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CULTURA

CIVES: più democrazia partecipativa per alimentare l’interesse alla politica

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I cambiamenti della politica, è stato il tema del primo incontro della decima edizione di “Cives – Laboratorio di formazione al bene comune”, promosso dall’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” e con l’università Cattolica del Sacro Cuore.

“Con questa prima lezione cerchiamo di capire – ha detto Ettore Rossi direttore diocesano dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro – per quali cambiamenti, alla luce di una visione che ponga al centro l’idea della partecipazione e una rigorosa etica pubblica, è possibile impegnarsi verso una società più giusta e più umana. Per fare nuova anche la politica. E’ un’osservazione scontata dire che alla politica è associata quasi automaticamente il termine cambiamento. Noi, per nostra cultura, ci riferiamo a quelli che potremmo definire i “cambiamenti possibili”, senza inseguire miraggi di impossibili palingenesi. Anche perché prima dei cambiamenti nelle strutture sociali dobbiamo cambiare noi come persone, a partire dai nostri cuori”.

A tenere la lezione introduttiva è stato il gesuita Padre Giuseppe Riggio, Caporedattore della rivista Aggiornamenti Sociali. “Viviamo un momento in cui parlare di politica – ha esordito il relatore – non gode di buona stampa. Sempre meno persone sono disposte a dichiarare che la politica mi appartiene. Ma essa rimane uno snodo fondamentale”. Si registra anche in Italia, come in altri Paesi, una crescente disaffezione e perdita d’interesse per essa. Diminuiscono coloro che partecipano alla vita dei partiti, a cui si aggiunge la debolezza dei corpi intermedi, organismi che agiscono tra i cittadini e chi ci governa. “Tale ultima difficoltà, è uno dei fattori della crisi della politica oggi – ha continuato Padre Riggio -. In questo spazio vuoto entrano altre realtà che fanno riferimento al populismo, le quali accarezzano le paure”. Oggi siamo in una fase post ideologica: sinistra e destra sono svuotate nella capacità di identificare risposte ai problemi. Ci troviamo immersi in una politica legata alle emozioni. Tutto ciò ha favorito i personalismi, i leader. “Prevale una tendenza oligarchica e chi fa politica appartiene ad una piccola cerchia”. Per capire la vita democratica odierna è necessario fare riferimento alla storia. Nell’antica Grecia si affermò l’idea che tutti i cittadini dovevano farsi carico e prendersi cura della vita della città. Si prendevano decisioni legate all’essere comunità, al fine di costruire qualcosa per vivere meglio. Nel Cinquecento la situazione è completamente diversa dalla Grecia. Entra in scena la violenza. Per Hobbes la politica è un argine contro il caos. E questa è un’idea che permane fino ad oggi; la soluzione possibile e’ di affidare ad un sovrano – adesso lo Stato – il compito di proteggerci. La finalità principale dell’agire non è per qualcosa, ma un contro. Per cui ci è venuto di pensare che possiamo non occuparci di politica, ma dedicarci alla vita privata. E’ questa l’origine del disimpegno dalla vita pubblica. Ma poi quando le diseguaglianze aumentano troppo, scoppiano le rivoluzioni.

Con Paolo VI noi, però, ricordiamo che “la politica e’ la più alta forma di carità”. Tornando al momento attuale, Padre Riggio si è soffermato sulla democrazia digitale e sulla diffusione di Internet: “Noi pensiamo erroneamente che scrivere sui social sia privo di conseguenze, ma non è così. Si utilizza una violenza verbale che è maggiore di quella che esiste nella vita reale”. E poi non controlliamo le fonti quando ci informiamo.

Anche sul referendum costituzionale, da osservatore Padre Riggio, ha sottolineato come esso non lascia le persone indifferenti, soprattutto i giovani. Sta facendo sentire che il futuro del paese mi interessa. E’ la dimostrazione che quando si ragiona su cose sentite la partecipazione c’è”.

“La politica deve essere necessariamente ripensata – ha quindi concluso il relatore -. Se vogliamo che la disaffezione si riduca, dobbiamo lavorare per introdurre dosi di democrazia partecipativa. Sperimentare situazioni in cui su una questione circoscritta la decisione veda coinvolti i cittadini e le forze vive della società”. Il messaggio finale è questi germi positivi vanno coltivati per rialimentare l’interesse per la vita politica.

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