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POLITICA

Alluvione, Moriello (Pd): “Per la manutenzione dei fiumi si realizzi il progetto proposto da Mortaruolo”

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“ventiquattro mesi. Due anni. Tanto è il tempo che è passato da quel giorno di alluvione. Ci ritroviamo qui come al solito a parlare di soldi che non sono stati erogati, di burocrazia e istituzioni che sono lente o non funzionano, della politica che non fa nulla. Ma noi cittadini sappiamo essere tali, rispettare gli altri quando operiamo nella società civile?”. Così il coordinatore Pd di Telese Terme Gianni Moriello interviene nel secondo anniversario dell’alluvione che ha colpito il Sannio.

“Nei Paesi minimamente seri, come gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Germania, per dirne solo alcuni – scrive l’esponente del Pd -, quando realizzi una casa, una fabbrica, una infrastruttura in zone pericolose, sia a rischio alluvioni, frane, sisma, Tsunami, ecc, il singolo cittadino o imprenditore deve stipulare una polizza assicurativa. Perché, si dirà? Perché in questi Paesi il cittadino deve rispettare la comunità, ovvero non deve far ricorso ai soldi della collettività per mettere a posto le strutture, e magari rinnovarne la presenza, in aree a rischio quando vengono danneggiate. Un Paese serio non risarcisce, o condona. Non spreca soldi della collettività. Un Paese serio impedisce di realizzare in aree a rischio e obbliga ad utilizzare norme e materiali per garantire la sicurezza non solo umana ma anche delle strutture. Qual’è la differenza con la nostra Italia, quindi, si dirà? La differenza, sostanziale, scientifica, istituzionale, politica, economica e di rispetto degli altri è che noi non impediamo di realizzare in  aree pericolose, dove sappiamo già che accadrà l’inferno.

La realtà, infatti – prosegue la nota -, ci dice che quando si realizzano i piani di rischio, la formazione è tecnica, e, purtroppo, l’approvazione diventa politica, con la scusa di essere “istituzione”. Cioè siamo noi cittadini ad approvarlo. Perché deleghiamo. Ma non sappiamo delegare. O lo sappiamo e ci interessa proprio per quello, per ovviare. Si, “è a rischio, ma per questa volta…… approviamolo così!” Spesso siamo gli artefici della nostra eutanasia sociale e comportamentale. Il lamentarsi del politico di turno è solo uno specchietto per le allodole, per coprire le nostre inconsistenti, e a volte, criminali coscienze. Eh si, perché in questo triste anniversario mi sarei posto una domanda, prima di aspettare i soldi di un risarcimento in molti casi completamente ingiusto: mai piani di rischio sono stati rispettati? Abbiamo costruito a debita distanza da fiumi, fossi, torrenti e pareti montane?

Ci accorgeremo un giorno, per chi non vuole ancora ostinatamente capire – aggiunge la nota -, che non solo era ed è importante manutenere i fiumi, i torrenti ed i fossi, ma che quando sono state concesse le autorizzazioni non è stato utilizzato nemmeno il buon senso e le dovute calcolazioni tecniche per verificare, quantomeno, se la piena poteva fuoriuscire dall’alveo, sia quello attuale, sia quello storico ma anche quello scomparso, tombato, che alcuni geologi sanno riconoscere. Si realizzi, quantomeno, il progetto di manutenzione dei fiumi Tammaro, Calore e degli affluenti, quello proposto dal Consigliere regionale Mortaruolo,  e si avvi in modo serio una fase di coordinamento tra gli uffici tecnici comunali per concordare e far rispettare regole comuni, che esistono già, anche rendendo stringenti le norme del Piano di Coordinamento Territoriale.

Senza interventi le aree si alluvioneranno di nuovo – conclude Moriello -. La Natura non fa politica. E non è un problema di tempo e di saperi. Queste norme, molte di esse, sono in vigore da 30 anni. Però adesso basta scaricare il letame sul terreno degli altri. Basta, quindi questo indecente scaricabarile che pulisce coscienze e ti alleggerisce le responsabilità. Il prezzo più alto, in questi disperati casi meridionali, lo paga la collettività interamente. Non solo e non tanto per il denaro da impiegare per mettere a posto (chissà fino a che punto!), le strutture ed infrastrutturale danneggiate, ma soprattutto perché le nuove generazioni, nel caso decidessero di rimanere qui, abiterebbero comunque in zone insicure. Se non capiamo almeno questo, è inutile fare articoli, apparire sui giornali, intimare perdite di lavoro nelle imprese, lamentarsi della politica e delle istituzioni. E’ da ipocriti. Lo stiamo diventando sempre più spesso, per paura di perdere visibilità. Ma non è quella che andrà via da queste terre. Fidatevi”.

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