mantenimento dei servizi pubblici che utilizzano durante la loro permanenza, come il trasporto pubblico, la pulizia delle strade e la sicurezza. In questo modo, il peso fiscale non graverebbe esclusivamente sui cittadini residenti. Dulcis in fundo, lapplicazione dell’imposta potrebbe scoraggiare una volta per tutte il turismo “mordi e fuggi”, incentivando i visitatori a scegliere Benevento per soggiorni più lunghi e consapevoli.

L’ULTIMO PRECEDENTE – In passato, parliamo di giugno 2017, il progetto per l’introduzione della misura si era arenato in Commissione Attività Produttive. Il M5s, con i consiglieri comunali Marianna Farese e Nicola Sguera, avevano chiesto esplicitamente di non proseguire con la stesura del Regolamento per una imposta, notoriamente impopolare tra gli operatori del settore, che “per un Ente dissestato si connoterebbe come una misura iniqua e ingente”. “Secondo il TUEL (art. 251, comma 3), infatti, qualsiasi entrata deve essere portata al massimo, e dunque in questo caso si tratterebbe di ben 5 euro al giorno. Il fragile tessuto imprenditoriale, in questo settore e in questa città, sarebbe gravato di un ulteriore balzello”, scrivevano i pentastellati.

A questo si aggiunse il no delle associazioni di categoria. Come quello di Giulio Italiano, ex proprietario dell’Hotel Italiano: “Chi ha pensato una cosa del genere non conosce assolutamente i problemi degli albergatori. Un balzello del genere alla fine ricade sempre sull’albergo.  Solitamente chi viene a Benevento resta uno, due, massimo tre giorni, quindi parliamo di una sosta breve ed istituire la tassa di soggiorno a Benevento quando invece nei paesi vicini come Telese Terme, San Giorgio del Sannio, Pietrelcina, Apollosa non c’è significa crearci un danno. A Benevento dobbiamo far crescere il flusso di turisti invece di mandare a monte ciò che di buono è stato fatto”, aveva commentato Italiano.

IL FUTURO – Dopo l’ok all’emendamento in Consiglio Comunale, il prossimo step sarà la discussione con associazioni di categoria. La decisione dovrà essere valutata attentamente, considerando il contesto turistico locale, che andrebbe prima incrementato. Se gestita in modo trasparente e reinvestita in progetti concreti, la tassa potrà rappresentare un’opportunità per migliorare l’offerta turistica e culturale della città. Tuttavia, se i flussi turistici rimarranno ‘mordi e fuggi’, il rischio è che questa misura possa risultare più dannosa che utile, penalizzando il settore e allontanando i visitatori.

Serve una strategia equilibrata, basata su consultazioni con gli operatori turistici e un’attenta analisi costi-benefici, fondamentale per evitare che l’imposta di soggiorno si trasformi in un freno per lo sviluppo economico e culturale del capoluogo sannita. In conclusione, dunque, la domanda sorge spontanea: non sarebbe meglio puntare sulla figura di un ‘destination manager’ per pianificare, gestire e promuovere la città e le sue bellezze, coordinare attori pubblici e privati, sviluppare strategie sostenibili e valorizzare le risorse locali per attrarre visitatori e migliorare l’esperienza turistica, forte dei due siti Unesco?  

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