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POLITICA

La sfida Dem, Pepe: “Con la Schlein per una svolta radicale. Nel Sannio un Pd surreale”

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Si appresta a entrare nel vivo, anche nel Sannio, la battaglia congressuale nel Partito Democratico. Ai soli iscritti, nel prossimo weekend, il compito di partecipare alla scelta dei due candidati che poi si sfideranno alle primarie del 26 febbraio. Ma come da previsioni, la conta dei primi voti espressi nelle regioni “rosse” non lascia spazio alle sorprese: per la guida del Nazareno sarà un derby emiliano tra il Presidente della Regione Stefano Bonaccini e la sua ex vice Elly Schlein. E se il governatore ha già avuto modo di essere a Benevento per raccontare la sua idea di partito, la giovane deputata solo da qualche giorno può contare su un suo comitato di sostegno. Ad animarlo, tra gli altri, Antonella Pepe, candidata per il centrosinistra alle politiche dello scorso settembre. Proprio da lei parte l’approfondimento di Ntr24 sulla battaglia congressuale interna ai Dem.

Antonella, ci siamo, tra tante difficoltà e molteplici rallentamenti sembra avviarsi il congresso del Partito Democratico. La sua scelta si è fatta attendere ma è arrivata: sosterrà Elly Schlein, perché?

“Perché sono convinta che per essere capaci di guidare le nuove generazioni nel tempo nuovo occorre un cambiamento radicale, una sinistra moderna, progressista, ancorata al lavoro e all’uguaglianza. Un’identità chiara e parole comprensibili, coerente con le battaglie che hanno caratterizzato tanti di noi in questi anni”.

I pronostici vedono Stefano Bonaccini favorito, soprattutto in questa prima fase dove a votare saranno soltanto gli iscritti: partita chiusa o pensa che le primarie possano stravolgere le previsioni?

“Sono convinta che le primarie rappresenteranno una sorpresa per molti, soprattutto alla luce di quanto letto in questi giorni, con tesseramenti gonfiati dai soliti signorotti locali, metodi che abbiamo conosciuto e che ci hanno condotto alle fratture profonde di questi anni. Fa quasi specie che a dirlo sia io, ma in un partito che soprattutto nel Sud non vede più l’esistenza di sedi territoriali in cui discutere, di una partecipazione vera e spontanea, vedere così tante persone alle iniziative di Elly sono una vera e propria boccata d’ossigeno. Sono convinta che il nostro popolo, che è sempre più lontano da quello che affolla alcuni tesseramenti, premierà la proposta più innovativa e più all’altezza di cogliere le sfide presenti e future”.

L’area della sinistra Pd, nella quale lei da sempre si riconosce, chiedeva un congresso ‘costituente’ per una discussione profonda su ruolo, funzione e identità del partito. Si è arrivati anche a sollecitare un cambio del nome e del simbolo. L’impressione, dall’esterno, è che alla fine sia stato un congresso come gli altri: un’occasione persa?

“È inutile sottolineare che questo congresso sia stato particolarmente al di sotto delle aspettative e delle intenzioni iniziali. È stato fatto un lavoro straordinario con il nuovo manifesto, tuttavia passato in sordina rispetto alla corsa al posizionamento dei soliti noti. Nei territori, così tanto decantati salvo poi svuotarli di senso, questa discussione non è minimamente arrivata, non è stata veicolata, non ha avuto alcun slancio da parte dei dirigenti locali. Una condizione direi deprimente che tanto dice dello stato di salute della nostra comunità. Mi auguro che sapremo in futuro somigliare un po’ di più a quello che scriviamo”. 

Le prime uscite in Campania della Schlein hanno fatto rumore. “Sono contenta di essere lontana dai signori delle tessere, è un fenomeno preoccupante” – ha dichiarato la candidata alla segreteria nazionale: è un timore che condivide?

“Non è un timore, purtroppo. È una constatazione. In campagna elettorale si è fatta notare l’assenza di autorevoli dirigenti che ora ritroviamo seduti in prima fila, in tutta la regione, per accaparrarsi il beneplacito di qualche candidato. Da membro della commissione regionale registro quotidianamente anomalie, tesseramenti che superano i voti alle politiche, assemblee che si riducono alla compilazione di un verbale, per non parlare dei circoli, esistenti sulla carta ma senza alcuna attività politica”. 

Complici anche le vicende locali, nel Sannio la discussione congressuale non è ancora decollata ma almeno siamo riusciti ad ascoltare Bonaccini. Vedremo qui la Schlein nelle prossime settimane?

“Avremo modo di ascoltare anche Elly, le sue proposte. Non ci interessano prove muscolari, ma offrire al popolo del centrosinistra l’idea che, nonostante tutto, esiste ancora chi fa scelte di libertà e chi preserva la propria autonomia ed un diverso punto di vista”. 

Arriviamo al Pd sannita: da tempo, ormai, il suo cammino è in sintonia con quello del consigliere regionale Erasmo Mortaruolo. Sul congresso nazionale, però, avete fatto scelte diverse considerato che lui è con Bonaccini. Il giorno dopo le primarie tornerete a muovervi insieme?

“Apparteniamo al Partito Democratico, lo abbiamo fondato, ci siamo candidati sempre e solo sotto quel simbolo. Si possono fare scelte congressuali differenti, ma non si smette mai di stare dalla stessa parte, quella del Pd”.

La vicenda del Commissariamento della federazione l’ha vista stranamente in silenzio, eppure il ‘casus bell’ risiedeva proprio nella sua candidatura alle scorse politiche: che idea si è fatta su tutto ciò che è successo? E cosa cambierà nei suoi rapporti con il gruppo dirigente del Pd sannita?

“Credo che lo stato di salute del Pd in provincia di Benevento sia preoccupante. Mi fa specie che chi dovrebbe dirigerlo non si renda conta di ciò. Quello che rilevo è un atteggiamento francamente surreale, si punta a detenere un brand senza accorgersi di quanto lo stesso sia sempre meno attrattivo, arroccato e respingente. Un tessuto sempre più fragile che sta conducendo il Pd provinciale all’irrilevanza. Lo vediamo nelle amministrazioni locali, nell’attività politica messa in campo. Persino in questo congresso non abbiamo visto alcuna iniziativa durante il percorso costituente. Il tutto si è ridotto nell’ennesimo documento a sostegno di tizio o di caio. Conta poco il mio rapporto con l’attuale gruppo dirigente, come dissi in quella nota assemblea, non è certo estromettermi da qualche funzione che mi impedisce di continuare la mia militanza, conta piuttosto il dato sempre più allarmante di una dirigenza chiamata a dirigere poco più che sé stessa. Generali senza esercito, o peggio ancora, un esercito di clienti”.

(Antonio Corbo)

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