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Rugby

Il Sei Nazioni e l’abitudine alla sconfitta

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Lo storico e prestigioso torneo è iniziato da appena due turni e, in entrambe partite, sembra ripetersi la costante che vede l’Italia uscire sconfitta quasi senza appello. I ko con Francia e Inghilterra ne sono la dimostrazione. Ci aspetterà l’ennesimo cucchiaio di legno? Cerchiamo di analizzare i motivi di questi continui insuccessi.

La cornice di pubblico presente sabato scorso all’Olimpico per la sfida agli inglesi era a dir poco eccezionale e straordinaria. Quindi si può tranquillamente dire che, dal punto di vista della passione, del tifo, della partecipazione, dell’interesse e dell’entusiasmo, l’Italrugby sta sempre più entrando nel cuore degli italiani. A mancare però sono sempre i risultati positivi, le vittorie. Di certo c’è l’impegno, la voglia, l’orgoglio e la determinazione di chi vuole dimostrare di non essere in questa grande manifestazione solo per caso e per fare da spettatore non pagante. Però, a volte, in certi momenti e in alcune situazioni, sembra abissale il divario qualitativo e tecnico con gli avversari. Si parla sempre di ricambio generazionale in corso, ma forse i reali motivi vanno cercati in qualcos’altro di ben più complesso da spiegare. Il lavoro del commissario tecnico Brunel è sicuramente ottimo e di livello. Lo dimostra la qualificazione alla Coppa del Mondo del 2019, che si svolgerà, per la prima volta nella sua storia, in Giappone. Non si può inoltre dimenticare la presenza di giocatori esperti, come Castrogiovanni e Parisse, e di molti giovani interessanti e promettenti. Ma, se si concentra, per esempio, sulle due partite contro Francia ed Inghilterra, si nota come gli azzurri si siano sciolti come neve al sole nei momenti decisivi e più importanti, soprattutto nella sfida in quel di Parigi, dove sono stati davvero ad un passo dal successo, che, probabilmente, avrebbe potuto dare vita ad un cammino diverso e più entusiasmante. E allora i problemi potrebbero nascere dall’assenza di personalità, di carisma e di un vero e proprio leader. Verrebbe da dire che si sente anche un po’ troppo l’assenza di due come i fratelli Bergamasco, veri e propri trascinatori negli anni d’oro.

La speranza è riuscire a conquistare almeno una vittoria ed evitare il cucchiaio di legno. Sarebbe una magra consolazione, che, di certo, non cancellerebbe tutte le problematiche di un movimento che sembra sempre sul punto di esplodere, di fare il definitivo salto di qualità per poi perdersi in un bicchier d’acqua e fare dei passi indietro, come se fosse un gambero. Certo quel tremendo e inappellabile 501/1 alla voce quote e pronostici sembra una sentenza difficile da digerire e da mandare giù. Forse l’Italia farà semplicemente da spettatrice al tanto atteso successo del Galles. Si attendono comunque sorprese. Il Sei Nazioni è ancora molto lungo. Si spera possa tingersi, almeno un po’, di azzurro. Giusto per perdere, anche solo per una giornata, quella maledetta abitudine alla sconfitta.

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