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Da malati mentali a persone, il dopo-PTRI a Benevento: la storia di Carmine e Giuseppe
Si è conclusa con l'adesione ad una cooperativa sociale della rete Caritas la sperimentazione, iniziata nel 2014 del percorso terapeutico riabilitativo individualizzato, attivata su spinta de La Rete Sociale e Caritas di BeneventoAscolta la lettura dell'articolo
Da disagiati psichici intrappolati nelle maglie della burocrazia muovendosi per anni tra strutture di cura pubbliche e private accreditate a cittadini autonomi e consapevoli di sé con la voglia di contribuire allo sviluppo del contesto sociale.
E’ la storia di Carmine Dello Iacono e di Giuseppe Cordara che oggi sono diventati soci operatori della cooperativa laica “La solidarietà” afferente alla rete Caritas Benevento a conclusione di un progetto terapeutico riabilitativo individuale.
Grazie a un percorso di inclusione sociale declinato attraverso formazione e lavoro finalizzato al potenziamento delle capacità personali e realizzato con il contributo de “La Rete Sociale”, l’associazione dei familiari dei malati psichici,” ora Carmine vive in autonomia in un’abitazione e Giuseppe, divenuto nel frattempo operatore Osa vive a Chianche, aiutando un diversamente abile e beneficiando di una borsa lavoro.
La Rete Sociale e la Caritas hanno stimolato le istituzioni spesso poco efficaci nell’andare oltre la semplice cura di sé dei malati mentali a invertire la rotta nel campo della salute mentale .
Il Ptri è stato attivato per la prima volta in Campania due anni fa proprio a Benevento, in applicazione della legge regionale n.1 del 2012, mai tradotta nella pratica fino al 2014, che prevedeva interventi socio-sanitari integrati con le associazioni di volontariato per la realizzazione del cosiddetto il welfare comunitario.
Ad oggi, i destinatari del cosiddetto budget di salute sono 65 in tutto il Sannio, di cui 24 presi in carico dalla rete Caritas.
“Il cammino di Carmine e di Giuseppe – ha detto Serena Romano de “La Rete Sociale”– è rivoluzionario, è una storia di emancipazione in cui i pazienti hanno potuto scegliere attraverso il confronto dove andare, chiedendo aiuto a noi, per evitare il rischio di rimanere esclusi.”
“A Benevento – ha aggiunto- anche se con un ritardo di 30 anni sta iniziando la primavera basagliana, che trasforma la prospettiva in cui il ruolo e l’azione del medico sono dominanti.”
“Si tratta – ha spiegato il coordinatore generale della Caritas Angelo Moretti – di un vero e proprio cambiamento del welfare a Benevento e l’esperienza di Carmine e Giuseppe rappresenta il vero completamento della riforma Basaglia.”
La Caritas ha messo a disposizione delle strutture fisiche e relazionali per la realizzazione dei PTRI, sia nel campo della salute mentale e della disabilità in genere che nel campo delle dipendenze per contribuire alla realizzazione di un empowerment territoriale.
A Benevento esistono un habitat residenziale a via Meomaritni, una fattoria sociale urbana “Orto Casa Betania a via Marco da Benevento e il centro sociale polifunzionale per disabili “E’ più bello insieme” a via Firenze. A Roccabscerana esiste il “Borgo sociale”, a Ponte la fattoria sociale rurale “Villa Mancini”, in cui le attività sono svolte dagli operatori di alcune cooperative della rete Caritas, a Campolattaro c’è l’albergo diffuso comunale.
“A trent’anni dalla legge 180 – ha precisato Moretti – nei fatti nulla era cambiato se non i luoghi, spesso strutture private accreditate, in cui venivano curati i malati psichici, con un costo solo per l’Asl Benevento di 19 milioni di euro.”
“Un dispendio economico – ha aggiunto – che nei fatti non ha portato alla “libertà terapeutica” di cui parlava lo stesso Basaglia.”
“La nostra – ha concluso Moretti – è stata una sperimentazione che ha invertito la rotta e ha dato la possibilità al malato di scegliere dove e come curarsi, portando un risparmio di spese alla società e all’Asl e creando anche posti di lavoro.”
Le dichiarazioni nel servizio video