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Regolamento dei Beni Comuni, il commento di Jean Pierre El Kozeh: “Di Demostene e del giovane Febbraro”
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“Ci sono voli pindarici, associazioni di idee e suggestioni che solo i politici di lunga esperienza, come l’onorevole Zarro, possono permettersi di fare. Perché, diciamoci pure la verità, a nessuno di noi sarebbe mai venuto in mente di scomodare addirittura Demostene per stigmatizzare la voce irriverente e, a dire dell’onorevole, populista e ostile dello sfaticato Febbraro (come se poi a copiare fose stato lui…)”. Così in una nota Jean Pierre El Kozeh interviene nella discussione sul regolamento dei Benni Comuni tra l’esponetene del Pd Zarro e il presidente del Cirolo Arcadia, Alberto Febbraro.
“Al massimo – prosegue la nota – noi gli avremmo dato del Masaniello o, genericamente, del capopolo o, al più, del demagogo; ma Demostene no, proprio no! Eppure l’onorevole Zarro ci ha visto lungo e, dall’alto della sua erudizione, ha colto nella figura dell’oratore greco e nella sua vita delle somiglianze inaspettate e insospettabili con quella del giovane Febbraro.
Demostene infatti, – aggiunge El Kozeh – proprio come Febbraro, poco più che ventenne citò in giudizio i tutori che avevano dissipato il suo patrimonio. E proprio come Demostene allora, Alberto Febbraro rivendica oggi il suo patrimonio ovvero quel bene comune che ogni amministrazione virtuosa dovrebbe lasciare migliorato alle generazioni future e che, dopo dieci anni di governo, il centrosinistra si è ricordato solo ora (guarda un po’…) di dover regolamentare.
Ma bene fa l’onorevole Zarro, odierno Afobo, – conclude la nota – a spiegarci la necessità e l’utilità di questa regolamentazione: ci aiuta a capire con maggior chiarezza e precisione quali sono i peccati di omissione fatti in questi due lustri dalle forze politiche che rappresenta. Intanto, visto che tutti si dicono pronti all’appuntamento con la storia e, soprattutto, ad imparare da essa, è bene sapere come andò a finire: Afobo, tutore infedele, fu condannato a risarcire il giovane Demostene”.