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Religione

La lezione di Casavola al Cives: “Buona politica fa coincidere lo Stato con la Comunità”

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Si è tenuto sabato 17 novembre presso il Centro di Cultura “Raffaele Calabria” il secondo appuntamento di CIVES – Laboratorio di Formazione al Bene Comune, con la partecipazione del prof. Francesco Paolo Casavola, Presidente emerito della Corte Costituzionale.

Ad introdurre i lavori è stato il Direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della diocesi di Benevento, Ettore Rossi: “Serve una spinta democratica – ha detto – che, attraverso profonde riforme, riannodi il rapporto così compromesso tra istituzioni e cittadini per affrontare le gravi questioni economiche e sociali che ci attraversano. Così come è importante pensare ad una legge che disciplini la democrazia interna dei partiti, secondo quanto già indicava Luigi Sturzo”.

Subito dopo è intervenuto il prof. Casavola, energico esempio di intellettuale e uomo delle istituzioni che mai ha desistito dall’offrire analisi e possibili soluzioni sui problemi del nostro tempo: “Ricostruire la Casa Comune – ha spiegato- vuol dire prima di tutto capire perché è andata in frantumi. Dobbiamo prendere atto di vivere una fase di trasformazione profonda, di transizione, che mette in discussione in primo luogo tutto il nostro sistema politico”.

La lucida analisi di Casavola parte appunto da un serrato excursus storico-giuridico del nostro sistema istituzionale, dal Risorgimento fino a giungere ai nostri giorni, passando per il ventennio fascista: “Con la Repubblica nasce una nuova forma di vita politica fondata non più (come nell’ideologia liberale e fascista) sulla supremazia dello Stato, ma sui valori della società. La nostra Costituzione si fonda sui valori dell’altruismo e della solidarietà insiti nel lavoro, così come affermato all’art.1 (L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro). Con la Repubblica l’Italia conosce lo Stato Sociale, uno stato che promuove la giustizia sociale tentando di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza dei cittadini.”

Non è difficile individuare come successivamente si sia giunti ad una degenerazione politica nella quale, secondo il Presidente emerito della Corte Costituzionale, la partitocrazia e il consumismo hanno avuto un ruolo centrale, determinando di fatto l’esclusione dei cittadini dalla vita pubblica: “La società si è ritrovata, senza averlo voluto, all’opposizione della politica. Il consumismo ha interrotto il movimento di solidarietà verso l’altro riducendo il ceto medio a classe non-classe, cioè spogliata di ogni spirito sociale e solidale; a questo si è aggiunta una mostruosa paralisi della forma di governo dei partiti, associazioni private che agiscono in maniera istituzionale.”

Illustrando come l’investitura popolare abbia avuto l’effetto paradossale di allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica, il prof. Casavola isola proprio in questa disgregazione tra “pubblico” e “privato” la causa dell’attuale confusione, suggerendo che all’interno di essa l’unica cultura che continua a mostrarsi vitale e conservare un carattere peculiare è proprio quella cattolica, nonostante attualmente non abbia forme adeguate di presenza e rappresentanza.

Che fare allora? “Bisogna innanzitutto abbandonare le categorie politiche del passato (come destra e sinistra) divenute ormai anacronistiche – ha proseguito Casavola – e non dimenticare che la buona Politica è quella che fa coincidere lo Stato con la Comunità, fino a raggiungere l’autogoverno sociale. Dobbiamo tentare a tutti i costi di perseguire il Bene Comune, termine che appartiene profondamente all’etica cristiana: è il bene di tutti e il bene di ciascuno, è un’attitudine, una virtù politica. Ricordando sempre questo, i cittadini devono saper diventare giudici dei governanti e degli aspiranti tali, non complici”.

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