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Provincia di Benevento

Casucci (Unisannio): “Accorpamento anticostituzionale”. Cimitile: “Uscire dall’Upi e costituire nuovo organismo”

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“Il Consiglio delle Autonomie Locali dovrà decidere sul futuro delle Province? Questo è solo un maldestro tentativo di nascondere con una foglia di fico la violazione del Costituzione”.

Così il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, commentando la decisione del Governo Monti di demandare ai CAL (organismo che ogni Regione dovrebbe prevedere nel proprio nello Statuto) il compito di definire la procedura di soppressione delle Province a completamente delle indicazioni generali disposte dallo stesso Governo con l’art. 17 del Decreto Legge n. 95 del 2012.

Il Presidente della Provincia sannita, come si ricorderà, nel suo intervento di introduzione alla manifestazione dei presidenti delle Province riunitisi in Benevento alla Rocca dei Rettori venerdì 20 luglio scorso, aveva già denunciato la palese incostituzionalità del Decreto Legge perché esso cancella il vincolo stabilito dalla Carta fondamentale della repubblica che riconosce solo ai Comuni il potere di rivedere le circoscrizione amministrative provinciali.

Cimitile, nel suo discorso davanti ai Colleghi delle altre Province, ricordato lo studio sulla incostituzionalità del Decreto che Antonio Pio Morcone, avvocato e sindaco di Castelfranco in Miscano, aveva illustrato nel corso di un precedente incontro dei Sindaci sanniti, aveva annunciato come imminente l’autorevole parere del Prof. Docente Ordinario di Diritto Costituzionale Comparato dell’Università degli Studi, Felice Casucci. Ebbene, giunge ora tale ulteriore contributo: e il prof. Casucci ha fatto avere la sua autorevole confermava gli aspetti di incostituzionalità dell’art.17.

In effetti il Prof. Casucci rincara la dose. Infatti, fra le altre cose, egli mette in forte risalto un altro fattore sul quale sin qui si era detto molto poco, sostenendo che: “il decreto n. 95/2012 conferma la scelta del legislatore dello scorso dicembre di trasformare le province in enti di secondo grado, espressione dei comuni compresi nel relativo territorio, i cui organi, quindi, non dovrebbero essere più composti su base elettiva, ma su base rappresentativa. Pertanto, sotto quest’altro profilo, restano attuali le censure di costituzionalità formulate sulla base della necessaria legittimazione democratica diretta dell’ente.

Difatti, l’articolo 114 della Cost., a seguito della riforma del Titolo V, presuppone la legittimazione popolare di tutte le istituzioni che formano la Repubblica, quale condizione imprescindibile per una rappresentanza politica piena del territorio. Questo dato è avvalorato anche dalla Carta europea delle autonomie locali del 1985, già ratificata dall’Italia, che collega la sfera di autonomia di un ente locale territoriale all’investitura popolare dei suoi organi (art.3, comma 2).”

Dal punto di vista generale, poi, il docente dell’Ateneo sannita riprende e rilancia la tesi sostenuta dal Prof. Valerio Onida, ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Milano, già giudice costituzionale ed ex Presidente della Corte Costituzionale, affermando che “l’iniziativa governativa in materia di province presenta dei profili di incostituzionalità, soprattutto perché inverte un processo di delega dalle regioni agli enti intermedi in atto da molti anni e contraddice i principi della sussidiarietà, della differenziazione delle realtà territoriali e dell’adeguatezza dell’azione amministrativa.

È, infatti, necessario che l’assetto delle competenze amministrative sia calibrato sulle realtà e sulle esigenze locali secondo il dettato costituzionale”.

Sulla scorta di tali considerazioni di formidabile spessore dottrinario, il presidente Cimitile ha voluto sottolineare che non ci possono essere dubbi sul fatto che il provvedimento col quale il Governo Monti ha stabilito i parametri per la soppressione e l’accorpamento delle Province è incostituzionale.

Il Governo Monti, infatti, ha di fatto fissato persino l’elenco delle Province da sopprimere e, dunque, la presunta consultazione assegnata dal Governo Monti al CAL o addirittura di organi di coordinamento Regioni-Enti locali, che dovrebbero decidere gli accorpamenti delle Province, è solo un ridicolo tentativo di nascondere con una foglia di fico la violazione e il tentativo di aggiramento della Costituzione.

Il presidente della Provincia infine ha attaccato duramente l’UPI (Unione delle Province Italiane) che non solo, a suo giudizio, si è resa corresponsabile di questo attacco alla Costituzione, ma ha agito deliberatamente ai danni delle Province più piccole per tutelare gli interessi delle più forti. Secondo Cimitile è necessario uscire immediatamente dall’Upi e costituire un nuovo Organismo nazionale.

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