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Altrabenevento: “C’era amianto nell’area dell’ex ufficio postale a San Giorgio del Sannio”

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Sui lavori di riqualificazione urbana predisposti dal Comune di San Giorgio del Sannio nell’area che ospitava l’Ufficio delle Poste Italiane, interviene con una dura nota l’associazione Altrabenevento, dopo che l’amministrazione comunale ha annunciato (ieri 21 marzo ndr) la ripresa delle attività nel cantiere.
 

“Il Comune- scrive Altrabenevento – ha deciso di festeggiare l’arrivo della primavera, completando l’abbattimento della struttura prefabbricata dell’ex poste, che di certo conteneva fibre di amianto che possono provocare cancro agli ignari cittadini.
Già nel mese di dicembre del 2006 Poste Italiane- Ente Pubblico Economico comunicava che la società Italposte aveva realizzato in Campania 99 edifici prefabbricati contenenti cemento-amianto. A giugno dell’anno successivo il direttore della filiale Poste Italiane di Benevento, inviava ai responsabili di 21 uffici postali della provincia, tra i quali quello di San Giorgio del Sannio, una comunicazione specifica relativa agli obblighi da assolvere per la gestione dei prefabbricati costituiti da strutture o pannelli di cemento-amianto. Molti di quei prefabbricati – sootlinea Altrabenevento – sono tuttora utilizzati come uffici postali, senza alcuna indicazione che avvisi i cittadini della presenza del pericoloso minerale.

Il prefabbricato di San Giorgio del Sannio, all’incrocio tra via Alcide De Gasperi e via Cardilli, non è più utilizzato come ufficio postale dal luglio del 1997 ma da allora è stato abbandonato in evidente stato di degrado. Nel 2002 l’ARPAC effettuò i primi esami su due soli campioni, uno del pavimento antiscivolo e l’altro su una parete di truciolato, verificando che non vi erano fibre di amianto.
A luglio del 2004 la stessa ARPAC ha ripetuto gli esami accertando la presenza del pericoloso materiale sicuramente nelle lastre prefabbricate della pensilina. Con la relazione del 2 settembre del 2004, i tecnici che avevano effettuato i prelievi chiarivano che quei pannelli di cemento-amianto, durante il sopralluogo del 4 luglio 2002, erano stati scambiati per “materiali plastici o simili” e poi precisavano che neppure nel 2004 avevano potuto eseguire analisi complete perché alcune parti del prefabbricato erano inacessibili e Poste Italiane non gli aveva fornito, benchè richiesti, i “capitolati riguardanti i materiali utilizzati per la costruzione dell’edificio”.

Il 20 ottobre del 2004, cioè il mese dopo l’accertamento dell’ARPAC sulla presenza di amianto in quel prefabbricato, il Comune di San Giorgio acquista la struttura per abbatterla e realizzare al suo posto un giardino pubblico. Perché – si chiede Altrabenevento – l’amministrazione aveva bisogno proprio di quel pezzo di terra per fare un giardino in una zona che presenta molti altri spazi liberi? Perché i tecnici e gli amministratori non pretesero da Poste Italiane l’abbattimento della struttura contenente amianto, nel rispetto delle norme a tutela della salute pubblica, prima di acquistare il suolo? Il Comune non l’ha mai chiarito e lo scorso 21 settembre, cioè dopo sette anni dall’acquisto della struttura, ne ha ordinato l’abbattimento senza alcun piano di protezione perché ha sostenuto di non sapere che vi erano parti di cemento-amianto.
L’ARPAC, invece, a seguito delle proteste del “Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia” ha accertato in data 13 ottobre 2011 che su diversi materiali ritrovati nel cantiere, vi erano certamente fibre di amianto crisotilo, proprio quelle che disperse nell’aria ed inalate, creano l’asbestosi, il mesotelioma pleurico-peritoneale, il cancro polmonare e i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe.

A seguito di quell’accertamento furono sospesi i lavori di abbattimento della struttura che è stata lasciata al vento e alle intemperie per tutto l’inverno. Ieri, improvvisamente, senza piano di protezione e senza avvertire in alcun modo la popolazione, i lavori di abbattimento sono ripresi e una nuvola di polvere si è abbattuta sui passanti ignari. Adesso – conclude l’associazione – le autorità competenti devono immediatamente adottare tutte le iniziative necessarie per limitare i danni alla salute dei cittadini”.
 

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