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SANNIO

Castello di Airola, la verità del Movimento Città Sostenibile

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“Come è a tutti noto da anni prima in solitudine e poi alla giuda del Movimento interprovinciale Città Sostenibile, e successivamente insieme agli amici di Airola del Movimento Cinque Stelle ho portando avanti la battaglia per il recupero conservativo e il ritorno alla città del nostro monumento principe, il Castello Ducale a Monteoliveto, che astrusamente sin dai primi anni del secolo XX finì in mani private!”. Sono le parole del portavoce interprovinciale MCS, Giuseppe Falzarano.

“Sin dal lontano 2008 – prosegue la nota – mi rivolsi all’amministrazione Supino per il recupero del monumento, senza avere riscontro alcuno. Tale apatia non mi scoraggiò né mi fece demordere e proseguii per la mia strada, tanto che il comune successivamente, dopo tante mie e nostre insistenze a livello stampa e carteggi inviati allo stesso ente, inserì il castello in un programma di riqualificazione P.I.R.U.E.A. la così detta PUA, e appose un vincolo espropriativo sullo stesso Castello e sulle aree limitrofe. Di ciò si può ricavare corretta informazione leggendo la Delibera di Giunta la n.278 del 2010, pubblicata sul Burc. n. 1 del 3 gennaio 2011, e dell’importanza di questo atto pubblico, fino allora mai prima emanato, è da riconoscere merito a chi l’ha emanato e a chi l’ha proposto. Ma al vincolo espropriativo non seguì la successiva e necessaria dichiarazione di pubblica utilità, cosa che, come ben tutti sanno cari concittadini, al momento ne vanificò del tutto l’efficacia. Di tale assenza abbiamo sempre fatto sottolineatura all’Amministrazione e al Sindaco Supino, evidenziando che in assenza di tale dichiarazione, accompagnata da un conseguente progetto di recupero, che indicasse che cosa si volesse fare del bene da recuperare, si sarebbe fatta solo demagogia.

Ed appunto è ciò che ha fatto l’Amministrazione dell’epoca, con l’assessore di riferimento Marsicano. Infatti – prosegue Falzarano -, proprio la mancanza dell’ipotesi progettuale e dell’indispensabile Dichiarazione di Pubblica Utilità apposta al vincolo espropriativo emesso dal Comune, consentì in data 8 aprile 2011 ai proprietari del Castello e delle aree circostanti, di far ricorso al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, costringendo il Comune a difendersi spendendo soldi pubblici. Noi esponenti del Movimento interprovinciale Città Sostenibile insieme agli esponenti del Movimento 5 Stelle chiedemmo copia del ricorso, per una approfondita disanima dello stesso per ricavarne elementi propositivi utili, ma anche in questa occasione, ci fu negato! Successivamente con il Sindaco Napoletano, durante le prime fasi del suo mandato, si registrò un iniziale vago interessamento che si palesò addirittura con l’accoglimento della nostra proposta di costituire un apposito gruppo di lavoro, composto da politici, associazioni e movimenti, per lavorare al progetto per il recupero delle nostre bellezze architettoniche, compreso il Castello, finalizzata alla creazione di un percorso storico – religioso per un piano turistico attrattivo per la nostra città e creare economia vera per far ripartire la nostra Amata Airola! Dopo le prime riunioni e le prime vaghe disponibilità che avevano caratterizzato i primi incontri, cui avevano partecipato vari amministratori quali Ceccarelli, Maltese, Influenza e Fucci, l’iniziale entusiasmo del Primo Cittadino e della sua Giunta si dissolse del tutto.

L’epilogo fondamentale si è avuto infine il 12 gennaio del 2015 – aggiunge la nota – quando, dopo le nostre continue e ripetute denunce per le condizioni fatiscenti del Castello, la Soprintendenza per le province di Caserta e Benevento, con nota di pari data a firma del Soprintendente Salvatore Buonomo e del responsabile del procedimento Antonio Michele Izzo, intimava il rispetto di un crono programma di lavori da eseguirsi per un “primo intervento di contenimento del degrado del Castello”, che imponeva ai proprietari di eseguire entro 30 giorni i lavori. A questo punto i proprietari decidono di dare mandato ad un loro studio tecnico di fiducia per la progettazione della messa in sicurezza e conservazione del castello, secondo quando prescritto dalla Soprintendenza di Caserta e Benevento. Il progetto, elaborato nel mese di maggio 2015, prevedeva i necessari lavori per la messa in sicurezza e conservazione del bene Castello, per un ammontare di circa 700 mila euro ed in poco tempo si giunse alla famosa convenzione del 30 giugno 2015 tra Comune e Proprietari e alla successiva delibera numero 20 del Consiglio Comunale del 4 agosto dello stesso anno, per l’acquisizione espropriativa al Comune del Castello e delle aree circostanti.

Forse la storia – conclude Falzarano – a qualcuno sarà apparsa un po’ lunga e noiosa, infatti la storia vera dà sempre noia al potere, ma questa è la pura, genuina ed autentica verità che testimonia il nostro lavoro oscuro e modesto di pungolo e denuncia, che ha portato la nostra comunità a riappropriarsi del bene Castello simbolo della nostra cittadina. Ma la favola di Esopo insegna che le volpi quando si rendono conto che le loro pretese non sono pari alle loro possibilità rinunciano, che tanto anche l’uva più dolce “è uva acerba”. Il resto è solo politicuccia da quattro soldi di chi vuol girare la verità a suo comodo, per intascare come propri meriti altrui. Ora però resta di reperire le risorse per il recupero del castello ad un suo uso funzionale e produttivo a favore della nostra comunità”.

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