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Fortore

San Giorgio la Molara potrebbe essere capofila di filiera della carne marchigiana

E' quanto emerge da un convegno sul tema svoltosi stamattina nel centro fortorino. Il sindaco De Vizio ha chiesto che la Regione si impegni a migliorare le infrastrutture. La giornata, che conclude la X edizione della manifestazione sulla carne di vitello marchigiano Igp, ha visto anche l'inaugurazione della copia in marmo dell'antico orologio della chiesa di san Pietro Apostolo

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Oltre 300 aziende di settore e oltre 3000 capi bovini di razza marchigiana sono presenti nel territorio fortorino di San Giorgio la Molara, che potrebbe per questo essere candidato a capofila di filiera della carne marchigiana, considerato che qui la produzione è più alta rispetto anche ad alcuni centri della terra delle Marche.

Per questo sarebbero urgenti e necessarie alla valorizzazione del prodotto e alla possibilità che esso aggredisca i mercati nazionali ed esteri infrastrutture, sinergia interistituzionale e il rafforzamento della rete tra produttori.

E’ quanto emerso dal convegno dal titolo “La produzione della carne marchigiana – strategie e opportunità di sviluppo sostenibile”, che conclude la tre giorni della X edizione della manifestazione che celebra la carne di vitello marchigiano certificato Igp, svoltosi presso l’auditorium dell’ex pretura di San Giorgio la Molara, alla presenza del sindaco Nicola De Vizio, del docente dell’Unisannio, Ettore Varricchio, che da 15 anni fa ricerca su questo prodotto moto diffuso su tutto il territorio sannita, di Antonio Limone dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno che, insieme all’ateneo sannita, lavora per il miglioramento della qualità nutraceutica di questa pregiata carne, del consigliere delegato per l’Agricoltura della Regione Campania, Francesco Alfieri e del consigliere regionale Erasmo Mortarutolo.

Il sindaco De Vizio ha chiesto che la Regione possa impegnarsi a migliorare le infrastrutture per far si che questo prodotto di eccellenza possa essere apprezzato anche fuori dai confini territoriali. Dal canto suo Alfieri ha garantito che da parte della Regione Campania c’è tutta la disponibilità e la determinazione per valorizzare questo prodotto ma ha anche evidenziato che bisogna lavorare sull’organizzazione della commercializzazione e della filiera locale.

Secondo il docente Varricchio e il commissario dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, Limone,  la carne della razza marchigiana allevata nel Fortore in particolare e nel Sannio in generale non è seconda a nessuno in termini di qualità e caratteristiche organolettiche e nutraceutiche e per questo è necessario lavorare affinché possa entrare a pieno titolo sul mercato.

La valorizzazione del territorio passa anche attraverso la trasmissione alle nuove generazioni di simboli della memoria storica di un luogo. Per questo oggi la comunità sangiorgese ha assistito all’inaugurazione dell’antico orologio della chiesa di san Pietro Apostolo di manifattura Curci che torna a scandire il tempo dalla facciata della chiesa.

Si tratta di una copia in marmo fedele all’originale, realizzata dall’artista Sandro Iatalese e dal tecnico Mario Monaco su volontà e coordinamento del cavaliere della Repubblica sangiorgese Luigi Biasco che dal 1985 ne sta seguendo il destino per evitarne l’oblio collettivo a cui rischiava di essere destinato.

Dopo il terremoto del 1962 l ‘orologio, infatti, è stato custodito nei locali del Comune prima, della diocesi, e della chiesa di san pietro Apostolo dopo ma con poche occasioni di visibilità.

Per questo il cavaliere ha voluto il restauro dell’originale, consegnato alla comunità nel 2015, a cui hanno partecipato Carmine Belletti, l’architetto Massimiliano De Cesaris, Gino Biasco, Annarita Paradiso, Franco Paradiso e Raffaele Paradiso.

Le dichiarazioni nel servizio video

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