POLITICA
Il prodigio di S.Matteo da Pietrastornina: a che serve il terzo mandato se si può fare la riforma delle Province?
Il Ministro degli Interni ha annunciato che entro l’estate verrà finalmente approvata la riforma delle Province per superare la Delrio. Ecco il piano b di Meloni, concordato con Salvini, per scongiurare l’implosione della Lega e blindare la maggioranza. Sui territori, anche in Campania, è festa grande. La torta si allarga e ce n’è per tutti
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Non sembra esserci margine per riaprire la partita sul terzo mandato dei governatori. Permane il muro di Forza Italia così come permangono i dubbi, anche di Palazzo Chigi, sulla sostenibilità di un percorso parlamentare che inevitabilmente verrebbe compromesso dall’ostruzionismo delle opposizioni, dalla necessità di estendere la norma sul superamento del tetto del doppio mandato anche per i sindaci. E se di un decreto legge nemmeno si discute più, la Lega ha provato a non mollare, puntando a forzare con un emendamento al decreto per mantenere lo stesso numero di consiglieri e assessori regionali anche in quelle Regioni dove è diminuito il numero di abitanti.
Una soluzione possibile ma allo stesso tempo pericolosa, perché il Quirinale avrebbe dovuto avallare una modifica che avrebbe cambiato in maniera strutturale le regole del gioco elettorale a due mesi dal voto, e perché le opposizioni non avrebbero esitato a presentare migliaia di ulteriori emendamenti per affossare il decreto. Una soluzione a cui il Carroccio ha rinunciato dopo le ultime definitive dichiarazioni di Antonio Tajani che nel confermate totale indisponibilità ad assecondare la giocata sul terzo mandato ha messo sul tavolo lo iusscholae, uno scambio definito irricevibile dal Carroccio che ha colto la palla al balzo per chiudere la partita auspicando un’accelerazione sulla scelta dei candidati alle regionali.
Evidentemente Salvini ha ottenuto altre garanzie e non aveva alcuna intenzione di straccarsi le vesti per Zaia o per Fedriga, tutt’altro. E le garanzie le ha ottenute direttamente da Giorgia Meloni, ovvero da Matteo Piantedosi che non a caso, lunedì scorso, ha annunciato l’imminente approvazione della riforma delle Province. Lo ha fatto nel corso dell’assemblea Upi Toscana indicando come tempo limite la pausa estiva. O subito prima o subito dopo.
Una riforma che restituirebbe alle Province il rango di enti di primo livello e, dunque, agli elettori il diritto di eleggere Presidente e Consiglio. Le Province recupererebbero tutte le funzioni perdute con la Delrio, nuovi e più congrui meccanismi di finanziamento, nuova centralità nelle dinamiche delle politiche territoriali. Un regalo a tanti amministratori e riferimenti che potrebbero recuperare nuovi spazi di gestione e di potere, un assist proprio alla Lega, che con la riforma potrebbe recuperare presidi fondamentali di potere sui territori a partire proprio dalle storiche roccaforti.
Insomma, se il terzo mandato non si può fare si farà la riforma delle Province. Il Veneto resterebbe alla Lega e Zaia, che potrebbe scegliere il suo successore, potrà comodamente prendere il posto di Daniela Santanché al Ministero del Turismo. Per il resto, campo libero al Carroccio sui territori per l’assalto alle nuove province riformate.
Ma la ricaduta dell’annuncio di Piantedosi è ben più ampia, perché la prospettiva di una riforma delle Province restituisce a molti sindaci ed amministratori nuovi e ambiti spazi di compensazione, alimenta le ambizioni di tanti e restituisce margini di mediazione importanti proprio in vista delle regionali d’autunno. Banale considerare, infatti, che un Presidente della Provincia direttamente eletto dal popolo avrebbe molto più potere di qualsiasi assessore regionale, un assessore provinciale nominato da quel presidente avrebbe un potere infinitamente più ampio di qualsiasi consigliere regionale, e un consigliere provinciale eletto con le preferenze, espressione della maggioranza, avrebbe enormi leve per incidere sui territori, per costruire consenso, per alimentare la propria rete, la propria prospettiva. Si allarga la torta e ce n’è per tutti.
Detta altrimenti, sostenere il candidato giusto può garantire ad un sindaco, ad un assessore comunale e a qualsiasi riferimento in grado di spostare consenso, contropartite adeguate sul piano provinciale. E restituisce a candidati senza grandi possibilità di conquistare il seggio regionale un’alternativa valida, validissima.
Brindano dunque i consiglieri regionali uscenti, alla ricerca di alleanze. Brindano gli apparati, brindano tutti coloro che possono rivendicare utilità marginali, che vogliono investire il proprio consenso alle regionali. Venendo alla Campania, la riforma delle Province rappresenta una Manna per il centrosinistra egemone ma anche per il centrodestra, perché nel momento in cui si aprono nuove prospettive di potere e di gestione sui territori tutti coloro che non trovano spazio nel centrosinistra avranno interesse a cercare nuova collocazione e ad alimentare l’alternativa. Una riforma per tutti. In alto i calici.