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CULTURA

‘Uno spot per dire ‘no’ alla centrale Turbogas’

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Di seguuito riproponiamo il testo (di Emilio Fabozzi) pubblicato su Bmagazine che è una sorta di ‘dietro le quinte’ del video girato per sostenere la lotta contro l’installazione a Benevento della centrale a turbogas.

***

"Io ho Spider Man che spara!". Un bambino intento a incastrare i pezzi delle costruzioni sul tavolo di un asilo, cerca di attirare l’attenzione dei compagni "informandoli" sugli ultimi regali ricevuti in famiglia. L’ambiente è colorato, le pareti sono piene di animali ritagliati. "Ed io ho Hello Kitty che cammina da sola", rilancia l’amica.

E’ così che si apre lo spot prodotto dalla Compagnia Stabile di Benevento Solot e realizzato da Valerio Vestoso. L’idea di dare vita ad un video che potesse riassume in pochi secondi, le ragioni per cui molte associazioni ambientaliste e culturali di Benevento hanno dato vita ad un Forum Permanente per impedire l’insediamento della centrale Turbogas Luminosa sul territorio sannita, è stata concretizzata in uno dei tanti incontri realizzati per discutere delle iniziative da intraprendere.

"In realtà, il video è nato da una chiacchierata con Michelangelo Fetto e Antonio Intorcia della Solot, – spiega il regista Valerio Vestoso – i quali mi hanno spiegato in maniera dettagliata il problema e gli effetti collaterali connessi. Ognuno di noi ha il dovere di informare sull’argomento. Il canale pubblicitario è il più antico ma sicuramente quello con un feedback maggiore. Confesso di aver letto della centrale sui giornali, ma di non essere inizialmente consapevole dei danni derivanti dalla sua costruzione. Partecipando ad una riunione del Forum Permanente contro la Turbogas ho appurato in maniera più dettagliata tutte le sfaccettature utili per buttare giù degli script. All’interno della cinquina di idee, abbiamo optato per quella più drastica. Sono convinto che temi delicati come questo vadano affrontati in maniera chiara e diretta, filosofia che si scontra molto spesso con il politically correct all’italiana. Ci abbiamo pensato a lungo.e fino al montaggio finale ci sono state perplessità. Il rischio era quello di sbagliare i tempi recitativi. Un secondo in più di silenzio o un’inquadratura sbagliata, a volte, sono in grado di far scivolare uno spot da una situazione drammatica ad un approccio grottesco della stessa. In questo caso non potevamo permettercelo".

Chi ha partecipato alla realizzazione?
"La realizzazione ha visto la produzione esecutiva della stessa Solot e la disponibilità di molti addetti ai lavori che hanno messo le proprie capacità al servizio di una causa assai nobile. Dalle luci all’audio in presa diretta, fino ai piccoli attori che vi hanno preso parte. E’ stata una collaborazione altamente partecipativa che si è rivelata fondamentale per la buona riuscita dello spot".

Dove è stato girato?
"Inizialmente avevo in mente un’ambientazione più anonima. Con i giorni ho capito che senza un punto di ancoraggio visivo, chiaramente riferito al reale, lo spettatore non avrebbe mai potuto avvertire la prossimità del pericolo. Cercavo una location che fosse contrastante con l’idea della morte. Dopo una serie di ipotesi la scelta è ricaduta su un asilo, la cui scenografia canonica rappresenta, da un punto di vista estetico, gli anni della spensieratezza, dell’infanzia, del periodo transitorio in cui si approccia alla vita in maniera del tutto inconsapevole. In questo senso la location contribuisce a fornire quel contrasto che diviene presto il pilastro del video".

Tecnicamente come è stato girato?
"Ho scelto di lavorare con piani medi che enfatizzassero i volti dei bambini. Mi piaceva l’idea di avere a disposizione dei piccoli interpreti e di inquadrarli con un’ottica molto stretta, il che non si allontana di gran lunga dai miei video. A questo ho aggiunto l’utilizzo della macchina a mano, per esprimere maggiore naturalezza nell’azione ed enfatizzare il senso di straniamento derivante dal momento cruciale dello spot. Scenografia e luci, invece, sono state orientate verso un’atmosfera giocosa, cromaticamente forte, che desse l’idea di distensione tipica di una certa età".

Perchè avete scelto come protagonisti dei bambini?
"La scelta è ricaduta su un soggetto con protagonisti dei bambini per due motivi molto semplici. Il primo, fortemente legato ad un approccio pubblicitario, tende a parteggiare per la teoria del “pugno allo stomaco”, che è un po’ l’asse portante dell’intero soggetto del video. Il secondo motivo ha una valenza sociale: ho pensato che i veri destinatari degli effetti negativi della turbogas non sono i cittadini di oggi, ma quelli di domani. L’idea di un futuro prossimo, incarnato dai tre bambini, diviene il motivo dominante dell’intero script".

Quanto tempo ha richiesto?
"In una giornata siamo riusciti a girarlo. Confesso di aver temuto di imbattermi in difficoltà inaudite nel dover lavorare con i bambini. Ho lavorato in qualità di assistente con venti piccoli attori per uno spot nazionale ed è stata difficile stare dietro alle giustificate esigenze di ognuno di loro. Quando ho incontrato i tre piccoli attori dello spot in questione, ho riscontrato un’attenzione e una serietà che scarseggia anche tra gli attori con qualche anno in più. La curiosità nei confronti delle novità spesso diviene il motore per una pacifica convivenza lavorativa. E i bambini sono portatori sani di curiosità".

Ci racconta qualche curiosità accaduta durante le riprese?
"Prima di presentare la sceneggiatura ai bambini, li ho riuniti per spiegare loro il problema, utilizzando il giusto tatto per evitare di essere brutale. Le mie maniere delicate sono state interrotte dalla loro ingenuità. “In pratica devo dire di avere il cancro..?” mi ha domandato sicuro uno dei piccoli. In quel momento, oltre alla velata consapevolezza di non dover spiegare più approfonditamente il testo, ho avvertito l’inferiorità della trasgressione dello spot rispetto alla realtà che stiamo vivendo. I bambini, a dispetto della considerazione arcaica che abbiamo di loro, hanno la straordinaria capacità di anticipare il giudizio sul bene e il male, di comprendere da subito gli aspetti più cupi della quotidianità e di esorcizzarli con la disinvoltura che ne caratterizza l’età. A noi spetta il compito di codificare le parole che sentono in continuazione ed assegnarvi un significato, spesso assai drammatico".

Dove sarà visibile il video?
"Lo spot parte sul web e presto si orienterà verso la diffusione televisiva. La speranza è che il concetto di comunità, che si intende diffondere, enfatizzi l’apporto democratico che la popolazione può fornire, affinché si rifletta in sedi istituzionali sull’effettiva necessità di una centrale del genere. Purtroppo uno spot, necessitato a rientrare in determinate strutture temporali, si assume l’onere di affrontare un solo problema. Gli incontri cui ho partecipato e le decine di pagine web che ho analizzato alla ricerca di dati di fatto, aprono gli occhi sulle complicazioni derivanti da un investimento del genere, sulle false promesse lavorative che questa realtà porta con sé e, naturalmente, sulle ingenti conseguenze legate alla salute di chi abita nei paragi. Il nostro video deve trasformarsi in un ponte informativo tra i cittadini e il problema e magari favorire il dialogo tra le parti".

Fonte | www.bmagazine.info

 

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