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POLITICA

In sei si dimettono dalla direzione provinciale di SEL: “Ha fallito il suo mandato, non rinnoviamo la tessera di partito”

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In sei abbandonano Sinistra, Ecologia e Libertà. Sono membri della direzione provinciale: Massimiliano Bencardino, Francesco Falace, Angelo Raffaele Goglia, Luigi Meccariello, Ivan Columbo e Giovanni Viglione. In una lettera durissima hanno spiegato le ragioni delle loro dimissioni dall’organismo direttivo vendoliano.

“SEL, a nostro avviso, ha fallito il suo mandato – si legge. Doveva essere il partito che avesse come prospettiva il rinnovamento e l’unità della sinistra ed è, invece, diventato un piccolo partitino tutto avvitato intorno al proprio leader. Avevamo tutti contestato al PD l’essere un “partito leggero” e leaderistico, ma tale critica non ha prodotto i suoi frutti perché se ne è creato uno ancora più leggero ed ancora più leaderistico.

La nostra prospettiva sarebbe dovuta essere la creazione di un grande partito di sinistra, popolare, che difendesse i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione, siamo finiti invece ad essere un partito di nicchia, in cui la conservazione delle rendite di posizione di alcuni piccoli professionisti della politica è finita con l’essere non più una semplice deriva ma la linea portante del nostro movimento. Avremmo dovuto essere una sinistra autonoma – e per autonoma non intendiamo necessariamente all’opposizione – ma critica nella costruzione di un pensiero autonomo ed indipendente, e siamo finiti ad essere un partito di quell’inutile “minoritarismo subalterno” che già aveva caratterizzato altre esperienze perdenti della sinistra radicale.

Nessun referendum interno al partito – prosegue la missiva – è stato fatto per sapere se la “Carta d’intenti” della coalizione “Italia Bene Comune” avesse consenso e condivisione, nessuno è stato interpellato per sapere se, una volta sconfitto Vendola alle primarie della suddetta coalizione, fosse utile schierarsi per Bersani piuttosto che per Renzi. E sebbene alcuni di noi ritenevano che non avesse nessun senso schierarsi, Vendola lo fece …per Bersani, contro Renzi.

E, finora, nessuna assemblea ha riabilitato Renzi da giudizi sferzanti di allora. E adesso scopriamo, dopo solo qualche mese e senza che nessuno abbia interrogato la base, che Renzi “incarna una forza popolare orientata a sinistra”, che “la Leopolda ricorda il social forum di Firenze del 2002” e che Renzi rappresenta “il progressismo contro il conservatorismo” quando solo qualche mese fa era definito “subalterno ai poteri forti”.

In queste dichiarazioni altalenanti e contraddittorie del leader Vendola e dei suoi più stretti collaboratori si palesa tutta la fragilità di questo progetto politico che noi consideriamo, quindi, fallimentare. Ed insieme a noi tanti, se è vero come è vero che circa 20’000 persone (un quinto del totale degli iscritti) non hanno rinnovato la tessera in quest’ultimo anno.

A questo, non di meno, si aggiungono i gravi comportamenti della Federazione provinciale di SEL, che sono fuori da ogni cultura democratica.

Dell’ultimo congresso provinciale, celebrato nel 2010, mandato in streaming e che ha visto la partecipazione di decine se non centinaia di persone, vi è solo un lontano ricordo.
L’assemblea provinciale eletta, allora composta da più di quaranta compagni di tutta la provincia, è stata infatti decimata e si è ridotta ad un terzo o un quarto (il dato preciso ci è sconosciuto per mancanza di convocazioni della stessa) e non sono bastati a risollevare la situazione i nuovi ingressi, sedicenti “portatori di verità e correttezza”, i quali nessun contributo hanno dato al funzionamento del partito.

Oggi la Federazione di SEL è, difatti, un non-luogo: dalle assemblee provinciali convocate col contagocce si è passati alla non convocazione in senso assoluto, da una sede vuota ad una non sede. A ciò si aggiunge la completa inosservanza delle poche cose che, nelle sporadiche convocazioni, furono decise.

Ricordiamo, infatti, che l’ultimo dispositivo provinciale votato all’unanimità fu quello di prendere le distanze dalla giunta Pepe, e le stesse dimissioni del primo cittadino furono chieste pubblicamente sia dal segretario regionale Scotto che dal segretario provinciale Serafini.

Ma in pochi mesi quel dispositivo è diventato il suo esatto opposto e, passando dai 5 punti dichiarati pubblicamente dal segretario Serafini per il sostegno all’amministrazione Pepe (ricordiamo al primo punto il contrasto agli “eccessivi carichi urbanistici del Piano Casa e dell’Housing” (!) e poi bilancio sociale, una delega per Zoino per attuare il contrasto alla povertà, ridisegno della pianta organica comunale, adeguamento delle tariffe per i rifiuti) si è trasformato, in poco tempo, in una adesione acritica alla maggioranza di Fausto Pepe e un sostegno a tutti i progetti messi in campo, compreso l’housing di Santa Clementina. Ma da chi è stata votata questa giravolta?

Vogliamo ricordare, inoltre, il documento di ammutinamento e dimissioni in blocco del gruppo dirigente del partito per il mancato posizionamento della compagna Rita Marinaro in una posizione utile per essere eletta alle elezioni politiche per la Camera dei Deputati, solo annunciato e proclamato con grande energia nelle segrete stanze ma poi evidentemente dimenticato in un cassetto della vecchia sede.

Vogliamo, infine, ricordare le decisioni riguardanti il circolo di Benevento. Tutte parole al vento che non si sono tradotte in alcuna azione conseguente. Del circolo cittadino si ricordano solo due anni di lunghe discussioni e poi un anno di silenzio e di nessuna decisione. A questo scenario si aggiunga, non da ultimo, la gravissima latitanza del partito dalle tante vertenze territoriali e dalle discussioni che si sono aperte sulle problematiche del territorio.

Nessuna presa di posizione e nessuna proposta, infine, è partita dalla Federazione per affrontare l’implosione del tessuto sociale ed economico in atto nella nostra provincia. Tutte questioni che avrebbero dovuto vederci protagonisti ed invece ci hanno visto ancora una volta assenti.

Pertanto -conclude la lettera – per tutte queste ragioni, proprio in prossimità di una nuova assise congressuale dichiariamo la nostra lontananza da questo movimento politico, la nostra volontà di non rinnovare la tessera e, dunque, la nostra non partecipazione al congresso”.

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