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Ricerche petrolifere: troppi costi per l’ambiente, pochi i soldi e il lavoro. Incontro con i geologi Cicchela e Ciarcia

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Continuano gli incontri del coordinamento No Triv Sannio per informare la popolazione sui rischi delle trivellazioni petrolifere sul territorio sannita. Ricordiamo che in essere ci sono due progetti di ricerca, pietra Spaccata e Case Capozzi, che coinvolgono molti comuni della Provincia di Benevento. All’incontro, svoltosi presso il Palazzo del Volontariato, hanno relazionato il prof. Domenico Cicchella, geochimico dell’Università del Sannio, e Sabatino Ciacia, dottore di ricerca in geologia del Sedimentario.

Il 26 aprile 2012 il ministro Passera annunciò come obiettivo strategico nazionale che il 20% dei consumi petroliferi dovesse derivare dalle riserve italiane. Ad oggi infatti il 93% del greggio è importato. In Italia ci sono solo 233 pozzi di petrolio attivi. 370.000 circa invece negli Stati Uniti. Questa differenza è dovuta soprattutto ai costi di compensazioni che le compagnie petrolifere devono lasciare al territorio italiano. Anche se ad oggi vi è comunque un ritardo nei pagamenti di queste compensazioni per le esplorazioni petrolifere effettuate.

In base alle elaborazioni della Nomisma Energia, spiegate dal prof. Cicchella, emerge che per i petrolieri si registra che nei costi sostenuti il 49% sono per la produzione e il 28% per le accise. L’utile netto per le compagnie petrolifere si ferma al 23%. Ed è su questa piccola percentuale che si applica il 10% previsto per le royalty. Per fare un esempio con la Basilicata: in 13 anni di estrazioni petrolifere 585 milioni sono andati alla Regione e 86 milioni ai comuni, che, tutti, in un anno si sono dovuti dividere solo circa 6 milioni di euro. Soldi che molto probabilmente, ipotizziamo noi, serviranno solo ad effettuare le bonifiche dei territori. Basta fare in giro in Basilicata o leggere le inchieste sulle conseguenze dell’estrazioni petrolifere in Val d’Agri, per capire quanto i rischi di inquinamento siano elevatissimi. Del resto la composizione chimica dei fanghi di perforazione è coperta da segreto industriale, ma anche nelle sostanze conosciute, fa notare Cicchella, ci sono elementi altamente pericolosi per la salute umana.

La Basilicata sta cercando di dire basta alle trivelle. Da sottolineare “sta cercando”, perchè lo Stato ha impugnato davanti la Corte Costituzionale la moratoria regionale, una legge con cui la Basilicata diceva basta alle ulteriori richieste di estrazione. Analizzando sempre i dati diffusi dalla società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale, nell’industria petrolifera si registrano 34mila occupati, di cui 3324 impiegati nell’attività estrattiva. La maggior parte dei posti di lavoro che il petrolio offre sono nell’indotto e sono collocati per la grande parte al Nord Italia. Un paradosso se pensiamo che la gran parte del petrolio italiano sia in Basilicata. Inoltre nel settore estrattivo è impiegata soprattutto manodopera specializzata, che, fa notare il prof. Cicchella, “qui non c’è, al massimo si può avere lavoro per qualche custode di pozzi”.

La Delta Energy nell’incontro a Ginestra degli Schiavoni aveva fatto capire, come per loro, le possibilità di trovare petrolio nel Sannio, fossero molto alte. Qui in passato sono state già effettuate trivellazioni petrolifere. Il pozzo più antico è quello scavato a Sant’Arcangelo Trimonte, il più recente nei pressi nel Monte Taburno. Da alcuni pozzi, come quelli di San Marco dei cavoti, è uscito anche il primo petrolio sannita. A descrivere la conformazione del sottosuolo sannita e i motivi che potrebbero spingere i petrolieri ad interessarsi al Sannio, è stato il prof. Sabatino Ciarcia.

Un’incontro improntato sull’analisi scientifica dei dati. Intanto tra i no triv avanza sempre più un pensiero: se i petrolieri stimano di trovare importanti quantità di petrolio, nessuno li potrà fermare, perchè la riterranno una risorsa di interesse strategico nazionale. Un brutto film che molti di loro hanno già visto con le vicende della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte.

Erika Farese

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