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Cittadini

Dalla Spagna il manager sannita: ‘Situazione quasi al collasso. Il nostro flashmob? Un applauso a tutti gli eroi’

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Tantissimi sono i sanniti che, per motivi di lavoro o studio, vivono all’estero. Oggi Ntr24 inizia questo viaggio per cercare di comprendere come stanno vivendo lontano dall’Italia questa emergenza sanitaria globale causata dal Covid-19.

La prima tappa di questo viaggio è la Spagna, al momento tra i paesi più colpiti in Europa dopo l’Italia. Ne abbiamo parlato con Marco Basile, 40enne di Benevento, da dieci anni a Madrid dove è manager per la multinazionale Johnson & Johnson. Attualmente è Direttore di Commercial Excellence per la regione EMA (Europa, Medio-Oriente e Africa) per la divisione di lenti a contatto (marca ACUVUE).

Come è la situazione in Spagna? “La Spagna è qualche giorno indietro rispetto all’Italia, ma purtroppo il virus sta avanzando ad una velocità maggiore, anche per alcune scelte scellerate del governo, che ha sottovalutato all’inizio, l’emergenza. Pertanto, non è fantascienza pensare che fra poco supereremo l’Italia per numero di contagi e morti. Madrid con oltre 7000 casi ad oggi, è già la città europea con il maggior numero di contagi, il doppio di Milano.

Ho una amica che fa il medico in uno dei principali ospedali di Madrid che mi racconta storie atroci dagli ospedali che sono ormai oltre il limite e in cui ogni giorno devono prendere decisioni drastiche su chi provare a rianimare e chi no. Nonostante la sanità pubblica spagnola sia probabilmente la migliore al mondo, la sensazione principale è di impotenza, la sensazione di chi combatte una guerra con scarsi mezzi (mascherine, guanti, etc) e personale limitato, mettendo a repentaglio la propria vita contro un nemico troppo potente. L’immagine che mi viene in mente è quella dei 300 Spartani alle Termopili contro un milione di Persiani. Ogni giorno è più dura. Ed il giorno dopo arrivano il doppio di pazienti del giorno precedente. Per ora, purtroppo, non si vede la luce in fondo al tunnel”.

Come sta vivendo le notizie che provengono dall’Italia? “Ovviamente, data la mia posizione di Italiano in Spagna seguo in parallelo le notizie di entrambi i paesi. Ogni giorno posso comparare le notizie e le misure prese in entrambi i paesi. Ovviamente seguo con apprensione le notizie dall’Italia per i tantissimi parenti e amici che ho ancora lì, soprattutto per i miei genitori che sono a Benevento e, per età e condizioni, ricadono nelle fasce a rischio. Di fatto, colgo l’occasione per ringraziare NTR24 perché riesco attraverso di voi a seguire le notizie di Benevento. Ogni mattina apro nel computer El Pais, La Repubblica e NTR24. Sono fiducioso perché Benevento è ad oggi la provincia peninsulare italiana con meno casi. Per la sua natura geografica e sociale di città abbastanza isolata e lontana dai flussi di traffico principali Benevento può riuscire a controllare l’emergenza, ma è indispensabile il comportamento responsabile di tutta la popolazione.

In aggiunta, siccome per lavoro ho contatti quotidiani con persone di mezzo mondo, ho la possibilità di confrontarmi con i colleghi francesi, inglesi, tedeschi, turchi, russi, statunitensi, asiatici, arabi, su come si sta vivendo l’emergenza in ogni paese. Ed è un peccato vedere come si siano ripetuti gli stessi errori in ogni nazione. Si é vissuto ovunque un ciclo simile a quello psicologico del lutto che passava per la negazione, incredulità, rabbia, depressione e finalmente accettazione e azione. Se tutti avessero imparato dall’Italia, e l’Italia avesse appreso dalla Cina prima ancora, si sarebbe potuto agire prima e più contundentemente in ogni paese evitando la diffusione ampia del virus nei paesi colpiti più tardi. Invece, purtroppo, come si dice da noi, “tutto il mondo è paese”. Ho provato rabbia nel vedere le immagini delle fughe da Madrid o Parigi solo una settimana dopo la fuga da Milano, o nel vedere Boris Johnosn dire che UK non avrebbe preso misure, salvo poi doversi rimangiare le parole una settimana dopo”.

In Spagna c’è la percezione di un pericolo elevato per la salute? “Adesso si. Ma non è stato così all’inizio. La maggior parte dei giovani pensavano che fosse qualcosa che non riguardasse loro, che avrebbe avuto conseguenze serie e mortali solo su quelle persone già deboli di salute che avrebbe ucciso anche una influenza normale.

Devo dire che anche io all’inizio avevo sottovalutato l’emergenza. Questo virus è particolarmente subdolo perché la relativamente bassa mortalità non ti fa prendere la situazione sul serio, e, quando ci si rende conto della gravità della situazione è ormai troppo tardi perché la estrema contagiosità ha reso la diffusione troppo ampia per poter essere controllata.

Devo dire che, ancora di più delle comunicazioni ufficiali del governo e delle autorità, quello che é riuscito a sensibilizzare l’opinione pubblica in Spagna è stato il tam tam digitale degli stessi cittadini sui social, diffondendo informazioni e storie reali e stigmatizzando i comportamenti non appropriati. Devo dire che anche noi Italiani in Spagna, che siamo tantissimi (400mila, quasi 50mila solo a Madrid e provincia) abbiamo avuto un ruolo fondamentale per allertare i nostri amici Spagnoli e fargli capire quello che stava arrivando. Anche per questo, mi fa piacere rivolgermi ai concittadini Beneventani per dire: state attenti, rispettate le indicazioni, non avete ancora visto niente e non potete sottovalutare l’emergenza. In tre parole molto comuni in questi giorni: “Statv’ a cas”. É stato incredibile vedere ieri notte Madrid dalla mia finestra. Una cittá che normalmente non dorme mai, che ribolle di gente, dove la “movida” e la “fiesta” sono perenni… ma ieri, un sabato, a mezzanotte, si ascoltava solo un silenzio tombale, rotto di tanto in tanto dal suono di una ambulanza”.

Quali le emozioni nel vedere i video dai balconi di Benevento e di tutta Italia? “Credo che la creatività e l’ironia siano fondamentali per mantenere la cosa più importante di cui abbiamo bisogno per superare questa crisi: la Speranza. C’é una frase di un filosofo russo, Aleksandr Isaevič Solženicyn, che mi piace e fa riflettere tanto. La sintetizzo qui: “Impressiona sempre questa peculiarità psicologica dell’essere umano: nel benessere e nella spensieratezza, ha paura anche delle più piccole contrarietà che toccano la periferia della propria esistenza. […]. Giunto invece alle ultime rive della miseria dove l’uomo è nudo e privo di tutto quello che sembra rendere bella la vita, ecco che trova improvvisamente in se stesso la risolutezza per fermarsi all’ultimo passo e sacrificare la vita purché siano salvi i principi. Per la prima peculiarità l’umanità non ha saputo mantenere nessuna vetta conquistata, per la seconda si è sollevata da tutti gli abissi”.

Perfino Churchill, anche nelle ”ore piú oscure” della seconda guerra mondiale non ha mai rinunciato all’ironia nei suoi discorsi alla nazione. Per questo credo sia così importante continuare a ridere, continuare a vivere, continuare a sperare. Per questo credo che i meme geniali che stanno circolando possano curare gli animi anche più delle medicine. Cosí anche i flash mob, sempre che non siano sviliti dalla quantità e siano davvero una occasione di dimostrare che siamo “una sola cosa” contro questo nemico invisibile.

Qui in Spagna abbiamo solo un flash mob principale: il cosiddetto “Applauso sanitario” . Ogni sera alle 20, tutti usciamo fuori, alle finestre e ai balconi, per applaudire agli eroi che stanno lottando in prima fila in questa guerra, i medici e gli infermieri. E per estensione a chi anche si gioca la vita per assicurare i servizi di base: i poliziotti, i cassieri dei supermercati, gli spazzini, i camionisti, i corrieri, i rider. In un mondo che ha fatto della celebrità e della ricchezza il traguardo e che spesso umilia chi svolge lavori piú “normali” ma necessari, applaudire queste persone mi sembra il minimo. E quando ricevo i messaggi della mia amica dottoressa, in lacrime per la commozione quando ascolta gli applausi dall’ospedale o da casa sua, penso che siano indispensabili. Inoltre, quando finisce e rientri in casa ogni sera, rientri con un po’ di speranza e in più e maggiore fiducia nel genere umano”.

Rispetto a quanto sta vivendo nel tuo Paese, come reputa si stia gestendo la situazione in Italia dal punto di vista istituzionale e cosa potrebbe essere fatto per una maggiore sensibilizzazione al problema? “É veramente difficile giudicare le misure che stanno prendendo i governi. Viviamo una situazione nuova e sconosciuta nel mondo moderno, in cui i nostri leader devono navigare a vista con le poche informazioni che hanno a disposizione, e con il futuro rappresentato da una grande incognita.

Credo che questo sia solo il momento dell’unità nazionale, o meglio, mondiale, e di remare tutti insieme nella stessa direzione rispettando le indicazioni delle autorità e del personale sanitario. A tutti i leoni da tastiera che criticano aspramente questo o quel governante vorrei solo dire: immaginatevi solo per un momento di essere voi in quella posizione. Immaginate di avere voi la responsabilità di dover prendere delle decisioni che possono portare alla morte di molte persone o al fallimento di tantissime aziende. Non invidio chi si trova in questo momento nella posizione di gestire questa emergenza e mando loro il mio piú grande appoggio.

Sono sicuro che la maggior parte dei politici stanno prendendo in coscienza le migliori decisioni che possono prendere alla luce delle informazioni a disposizione. E proprio in questo periodo sto approfittando per osservare e apprezzare l’operato di differenti politici di differenti partiti. Nel mare in tempesta si vede il bravo capitano. E in questo momento non ci sono bandiere partitiche, ed anche la capacità di comunicazione conta tanto. E allora voglio riconoscere il mio apprezzamento al mitico governatore De Luca, al presidente Conte, ed anche al Sindaco Mastella. In Spagna, sto apprezzando particolarmente l’operato di Isabel Díaz Ayuso, presidentessa della comunitá di Madrid, del ministro della salute Illa, della ministra Margarita Robles.

Personalmente, sto iniziando a pensare che le mezze misure non funzionino. L’unico caso di successo che abbiamo nella gestione di questa crisi è quello cinese. Forse sarebbe meglio chiudere davvero tutto un mese o due, risanare e tornare ad aprire le zone “franche” una ad una, invece di prendere misure a metà che non faranno altro che allungare i tempi. Anche le misure economiche saranno fondamentali. Questa epidemia avrà sull’economia gli effetti di una guerra mondiale. In Spagna stanno implementando una misura (ERTE, Expediente di Reducción Temporal de Empleo) che permette alle aziende licenziare temporaneamente i dipendenti, mentre lo stato paga loro il 75% del salario. Mi sembra una buona misura, che permette di salvare capra e cavoli. Infine, dovremo anche prepararci a ricostruire dopo. Perché tutto passa, ed anche questa epidemia passerà. Torneremo a uscire, torneremo a viaggiare, torneremo ad abbracciarci, torneremo a ballare. E sarà bellissimo”.

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