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Provinciali, la lettera di un cittadino: “La De Girolamo ricorre al Tar per una legge da lei stessa approvata”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino sannita, Salvatore D’Onofrio, in merito alle ultime elezioni provinciali e alla decisione della deputata Nunzia De Girolamo di ricorrere al Tar per contestare la vittoria del presidente Claudio Ricci.

“L’on. Nunzia De Girolamo ha annunciato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per contestare la legittimità costituzionale della legge che ha stabilito il metodo per l’elezione del Consiglio provinciale. Il “machiavellico meccanismo” contestato dalla parlamentare sannita è il sistema del “voto ponderato”, adottato per le elezioni dei nuovi consigli provinciali con la Legge 7 aprile 2014, n. 56, detta “legge Delrio”.

Gli amministratori locali, sindaci e consiglieri comunali, eleggono il Presidente e il Consiglio Provinciale attraverso il sistema del voto ponderato, cioè proporzionale al numero di cittadini che il consigliere comunale e il sindaco rappresentano all’interno del corpo elettorale della Provincia. Per le amministrazioni sotto i 3.000 abitanti il valore del voto è pari a 37, mentre per i comuni tra i 3.000 e i 5.000 abitanti l’indice di ponderazione vale 113, è 190 per i comuni tra i 5.000 e i 10.000 abitanti, e 284 per i comuni tra i 10.000 e i 30.000 abitanti, e così via via crescendo.

Per quanto è dato sapere, una contestazione così radicale, fino a metterne in dubbio la legittimità costituzionale, del sistema elettorale provinciale adottato in tutta Italia, è stata fatta solo a Benevento.

Il sistema del “voto ponderato”, pur essendo opposto a quello del principio democratico sintetizzato nell’espressione “una testa, un voto”, secondo cui il voto di ciascun avente diritto ha lo stesso valore di quello degli altri, trova legittimità costituzionale e crescente applicazione nei sistemi democratici europei.

Ha trovato la sua più importante attuazione proprio nel processo di integrazione europea. Il sistema del voto ponderato è infatti previsto dal Trattato di Nizza del 2001, uno dei trattati fondamentali dell’Unione europea che riguarda le riforme istituzionali da attuare in vista dell’adesione di altri Stati: ogni paese all’interno del Consiglio dei ministri, per le decisioni a maggioranza qualificata, ha a disposizione un voto. Ogni voto ha un valore diverso in conseguenza del peso demografico del Paese. I voti di Germania, Italia, Regno Unito e Francia (i quattro paesi più popolosi in Europa) valgono 29 punti ciascuno mentre, all’estremo opposto, quello di Malta il paese con meno abitanti in Europa, vale 3 punti.

Il rapporto ponderale di applicazione del voto ponderato in base al Trattato di Nizza è stato molto criticato perché concede ad alcuni paesi, in modo particolare la Polonia e la Spagna, un potere sproporzionato rispetto al loro reale peso demografico ma non è stata mai contestata la legittimità democratica e costituzionale del sistema del “voto ponderato”.

La definizione di “machiavellico meccanismo” data al voto ponderato dall’on. De Girolamo risulta quanto meno singolare per un deputato che, in quanto capogruppo alla Camera del NCD , vi fa ricorso abitualmente. Alla Camera dei Deputati il calendario dei lavori è fissato dalla conferenza dei capigruppo con voto ponderato, di modo che ogni gruppo rappresenti complessivamente tanti voti quanti sono i consiglieri che aderiscono al gruppo stesso. Nessuno contesta la legittimità costituzionale del “voto ponderato” adottato nei procedimenti decisionali del Parlamento italiano.

Per restare nello specifico della Legge Delrio sul metodo di elezione dei consigli provinciali, nella relazione di accompagnamento al disegno di legge, si giustifica persino il criterio di bilanciamento proporzionale insito nell’utilizzo del sistema di voto ponderato che “da un lato neutralizza il maggior numero dei consiglieri dei comuni di maggiori dimensioni, dall’altro assegna un valore finale che è proporzionale alla popolazione del comune che si rappresenta”.

Il gruppo parlamentare dell’on. De Girolamo, lo scorso aprile, ha votato compatto, senza alcuna defezione, la legge Del Rio. Adesso l’onorevole beneventana ci ripensa e ricorre per la presunta incostituzionalità di una legge da lei stessa approvata.

Sicuramente la scelta del “voto ponderato” non è tra quelle che meglio favoriscono la partecipazione popolare alla vita democratica, ma è un sistema democratico, basato sul principio di proporzionalità, e non può certo ritenersi incostituzionale.

Il ricorso al voto ponderato è sempre più frequente nei processi decisionali dei parlamenti nazionale e regionali e viene visto dalla dottrina come una interessante innovazione per favorire l’accelerazione e l’efficacia dei procedimenti democratici (vedi: Cuocolo, Tempo e potere nel diritto costituzionale. Milano, Giuffrè, 2009).

Cercare profili di incostituzionalità in un procedimento elettorale che oggettivamente si attiene a criteri di proporzionalità e di equità sembra un esercizio improbabile che trova maggiore fondamento nella emotività di una delusione contingente che su una serena valutazione dei principi del nostro ordinamento giuridico.

Credo che sarebbe stato più opportuno confrontarsi su idee e programmi per lo sviluppo e la valorizzazione della nostra Provincia che ha un grande patrimonio ambientale e culturale abbandonato a se stesso. Quella che è mancata in questa noiosa campagna elettorale è stata la progettualità per il territorio sannita, le possibili linee guida per dare un futuro alla nostra agricoltura, ai vini e ai prodotti tipici del Sannio, per bonificare e tutelare il territorio, incentivare il turismo, dare impulso all’Università del Sannio. Il dibattito è stato prevalentemente incentrato sui rapporti di forza tra i partiti in campo, attacchi personali, spostamenti di fronte, equilibri politici.

Andando avanti di questo passo si farà sempre più profondo il solco che separa le élites partitocratiche dai cittadini, aumenterà la sfiducia nelle istituzioni e si affievolirà la speranza in un futuro migliore”.

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