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Comune di Benevento

Benevento, il programma di mandato: libro dei sogni ed amare realtà

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La giornata politica di Benevento ha ruotato intorno alla presentazione, in consiglio comunale, del Programma di Mandato 2011/2016 dell’amministrazione cittadina retta da Fausto Pepe. Composto in un fascicolo di 66 pagine, introdotte da Roberto Costanzo e chiuse dal sindaco, consta di otto capitoli dedicati ognuno alle progettualità da realizzare: Tra alleanze e solidarietà; Capoluogo tra due mari; Dal passato all’Europa; La qualità della vita; Città che produce e lavora; Città solidale; Città dei giovani; Una macchina amministrativa partecipata e trasparente. E giunge alla conclusione di una “Benevento Città Aperta” che, in verità, pensavamo già di vivere ogni giorno in quanto liberi cittadini.

Il Programma, nelle sue grandi linee, va affrontato alla rovescia. Nel senso che costituisce una eccellente guida alla sua lettura proprio l’ultimo capitolo. Dove si parla, a proposito della macchina amministrativa, della rimodulazione delle entrate in virtù dei sempre più ridotti trasferimenti statali. Diminuiscono le risorse, quindi i servizi resi, e deve aumentare la capacità dei comuni di far leva su maggiori entrate, in autonomia. Favorendo la cessione di quote delle aziende partecipate ai privati (ma quello dell’intervento privato nel pubblico è un leit-motiv di tutte le pagine, quando si parla di investimenti), dismettendo il patrimonio non strategico, contrastando con efficacia sempre maggiore elusione ed evasione dei tributi. Viene subito lecito pensare che, nonostante una gara in archivio, siamo ancora in stand-by per quanto la società di riscossione esterna, per esempio.

Più in generale, le disponibilità inferiori agli altri anni di cui parla la relazione appunto nell’ultimo capitolo magari dovrebbero suggerire al buon padre di famiglia una gestione patrimoniale improntata alle certezze d’impiego ed a centrare significativi risultati. Insomma, ci sono esperienze che suggeriscono regole elementari: mai mettere troppa carne al fuoco. Mai stilare programmi pieni zeppi di obiettivi perché, dopo, o anche in corso d’opera, è più facile evidenziare quanto si è mancato piuttosto che quanto realizzato. Insomma, evitare i classici ‘libri dei sogni’. E non sempre la lezione viene seguita.

La relazione, ovviamente, è discorsiva, non particolareggiata ma comunque infarcita di una serie di ‘ismi’ (anglismi, tecnicismi, ecc.) che non favoriscono la lettura e quindi rendono meno agevole quell’aspetto partecipativo che Pepe ha inteso con forza sottolineare. Tornano concetti alti, come la vocazione europeista della città, elemento di cerniera della dorsale appenninica capace di farsi volano di una alta ed autonoma qualificazione delle aree interne. E qui sembra di leggere le note del deputato Boffa sull’alta capacità Napoli-Bari, mentre – per la serie ‘a volte ritornano’ – resuscita la piattaforma logistica ed il suo carico potenziale di investimenti esterni e occupazione.

Le relazioni all’interno della città e lo sviluppo passano attraverso la realizzazione della metropolitana leggera, di un altro ponte sul fiume Calore, del sovrappasso della linea ferroviaria Benevento-Foggia, del ‘Boulevard del XXI secolo’ ovvero l’asse urbano città-piattaforma logistica, la trasformazione urbanistica dell’ex Manifattura Tabacchi… Quanto a qualità della vita l’amministrazione si propone, tra le altre cose, salvaguardia e promozione delle biodiversità, tutela del paesaggio agrario e dell’ambiente, istituzione di una consulta periodica con gli operatori; di trasformare Sabato e Calore nella Senna con l’implementazione degli accessi diretti ai fiumi e la loro valorizzazione, nonché l’aumento della vivibilità e della fruibilità dei corsi d’acqua. E poi, capitolo rifiuti, un secondo ecocentro, isole ecologiche itineranti, isole ecologiche di quartiere. Un nuovo piano traffico, ma anche la decongestione del centro dalle automobili incentivando trasporto urbano e bike e car shearing (noleggio di mezzi a pedali, le biciclette insomma, e a motore di nuova generazione; l’isola pedonale prolungata fino a piazza IV novembre.

E poi l’impatto zero per dire l’attenzione alle emissioni. Però ci si imbatte in… PAEE 2011, l’Etap, i TEE, il SEAP, l’energy manager, l’IBE, verso le Transition Towns con attenzione al RUEC, istituendo lo sportello Benevento Smart City.

C’è la presa d’atto tardiva che la grande distribuzione – certo non sorta per volontà dello Spirito Santo – ha gettato nell’affanno la città produttiva. Verso la quale il Programma prevede una serie di misura di sostegno, mirate soprattutto sulla specificità (il glocal…).

Fa tenerezza leggere il capitolo sulla città capitale della cultura e sulla città turistica. E’ tutto un Unesco, ristrutturazione del teatro Comunale, festival Città Spettacolo, Universo Teatro, una nuova cartellonistica stradale, il museo da dedicare a Città Spettacolo, il parco archeologico urbano, un ostello della gioventù, una tensostruttura per i concerti live, la casa discografica, un impianto da dedicare alla convegnistica, il ‘format’ tridimensionale… Paga Pantalone.

Il progetto politico sotteso al PUC è di ampio respiro e mira davvero a rinnovare radicalmente il volto della città attraverso il riassetto del suoi quartieri fondato soprattutto su nuove infrastrutture. Ora, non si tratta di prendere posizioni da bastian contrari per puro principio, perché è appena chiaro che il disegno di una città rivoltata come un calzino non può che far piacere, ma volare un po’ più in basso non è mica una punizione inflitta alle ambizioni. Si possono avere le une, nel senso di pensare alla migliore amministrazione possibile, armonizzandole però con la concretezza degli obiettivi.

E la distonia è evidente negli ultimi capitoli del Programma, quelli sensibili perché tali da interessare direttamente le persone.

Si segnala per linearità d’obiettivi e semplicità d’intenti l’aspetto squisitamente sociale, ma è anche quello che potrebbe risentire per primo dovesse abbattersi la scure dei tagli con decisione sui fondi disponibili. E’ insufficiente l’aspetto dedicato alla Benevento dello sport. Si rispolvera un regolamento degli impianti che avrebbe dovuto già esser stato fatto, si guarda al villaggio Bios ancora da realizzare, si prospetta una sistemazione dell’impiantistica in via Ponte a Cavallo, si guarda con favore ad un impianto per il tiro con l’arco (perché solo il pur meritevole tiro con l’arco? E per esempio quando riapre il Paladua?). Si torna a por mano all’idea di un pattinodromo da sdoppiare tra area sociale (l’attuale occupata da depistaggio) e sportiva (quella lasciata morire per averla comunque asservita all’area sociale).

E’ risibile il Programma quando parla della Benevento delle donne: per un governo cittadino che si è fatto imporre una presenza femminile in Giunta attraverso una sentenza, la stitica mezza pagina dedicata al tema suona come una ulteriore beffa (mezza pagina).

Ma, e finiamola qui, più stitico ancora il testo si fa quando dalle alate prospettive di sviluppo (Benevento Città Futura?) si scende al piano terra della sicurezza. Che sembra essere un argomento piuttosto sentito in questi tempi di ‘movida’ e sue conseguenze. ‘Casini’ notturni peraltro ingenerati da una malaccorta e colpevole politica di distribuzione e concessione di permessi commerciali all’interno del centro storico che sempre più diviene terra di nessuno per l’inciviltà della gente e l’insipienza dei provvedimenti assunti. Comunque: comparto sicurezza, otto righe di Programma (tra cui il drastico provvedimento di potenziare l’illuminazione). Inutile aggiungere altro.

Si chiude davvero, e con una citazione diretta, l’unica, dal Programma: “Occorre avere una maggiore attenzione anche (anche!, Ndr) alle piccole ed immediate esigenze della città, dalla buca sulla strada al marciapiede sconnesso, ad un lampione non più funzionante, interventi che potrebbero sembrare irrilevanti ma che compromettono la qualità della vita quotidiana in città”. E’ scritto a pagina 63. Alla fine, insomma. Ecco perché, si diceva in avvio, conviene cominciare a leggere il Programma dalla coda. Perché manca proprio della filosofia della politica dal basso, quella a diretto contatto con le esigenze della gente che aiuta a trasformare l’uomo, a sua agio nella realtà di ogni giorno, in Cittadino capace di camminare con orgoglio al fianco della sua amministrazione anche nel tentativo di realizzare un libro dei sogni. 

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