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Provincia di Benevento

Rocca dei Rettori: approvato il Piano di gestione ittico provinciale

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La Giunta della Provincia di Benevento, presieduta da Aniello Cimitile, su proposta dell’assessore all’ambiente Gianluca Aceto, ha approvato la Carta ittica della Provincia di Benevento o “Piano di gestione ittico Provinciale”, redatta da un gruppo di lavoro dell’Università degli Studi del Sannio e del Centro Studi della Provincia, con il Coordinamento Scientifico del Prof. Ettore Varricchio, e l’apporto della prof.ssa Marina Paolucci e dell’Arpac.

La Carta Ittica della Provincia di Benevento, redatta ai sensi di una determina del Settore Agricolo e Forestale della Provincia del luglio 2012, che dovrà essere adottata definitivamente dagli Organi competenti, consta di due volumi e cioé: -Quadro conoscitivo e interpretativo delle risorse idrologiche della provincia di Benevento; Previsione di piano riferita alle acque di interesse ittico e all’intero reticolo idrico inerente la Pesca, obbedisce ai criteri di valutazione richiesti dalla Direttiva Comunitaria 2000/60/CE.

In un suo commento, l’assessore Aceto ha detto: “Sono orgoglioso di aver contribuito ad uno strumento di programmazione così rilevante, che si aggiunge agli altri approvati dalla Amministrazione Cimitile e che, per quanto mi riguarda, costituisce il coronamento di tanti anni di lavoro.

E’ un traguardo che va ascritto a pieno titolo all’Università del Sannio, al coordinatore scientifico Varricchio, alla professoressa Paolucci e a tutti coloro che hanno collaborato ed allo stesso Settore della Provincia. Vorrei sottolineare con forza che questa Carta nasce con la condivisione piena e convinta delle Associazioni della Pesca locali che hanno voluto dotarsi di una programmazione territoriale di alto profilo. Con il loro decisivo apporto, saremo in grado di conservare e sviluppare la fauna ittica autoctona che è di grande importanza per la tutela della biodiversità locale. Ora non c’è che da augurarsi che si avviino al più presto i lavori per la depurazione dei corpi idricisuperficiali del Sannio”.

Come ha dichiarato il prof. Varricchio, “la Carta Ittica può costituire un modello di intervento sul territorio, perché in un contesto di compatibilità economica, contribuisce grazie alla proficua collaborazione e piena condivisione delle Associazioni piscatorie, a salvaguardare le specie ittiche autoctone”.

Del resto, ha rilevato ancora il docente dell’Ateneo sannita, “la Carta, che è frutto di studi compiuti sulla fauna ittica e sui sistemi fluviali ed intende proporre una serie di azioni volte alla tutela delle acque attraverso la pianificazione di una nuova rete di monitoraggio, rappresenta un ambizioso traguardo nel percorso di programmazione e pianificazione territoriale volto alla gestione degli ecosistemi acquatici della Provincia di Benevento”.

Presupposto di tutto il lavoro è che il benessere collettivo non può prescindere dalla necessità di preservare e recuperare l’ambiente rurale in sintonia con l’altrettanto basilare sviluppo sostenibile delle aree interne. In tale contesto, la pesca, in quanto strettamente legata al territorio rurale, costituisce uno degli ambiti in cui l’ente pubblico è chiamato a svolgere la funzione di indirizzo e di programmazione dell’uso delle risorse naturali dal punto di vista ricreativo.

L’ittiofauna delle acque dolci pubbliche è un bene indisponibile dello Stato e come tale va tutelato ed amministrato. L’Unione Europea indica le linee guida da seguire con delle “direttive” tenendo conto delle diverse esigenze di carattere produttivo ed ambientale, tra queste le più rilevanti sono: la tutela dell’ambiente naturale; la salvaguardia e la tutela delle biodiversità delle specie acquatiche, con particolare riferimento a quelle autoctone; lo sviluppo di attività piscatorie eco-compatibili ed eco-sostenibili; la valorizzazione degli aspetti sociali legati alla pesca ed alle tradizioni piscatorie rilanciando nelle acque pubbliche e private le attività sportive di tipo amatoriale ed agonistico.

Tali esigenze si devono però conciliare con le modificazioni dell’ambiente ad opera dell’uomo. In questa ottica il Piano Ittico, con annessa la Carta Ittica, è lo strumento che regolamenta la pesca e detta le linee guida da seguire considerando le ragioni dell’ambiente, degli sportivi e dei mutamenti ambientali indotti dall’uomo. Fra questi quello più rilevante è il crescente utilizzo dell’acqua, non solo per uso agricolo ma soprattutto civile ed industriale che sta causando negli ultimi anni una “crisi idrica” che aggrava i già presenti effetti negativi dell’inquinamento chimico, biologico e fisico.

L’intento della Carta Ittica della Provincia di Benevento, ha spiegato il professore Varricchio, è stato dunque quello di fotografare la situazione delle popolazioni ittiche dei corsi d’acqua sanniti al fine di indicare alle istituzioni locali le linee guida sulle quali procedere per rispondere alle esigenze di carattere ambientale e produttivo. Il confronto tra variabili ambientali di natura biologica ed idrologica costituisce uno degli obbiettivi principali di strumenti gestionali come la Carta Ittica.

Da queste premesse sono state avviate indagini con la raccolta, elaborazione e stesura di dati, seguita da un’attività di rilievo in campo, con l’ausilio di strumentazioni appropriate in ciascun specchio d’acqua: la documentazione redatta ha consentito di indicare il piano integrato di gestione delle specie ittiche presenti nelle acque provinciali, teso ad individuare gli ambiti di maggior rilievo ittiofaunistico, gli ambienti acquatici di maggior valore naturalistico ed infine fornire le principali linee programmatiche di gestione dell’attività di pesca e di tutela del patrimonio ittico.

L’odierna condizione delle acque è fortemente modificata rispetto al recente passato: esigenze economiche e, talvolta, errate programmazioni gestionali del territorio hanno influito sulla naturale qualità dei bacini idrografici trasformando pesantemente le originali caratteristiche ecologiche dei fiumi.

In generale, inquinamenti da scarichi di origine agricola e urbana, prelievi idrici per usi idroelettrici, potabili e irrigui, arginature, modifiche morfologiche degli alvei e delle sponde, hanno diminuito il livello qualitativo degli ambienti acquatici influendo di conseguenza anche sulla quantità e la qualità dei popolamenti ittici originariamente presenti. Queste pratiche hanno però favorito anche l’insorgere di complessi fenomeni di trasformazione delle biocenosi acquatiche, provocando spesso effetti negativi sulle specie autoctone ed endemiche fino a determinare in alcuni casi l’estinzione di intere popolazioni. Un ulteriore fonte di modificazione sulla struttura delle popolazioni ittiche operata dall’uomo è ovviamente legata direttamente all’attività di pesca.

La tutela della fauna ittica e la gestione della pesca nelle acque interne si basano su alcuni principi fondamentali tra i quali la conoscenza dell’ambiente acquatico, delle popolazioni ittiche, la qualità chimico fisica dell’acqua, la portata d’acqua dei corsi, l’adeguata pratica di pesca e/o il corretto comportamento dei fruitori dell’ecosistema idrologico-ambientale.

Sulla base di tali principi non si può immaginare una corretta gestione di un sistema complesso senza la proficua collaborazione e il coinvolgimento attivo delle Associazioni Piscatorie Provinciali, associazione ambientaliste, associazioni di categoria del mondo agricolo-artigianale-industriale, guardie provinciali volontarie, guardie forestali, istituti scolastici, enti di ricerca ed Università, comitati cittadini sensibili alle tematiche ambientali ed enti locali.
Le Acque Pregiate fanno parte di un ecosistema ancora sufficientemente integro e ben conservato ma, rispetto alla rete idrografica provinciale, negli ultimi anni, si sono ridotte le aree di pregio ambientale e, pertanto, bisogna operare in ordine alla conservazione delle stesse e/o al recupero di quelle degradate.

Di queste acque pregiate, sono stati individuati alcuni transetti fluviali particolarmente interessanti sotto il profilo della conservazione della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico, da sottoporre a un particolare regime di salvaguardia finalizzato a limitare il prelievo alieutico ed i potenziali impatti sull’ecosistema acquatico.

Tali acque sono state classificate come acque pregiate sottoposte a regime di salvaguardia. Tutte le altre acque interne della Provincia di Benevento o tratti di esse, comprese quelle in concessione FIPSAS sono state invece classificate come acque secondarie.

I Transetti della Provincia di Benevento da sottoporre a un particolare regime di salvaguardia sono stati così indicati:

– TAMMARO: 1° Tratto: Dal fiume che va dal ponte di Pesco Sannita verso il paese (riferimento: Lavaggio) per 2 Km; 2° Tratto: Dalla diga di Campolattaro per 2 Km fino alla Contrada Puparuoli; 3° Tratto: Da Ponte Calise (Pago Veiano – Zona Calise) per 2 Km a salire.

SASSINORO: 1° Tratto: Dalla sorgente per 2 Km a scendere verso l’abitato; 2° Tratto: Dal ponte di Sassinoro al mulino ad acqua per 1 Km.

TAMMARECCHIA: Dal ponte della Provinciale di Circello a scendere per 2 Km dopo Selvapiana.

TITERNO: 1° Tratto: Torrente Vallantico. Dalla località Mastramici (Pietraroja) a scendere verso la foce del Titerno nella piana di Civitella Licinio; 2° Tratto: Torrente Torbido. Dalla località Monte Fucina (Pietraroja) a scendere verso la foce del Titerno nella piana di Civitella Licinio.

TORRENTE GRASSANO: 1° Tratto: Dal mulino Capasso alla foce con il Calore Irpino.

La Carta, inoltre, in aggiunta a quanto già sopra indicato, per ciascun transetto fluviale di interesse ittico prevede la zonazione delle acque in: Zona a Ciprinidi; Zona a Salmonidi; Zona Mista (salmonidi/ciprinidi reofili); Zona Gamberi di acqua dolce.

Ecco di seguito le specificazioni territoriali
-TAMMARO: Zona Mista
-SASSINORO: Zona a Salmonidi
-TITERNO (Torrente Vallantico e Torrente Torbido “Pietraroja”): Zona Mista – Zona Gamberi di acqua dolce
-TORRENTE TAMMARECCHIA: Zona Mista
-TORRENTE GRASSANO: Zona Mista

Per ogni Zona ittica sono state individuate tre diverse linee di intervento, corrispondenti ad altrettanti obiettivi: 1. Tutela delle specie ittiche autoctone presenti in Provincia di Benevento; 2. Ripristino di condizioni ambientali idonee per la vita acquatica; 3. Regolamentazione della pesca.

Istituire zone di tutela ittica, definite anche zone di ripopolamento, rappresenta un valido sistema per garantire il mantenimento del patrimonio ittico, soprattutto quello salmonicolo e, di conseguenza, un accettabile livello di pescosità dei corsi d’acqua.

In tali ambienti, dove viene vietato l’esercizio della pesca, si cerca di creare una sorta di serbatoio biologico che garantisca il naturale apporto di individui di pezzature diverse dagli altri tratti di fiume localizzati a monte e a valle, dove viene esercitata l’attività di pesca. Tali aree non sono semplicemente chiuse alla pesca, ma vengono gestite anche con semine controllate ed interventi volti a ristrutturare il popolamento ittico.

Un altro strumento di salvaguardia della fase riproduttiva delle specie ittiche di interesse gestionale è l’istituto delle Zone di Frega che a differenza delle Zone di Protezione, per le quali gli strumenti di tutela si orientano principalmente alla protezione del patrimonio biologico presente, assume carattere prevalente la protezione degli habitat fluviali e delle loro capacità biogeniche, al fine di massimizzare il potenziale riproduttivo dell’ittiofauna.

Gli obbiettivi specifici prefissati dalla Provincia di Benevento sono: il mantenimento e l’incremento delle popolazioni di pregio ittico soggette a pressione di pesca; la tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico; lo sviluppo di attività di pesca dilettantistica; la pianificazione della gestione delle acque tutelando la sopravvivenza e la riproduzione della fauna ittica.

Per verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati la Provincia deve quindi programmare specifiche attività di monitoraggio, quali: la verifica dell’efficacia dei ripopolamenti; la verifica dell’efficacia dei diversi istituti rispetto agli obiettivi di pianificazione; la verifica dell’efficacia degli interventi di miglioramento ambientale realizzati (es. substrati artificiali per la riproduzione) o autorizzati (es. passaggi artificiali per pesci); la raccolta organizzata dei dati del pescato; ed emanare specifici regolamenti in merito.

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