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POLITICA

Benevento, la geografia del nuovo consiglio comunale

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I voti di lista all’interno delle coalizioni in lizza sono un termine di paragone non solo per il successo, di partito e individuale, ma per l’egemonia consiliare che ad essi si accompagna.
Nella nuova assise di palazzo Mosti, infatti, oltre al primo cittadino Fausto Pepe siederanno – per il centrosinistra – 10 componenti del Pd, 6 di Lealtà per Benevento, 2 di Alleanza per l’Italia ed 1 per Italia dei Valori. Proprio il quorum raggiunto dalla formazione ‘giustizialista’ di Di Pietro segna anche il valore marginale delle cosiddette ali estreme di questo schieramento, Sel e Benevento in Movimento – (che restano senza rappresentanza assieme all’Unione per Benevento) e comunque individua una modalità decisamente ‘moderata’, nel complesso (ma sono è una indicazione generica per individuare quelle categorie cui piace far ricorso in termini di semplificazione per ogni analisi).
Passiamo nella metà campo avversaria.

E’ da ricostruire in maniera decisa il centrodestra ‘ortodosso’, che fa tornare in Consiglio Tibaldi: il Pdl avrà 2 soli seggi. Non deve costituire una preoccupazione, però, un tale dato di rappresentatività della coalizione se si tengono in conto le dichiarazioni a caldo di Nunzia De Girolamo, politicamente contenta, come dire, dell’essersi liberata di una serie di macigni d’ostacolo alla sua leadership. Ma a questo punto anche la sua leadership va ricostruita del tutto: l’unica base da cui far ripartire un progetto bocciato a chiare lettere nel Sannio – e cioè la fusione fredda di An e Forza Italia – è la magra consolazione di veder prevalere il suo partito come quello che in termini di consensi è il più consistente nel centrodestra. Non saranno della partita, invece, Io Amo Benevento, i Pid, Azione Sociale, Forza del Sud, La Destra ed Alleanza di centro, una pletora di elementi derivanti da progressive frantumazioni di case madri che non poteva rappresentare sin dall’avvio un consistente elemento d’aiuto alle ambizioni di successo. Che, forse, sono state riposte nel cassetto prima ancora di avviare la campagna elettorale.

Assicura un seggio al suo candidato sindaco Nardone il Patto per il Territorio, ancora per l’opposizione mista civica/centrodestra, un esperimento in verità che fa di Benevento uno strano laboratorio: perché se questi sono i risultati, tutte le belle parole dei leader intervenuti in città durante la campagna elettorale si rivelano un vuoto esercizio narcisistico. Perché perdente. Nardone comunque centra un suo personale obiettivo, quello di non essere più assente dalla scena politica: si è rivelato difficile per lui entrare nell’onesto cono d’ombra della pensione, troppo caldo il fascio di luce dei riflettori. Dallo schieramento si aggiungono i 3 seggi di Territorio è Libertà, che vince numericamente la battaglia dei poveri con il Pdl della De Girolamo, i 2 dell’Udc considerata sempre l’ultima ruota del carro ed invece artefice di una discreta prestazione, i 2 di un’Udeur che esce decimata nelle preferenze di partito e segna un deciso e mesto declino del mastellismo, 1 a testa per le due liste di riferimento del candidato sindaco, e cioè Sud ed Io Per Benevento; non avranno rappresentanza il Psi, che ha operato una scelta opportunistica ma dal calcolo rivelatosi alla fine sbagliato e si è comunque collocato al di fuori del centrosinistra cui avrebbe dovuto appartenere fosse anche per la sola tradizione ‘reale’ del socialismo, e Città Nuova, la cui voglia, anche questa legata ad un profilo essenzialmente personale, di rivincita non è approdata al nulla.

E’ scoccata, invece, l’Ora della sconfitta, non numerica perché quella era in conto, ma politica per la lista civica con a capo Antonio Medici. nessuna rappresentanza in consiglio anche per loro, dove evidentemente la funziione critica sarebbe stata esercitata con una risonanza diversa (e questo era l’obiettivo mai dichiarato, ma mancato), pur se Medici ha goduto di consensi di stima a livello personale. Comunque, svapora un po’ quell’aroma antagonista…

 

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