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Distretto idrico sannita, il Comitato Abc: “Amministratori sempre più distanti dai cittadini”
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“Il 25 ottobre il Distretto Sannita dell’Ente idrico Campano ha scelto la forma di gestione del servizio idrico per tutti i comuni della provincia di Benevento. Come era stato da tempo preannunciato, la forma prescelta è stata la società mista partecipata al 49% dai privati, nonostante le richieste del Comitato ABC, Unione Popolare, Movimento 5 stelle, sindacati (GGIL e USB), associazioni e 8 sindaci di scegliere la società pubblica per difendere i diritti dei cittadini e tenere l’acqua fuori dal mercato. Questo nel totale disprezzo della volontà referendaria espressa da 26 milioni di italiani e della battaglia continua dei movimenti per l’acqua contro leggi e decreti che puntano a privatizzare tutti i servizi sociali a danno dei cittadini”. Così in una nota Marilina Mucci, del Comitato Abc.
“Quello su cui vorrei si concentrasse l’attenzione – spiega – è il ruolo degli amministratori e l’abisso che si è creato con i loro amministrati. Una seduta pubblica di sindaci si è svolta a porte chiuse, quasi fosse un affare segreto di poche persone: ai cittadini ed alla stampa non è stato permesso assistere, in violazione del principio della libertà di stampa sancito dalla Costituzione. Gli amministratori locali dovrebbero rappresentare i propri cittadini, ascoltare le loro richieste e confrontarsi sui problemi per trovare soluzioni condivise. Solo i sindaci di piccoli comuni (Fragneto M., Fragneto L., Circello, Baselice, Sassinoro, San Lupo, San Nazzaro, S.Arcangelo Trimonte) hanno difeso la gestione pubblica dell’acqua e il ruolo dei comuni nella gestione dei servizi a beneficio delle loro comunità, a dimostrazione che si può fare politica per il bene comune e non essere semplici esecutori di direttive imposte dall’alto. Direttive accettate contro il volere dei cittadini, giustificate con argomentazioni false e imposte con metodi antidemocratici.
Affermare che una società con partecipazione al 51% dei comuni è pubblica, ma si serve delle competenze e delle risorse del privato, è l’assurdità che molti sindaci ripetono – attacca il Comitato -. Quali società private possono portare ad esempio di efficienza e buona gestione? Basta chiedere ai loro cittadini per rendersi conto che i servizi gestiti dal privato non sono affatto a favore delle comunità e mirano solo al profitto dei gestori. Affermare che le società pubbliche sono carrozzoni clientelari, inefficienti rispetto alla capacità di quelle private, è un’altra giustificazione molto usata dai nostri amministratori. Vorrei chiedere loro chi, se non loro, rende società pubbliche carrozzoni clientelari. Se ACS è diventato un carrozzone inefficiente, lo dobbiamo solo ai politici che lo hanno ridotto così e non lo hanno controllato come dovuto. L’inefficienza non è della forma societaria pubblica, ma dei politici che una volta eletti dimenticano il loro mandato. Dimenticano che devono agire nell’interesse dei propri elettori e non ridursi ad esecutori di atti dettati da lobby che perseguono solo i loro profitti. Giustificare, poi, la loro passività con l’obbligo di osservare le leggi è un altro comodo modo per non agire insieme ai loro cittadini per la difesa dei beni comuni.
Vorrei chiedere loro perché non si dimettono, visto che non possono fare nulla – conclude -. Che interesse hanno ad essere solo esecutori che tradiscono il loro mandato? Il consiglio di distretto Sannita dell’Eic si è comportato in modo vergognoso e antidemocratico. I cittadini dei loro comuni dovrebbero chiederne le dimissioni. Il distacco dai cittadini è evidente, come è evidente la loro sfiducia nelle istituzioni. Sfiducia che spesso li ha portati a rinunciare a lottare e a subire passivamente, ma che ora ricominciano a ribadire il loro diritto ad essere partecipi delle decisioni che li riguardano e difendere i loro diritti. Le tante persone che hanno protestato il 25 ottobre contro la decisione dell’Eic hanno dimostrato il cambiamento: la sfiducia verso questi politici resta, ma non ci sono più rassegnazione e passività. Noi non rinunciamo a lottare e a denunciare la deriva della politica e la necessità di cambiare. Vogliamo politici competenti servitori dei cittadini e difensori dei beni comuni”.