POLITICA
Lonardo, nuovo attacco: ‘Topi, sporcizia e incuria ovunque. Città rassegnata che ha perso la speranza’
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“Gli eventi avversi di questi giorni, in verità, mi hanno fatto pensare alla frase di S. Agostino: la speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno per la realtà delle cose, e il coraggio per cambiarle e nella nostra realtà beneventana ci servono entrambi al fine di migliorare noi stessi e tutto ciò che ci circonda. E’ presumibile – scrive Lucio Lonardo, commissario cittadino di Forza Italia – che quasi tutti i cittadini siano sdegnati da quanto accaduto in Città in questi giorni, compresi i giullari reclutati a partecipare alla Cena bianca, a questo punto “delle beffe”, intonando “tutto va ben madama la marchesa!”.
Alludo alla convention dei topi in Città manco ci fosse il remake di Top Gun, Topkapi , Topaz o la lettura magistrale del romanzo di Steinback, Uomini e Topi: diciamola tutta, la città ha sporcizia dovunque, per larghi tratti è sprovvista di cestini gettacarte, l’incuria del verde è palese affidata giornalmente a due operai Asia e cooperative non attrezzate e specializzate, senza un cronoprogramma degno di nota ma solo a demand: la pulizia di caditoie e fossette, la messa in sicurezza dei tombini sono solo un pallido ricordo dei tempi che furono.
Palesemente disatteso il regolamento del verde dell’Assessorato all’Ambiente che prevede a Pubblico e Privato non solo un censimento e un attestato di salute ma anche monitoraggio e capezzature, ora note solo per essere fatte sempre nei tempi sbagliati. Ci attende un autunno tragico, tra cantieri, disservizi e pavide ordinanze di lockdown o segaiole di abbattimento durante le intemperie per ammortizzare le responsabilità amministrative di eventuali calamità prodotte solo da incuria e improvvisazione.
E sì che a S. Filippo e via Pertini già si è sfiorata la tragedia mentre l’ossario all’Arco Traiano è tornato alla destinazione d’uso originaria ovvero un acquario! Con buona pace di S. Agostino manca a questa Città l’altro figlio della speranza, il coraggio di voler cambiare le cose: ormai, a tratti, appare sonnolenta, rassegnata finanche spocchiosa e irritante nel suo compassato lasciarsi andare.
E’ la trasposizione figurata della filastrocca “alla Fiera dell’Est” – conclude Lonardo – dove tutto sembra partire da qualcuno che per 2 soldi comprò un topolino ma ci vogliono 3 strofe prima che arrivi il gatto che se lo mangia, troppo! E allora, poiché è tratta dalla filastrocca ebraica Chad Cadya a celebrazione della liberazione dalla schiavitù egizia, cantiamola nella speranza che ci liberi da certi Uomini e Topi, facendo un immaginifico protocollo d’intesa con John Steinbeck”.