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POLITICA

Giornalisti all’assalto? Nessun timore per i candidati grazie ai “bignami” dei partiti

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Quante volte ascoltando le interviste o i talk show televisivi abbiamo pensato: “ma dicono sempre le stesse cose”. Bene, quella che credevano fosse solo un’impressione, da oggi potrebbe diventare una certezza. Al fine di evitare gaffe o lasciare troppo spazio al libero arbitrio personale, il PD omologa, con un vademecum, le risposte dei propri candidati sui temi più “caldi”.

Il Vademecum del PD. Diffuso ai segretari di tutta Italia nella giornata di ieri, il PD ha stilato una sorta di vademecum per i candidati. Si tratta di vere e proprie domande con le relative risposte, elaborate sulla base dei documenti che il partito ha prodotto in questi mesi sia a livello italiano che europeo. Un questionario di 48 sezioni realizzato secondo il sistema delle “faq”.

Un bigino forse da sfogliare quando si vedono giornalisti all’orizzonte per non cadere in “tranelli”. Ma il Pd nazionale chiarisce: è solo di un modo per spiegare ai politici come veicolare nel migliore dei modi l’agenda del partito. Le domande, accompagnate dalle relative risposte “democratiche”, riguardano i temi fondamentali della campagna elettorale del PD. Si parte con il lavoro, giustizia, Europa, ambiente. Domande che non solo lasciano spazio per spiegare cosa il PD propone su tali temi, ma diventano anche pungenti, mettendo a confronto cosa propongono Berlusconi o Monti e cosa invece vuole fare il Partito Democratico. Esempi di domande: “il Pdl aveva il ponte sullo stretto. Voi cosa proponete per le infrastrutture?”. “Monti dice che la prima cosa che fa è una riforma elettorale. Voi che riforma volete?”.

Poi ancora spazio a fisco, pensioni e donne. Terzo settore, cultura e anche la difesa, con una domanda sugli F35, argomento molto quotato tra i giornalisti curiosi. Il vademecum intende anche dare indicazioni precise su come rispondere alle eventuali obiezioni di cittadini e avversari politici, con l’evidente scopo di convincere soprattutto gli indecisi.

Una strategia di comunicazione elettorale a prova di scivolone, anche se riporta alla mente quel leitmotiv notturno di marzulliana mermoria…”Si faccia una domanda e si dia una risposta”.

Il Manuale di Monti. Ma i militanti del PD sono i buona compagnia. I candidati della lista Monti, in alcune Regioni, hanno ricevuto un vero e proprio manuale di istruzioni da seguire nella corsa elettorale. Consigli che vanno dallo stile, niente eccessi di trucco, gioielli e colori, al rigore nelle spese, fino a come aprire un profilo sui social network. Ci sono anche dritte su come comportarsi con i giornalisti, che si sa, sono sempre un po’ permalosi: non criticarli, essere sempre gentili e fare attenzione ai fuori onda. Per realizzare questo “format” Scelta Civica si è rivolta ad una società specializzata. Un’iniziativa, sottolinea però Monti in alcune interviste, solo a livello locale. Al professore non è piaciuta molto la fuoriuscita della notizia sul manuale. E forse, sapppiamo anche perchè.

Il Kit del Pdl. Padre dei manuali del perfetto candidato, infatti, è il vademecum introdotto da Berlusconi ai tempi di Forza Italia, nel 2003. Un vero e proprio kit con tanto di fotocopie dell’inno del partito, consigli per l’organizzazione di un ufficio stampa o un party, con scala dei valori di immagine, dove il podio più alto è riservato, guarda un po’, alla simpatia, e con discorsi precompilati, dove inserire solo le generalità personali. Consigli che non avrebbero permesso a nessun parvenu della politica di trovarsi in difficoltà.

Nel 2013 con una campagna elettorale tutta in salita per il Pdl, e con una legge elettorale, che ha fatto “salire” o “scendere” in politica, questo ovviamente in tutti gli schieramenti in corsa, persone a digiuno da esperienza di partito o privi della semplice gavetta politica, il kit del candidato non poteva mancare per le prossime elezioni politiche. Nella valigetta del Popolo della Libertà, consegnata da Lupi, responsabile della campagna elettorale, una miniatura del quadro delle riforme fatte dai governi Berlusconi che il Cavaliere stesso porta nelle sue apparizioni televisive, una copia dei due contratti con gli italiani del 2001 e del 2008, un elenco delle attività da svolgere sul territorio.

Anche per i pidiellini, come per i democratici, un libretto intitolato ‘Domande e risposte’ in cui ogni candidato troverà le domande più frequenti che gli verranno poste con le relative risposte, ma anche un vademecum per contrastare “le bugie che dicono in tv sul nostro conto”. E se in tv si dicono “bugie” guai a saltare un programma o un’intervista, il perfetto candidato del Pdl conosce l’importanza di “occupare non solo le tv nazionali ma anche le tv locali.”

Armati di cotanta conoscenza e forti della loro preparazione, i candidati non possono sbagliare un colpo. In agguato però potrebbe essereci la sorte avversa di trovare un giornalista, che, strano, si sia studiato tutte i bignami dei candidati, e abbia la folle idea di porre domande diverse. Allora che si fa? Anche in questo caso potrebbe esserci un escamotage, a cui spesso ricorrono, come vediamo nelle interviste, alcuni politici più navigati: dire al giornalista che è di parte. Ovviamente quella avversa all’intervistato. Questo consiglio è un pò come un capo passepartout, si abbina con ogni colore, anche politico. 


Erika Farese

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