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Spina Verde, il L@p: “Revocare l’apertura del Centro di aiuto alla Vita”

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“In questi giorni si è molto discusso dell’apertura di un Cav all’interno del complesso della spina verde. A finire travolta dal polverone mediatico è stata proprio la Chiesa SS. Addolorata, alla quale è stata affidata da poco una parte della spina verde antistante alla suddetta chiesa con annesso gabiotto,  che domenica 10 dicembre inaugurerà un Cav, centro aiuto alla vita. Una questione spinosa che lascia tutti increduli rispetto all’istituzione di un associazione che si schiera contro l’aborto. Senza addentrarci in questioni di principio, riteniamo sia increscioso propagandare il rifiuto dell’aborto  approvato da un referdum popolare nel 1978 e che, quindi, da quasi quarantanni è legge”. Così il L@p Asilo 31 interviene in merito alle ultime vicende della Spina Verde.

“Sia ben chiaro – prosegue la nota -: la legge 194 non è stata affatto istituita per limitare le nascite, ma per tutelare la donna rispetto alla propria intenzione di non voler proseguire la gravidanza. Anni e anni di lotte e battaglie sociali, il cui scopo è stato ed è da un lato rompere la narrazione che vede le donne soggiogate alla volontà maschile, dall’altro conservare la laicità delle istituzioni, non sono evidentemente noti a chi oggi decide di aprire un Cav nel quartiere più popoloso e popolare della città. A questo si aggiunge una fotografia dell’inadempienza degli ospedali italiani: la Campania nei dati statistici è una delle prime per numero di obiettori di coscienza (circa 80% dei medici), ciò si riflette in un episodio che ha suscitato molto scalpore nell’ opinione pubblica: Lo scorso anno l’ospedale Rummo registrava un solo medico non obiettore, un’ evidente paralisi del sistema sanitario che dopo quarantanni ha ancora difficoltà ad attuare una legge importantissima come la 194.

Una legge – aggiungono dal L@p – che erompe come necessità imprescindibile per l’autodeterminazione della donna e per la libertà di decidere del proprio corpo in una fase storica nella quale il sistema patriarcale non solo era predominante, ma era un ipse dixit al quale non ci si poteva sottrarre. Il referendum popolare, con una vittoria schiacciante, ha sostituito i precedenti decreti fascisti che titolavano l’interruzione di gravidanza come pratica ostruzionista nei confronti dell’ “integrità della stirpe”. Ci chiediamo quindi come un Cav possa essere un riscatto sociale nel rione libertà, il cui tasso di marginalità e fragilità sociale è all’acme del pensabile.  La chiesa Addolorata, anziché aprire un centro che propaganda violentemente il rifiuto della legge 194, avrebbe dovuto impegnarsi nell’ incentivazione della cultura come spinta di riscatto sociale, come alternativa ad un’altra scelta di vita possibile, non vincolata e non obbligata, una cultura che restituisca alla donna la convinzione che può decidere realmente della sua vita, o ancora, avrebbe potuto aprire un centro antiviolenza dato che nel quartiere si registrano diversi episodi di violenza non denunciati per paura delle eventuali ripercussioni a danno della parte lesa.

L’apertura di un centro che banalizza e appiattisce la decisione di una donna – conclude la nota -, spinta da qualsivoglia motivo e legittimata dalla legge ad interrompere la gravidanza, a pure questioni economiche(dal testo inviato a mezzo stampa si legge che distribuiranno aiuti alle donne che hanno deciso di non abortire) non solo svilisce l’intera comunità, ma denatura uno spazio pubblico concesso per la manutenzione del verde e che da domenica sarà teatro e mezzo di propaganda contro una legge dello stato.
Per quanto detto, chiediamo che l’amministrazione Mastella intervenga repentinamente per revocare al Cav la possibilità di esercitare condizionamento ideologico all’intero di un quartiere fragile dal punto di vista sociale come il Rione Libertà”.

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