Calcio
Vigorito: “Il primo posto fa bene. Stadio? Si inizi a dare e non a chiedere sempre”
Parla il patron giallorosso: "A Pescara non ripetiamo la prestazione dell'anno scorso. La squadra è matura e Inzaghi e l'uomo giusto"Ascolta la lettura dell'articolo
“A me basta non ripetere la prestazione dello scorso anno,
quando disputammo la partita più brutta del nostro campionato. Sembra una gara
più semplice rispetto a quelle giocate fino a oggi, perché il Pescara ha
obiettivamente qualche difficoltà, ma io ho paura delle squadre che vivono
momenti di difficoltà. Sono però sicuro che la squadra risponderà presente come
fatto fino ad oggi, con orgoglio e con un grande senso di appartenenza. E poi
speriamo che il ‘dio pallone’ ci aiuti anche sabato”. Così il presidente del
Benevento Calcio, Oreste Vigorito, a margine della cena di beneficenza
organizzata a Telese Terme dal Rotary Club Valle Telesina per raccogliere fondi
contro la polio.
Il primato potrebbe creare problemi? “I ragazzi sono equilibrati e maturi.
Credo che il primo posto faccia bene; meglio essere invidiati che commiserati.
Meglio stare al vertice: se dovessimo perderlo, faremmo di tutto per
riconquistarlo. I conti si fanno alla fine, ma le emozioni di stare avanti non
te le regala nessuno se non le hai”.
Su Inzaghi: “Ho trovato un tecnico con il quale mi legano molte condivisioni.
Gli allenatori giusti sono quelli che vincono; Inzaghi sta vincendo ed è quello
giusto. Inzaghi è stato scelto a luglio e se sommo tutti questi mesi devo dire
che abbiamo fatto la scelta giusta. Poi vedremo a maggio. Inzaghi non ha aperto
un ciclo, ma ha seguito la linea societaria dopo la retrocessione: abbiamo
semplicemente pensato che fosse l’uomo giusto”.
In chiusura anche frecciate a Palazzo Mosti sull’infinita vicenda della
convenzione per lo Stadio: “Credo che a Benevento dovremmo incominciare a dare
qualcosa e non sempre a chiedere. Se qualcuno dovesse iniziare a sposare la
politica che la famiglia Vigorito porta avanti da anni, si potrebbero trovare
punti di incontro. Dobbiamo renderci conto che non siamo più sui campetti di
Serie C, dove un patron poteva sostituire tutto e tutti. Se vogliamo guardare
lontano, c’è bisogno che tutti si rimbocchino le maniche, ma oggi queste
maniche sono ancora legate con i bottoni”.