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POLITICA

Rifiuti, tegola Seam: la Corte dei Conti boccia la delibera dell’Ato Benevento

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La Corte dei Conti ‘stoppa’ l’operazione Seam. La Sezione regionale di controllo per la Campania – riunitasi in Camera di Consiglio il 20 aprile scorso – ha espresso parere negativo rispetto alla delibera con cui il 23 marzo l’Ato Rifiuti Benevento decideva di costituire la Servizi Ambientali Spa –  Seam, per l’appunto -, società in house a partecipazione pubblica totalitaria per la gestione integrata dei rifiuti urbani.

La società, si ricorderà, veniva poi effettivamente costituita il 27 marzo negli uffici dello studio notarile Santomauro, a Benevento, con la definizione dell’organigramma e la nomina di Giovanna Razzano ad amministratore unico.

Tutto da rifare, dunque? Probabile. L’ennesimo colpo di scena di una vicenda che tanto ha fatto discutere nel Sannio, anche per via della polemica che ha visto contrapposti due avamposti del sistema di governo del territorio: Provincia e Ato, entrambi guidati da ‘Noi di Centro’, partito che fa riferimento al sindaco di Benevento Clemente Mastella.

Quanto al merito della valutazione assunta dalla Corte dei Conti, decisivo l’elemento della tempistica. In ossequio alle previsioni normative del Dlgs 201/2022 (testo che ha ridisegnato la disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica), la magistratura contabile sostiene che il 30 marzo è da considerare il termine ultimo entro il quale andava completato l’intero iter di affidamento del servizio. Per l’Ente d’Ambito, invece, era da ritenere sufficiente la mera adozione dell’atto deliberativo di costituzione del soggetto societario.

Una divergenza di vedute non nuova a chi ha seguito le tappe del ‘caso rifiuti’. A porre le stesse obiezioni della Corte era infatti il Collegio dei revisori dell’Ato che pure esprimeva parere negativo alla delibera di marzo. Dall’altra parte, però, l’Eda allegava e inviava a Napoli un parere di segno opposto a firma del professore Alfredo Contieri.

Per chiudere la disputa, dunque, si aspettava solo che a pronunciarsi fosse la Corte dei Conti. E la pronuncia è arrivata: “E’ solo con la stipulazione del contratto di acquisizione della partecipazione o dell’atto costitutivo che l’ente pubblico acquista la qualifica di socio. Senza contratto – si legge dal parere – non vi è “partecipazione”, intesa come titolarità di un rapporto comportante la qualità di socio, ma solo un atto amministrativo che autorizza un’operazione societaria che dovrà essere realizzata mediante gli atti negoziali a valle”.

Secondo la Corte dei Conti, d’altronde, “se il legislatore avesse voluto fare salve tutte le deliberazioni di costituzione o di acquisizione adottate entro il 30 marzo 2023, come sostenuto nel parere prodotto dall’Ente d’Ambito, si sarebbe espresso in termini diversi, prevedendo, ad esempio, una clausola di salvezza di tutti gli atti deliberativi adottati entro tale data”.

Per la verità, dalle 26 pagine vergate dai magistrati Massimo Gagliardi (Presidente), Marco Catalano (Consigliere relatore) e Tommaso Martino (Referendario) emerge qualche dubbio anche sul Business Plan inviato dall’EdA: “All’interno di detto piano, dopo una descrizione del contesto socio economico in cui verrà svolto il servizio, a pagina 94 e seguenti vengono indicate le proiezioni a partire dall’anno 2024 in poi del conto economico. Dette proiezioni indicano come valore della produzione (cioè valore del servizio reso agli enti partecipanti) la somma di euro 2.500.000. Si presuppone, pertanto, che la somma delle controprestazioni degli enti partecipanti ammonti al predetto importo. Siffatta ottimistica previsione si scontra con un dato di fatto, costituito dalla incapacità di riscossione degli enti partecipanti”. “Ciò significa, in altre parole, – aggiungono i magistrati – che la scarsa capacità di incasso delle entrate proprie, verosimilmente in carenza di azioni correttive di qualche natura allo stato del tutto incerte, non potrà non riflettersi nei versamenti che gli enti partecipanti dovranno effettuare a favore della NewCo; sicché il dato iniziale, ovvero un valore della prestazione costante di euro 2.500.000 si dimostra, ex ante, di ardua realizzazione, inficiando la validità del postulato posto alla base del piano economico finanziario”.

Cosa succederà ora? La palla torna a Pasquale Iacovella, presidente dell’Ato Benevento. Ma possono tornare utili le dichiarazioni che il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola ha rilasciato oggi a “Il Mattino” di Avellino, considerato che la Corte dei Conti ha colpito – con le stesse argomentazioni – anche le procedure messe in campo in Irpinia: “Approveremo una normativa regionale nelle prossime settimane che stabilisce i tempi sul completamento dei trasferimenti degli impianti Stir e l’affidamento dei servizi da parte dell’Ato. Daremo – ha aggiunto il numero 2 di palazzo Santa Lucia – una tempistica stringente ed eserciteremo i poteri sostitutivi se dovessimo ancora registrare dei ritardi”.

Nel pomeriggio le dichiarazioni del presidente Iacovella:Notificato nei decorsi giorni – e regolarmente pubblicato nella Sezione Trasparenza del sito istituzionale dell’Ente – il parere espresso ai sensi dell’art. 5, commi 3 e 4, del D. Lgs. n° 175/2016 dalla Sezione Regionale della Corte dei Conti sulla Deliberazione del Consiglio d’Ambito n° 8 del 24.03.2023 inerente alla scelta delle modalità di gestione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani.

Come ampiamente preventivato, il Collegio non ha ritenuto di modificare l’orientamento negativo espresso nelle analoghe precedenti deliberazioni assunte per gli altri Enti d’Ambito Campani (NA1, NA2, NA3, Caserta ed Avellino), confermando una interpretazione fortemente restrittiva della norma dettata dal D. Lgs. n° 201 del 23 dicembre 2022, ed in particolare del comma 2 dell’art. 33.

L’ulteriore appunto mosso dalla Consulta in ordine al PEF pluriennale, basato sulla differenza tra riscosso ed accertato, non inficia la bontà del business plan redatto, ma impone, come rimarcato anche nel parere, l’adozione di adeguate azioni correttive.

In ogni caso è opportuno sottolineare che il parere negativo della Corte dei Conti non è vincolante, come chiaramente precisato all’art. 5 del TUSP (Testo unico delle Società Partecipate) il quale prevede che, anche in caso di parere in tutto o in parte negativo: “ … ove l’amministrazione pubblica interessata intenda procedere egualmente è tenuta a motivare analiticamente le ragioni per le quali intenda discostarsi dal parere e a dare pubblicità, nel proprio sito internet istituzionale, a tali ragioni”.

Nei prossimi giorni il Consiglio dell’EdA Benevento si riunirà per assumere le opportune determinazioni, le quali saranno ovviamente in linea con le posizioni già assunte dagli altri Enti d’Ambito campani destinatari di analogo provvedimento di diniego da parte della Sezione Regionale della Corte dei Conti.

Risulta confermata la ferma volontà dell’EdA Benevento – già più volte espressa – di rimanere nell’alveo di una gestione pubblica del ciclo integrato dei rifiuti urbani”.    

 

 

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