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Bue Apis, l’Archeoclub: “Proteggiamolo dai vandali e diamogli la visibilità che merita”

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“Il monumento (dal latino monère) rappresenta da sempre l’anelito all’immortalità. Per questo motivo, oltre a ricordare il passato, esso pretende il rispetto anche per il luogo dove sorge, in quanto sacro per l’umanità e quasi diventato divino per le generazioni future. Il bue Apis, o meglio il toro Apis, per come si trova all’imbocco del viale che porta al Santuario della Madonna delle Grazie, è un esempio lampante della negligenza, della trascuratezza, dell’ignoranza di chi dovrebbe tutelare le testimonianze storiche della nostra storia, il grado di elevata civiltà che Benevento ha incarnato nel corso dei secoli”.

A denunciarlo in una nota è la sezione beneventana di Archeoclub d’Italia, che settimanalmente sta mettendo in evidenza “la trascuratezza dei propri tesori monumentali sottolineando la negligenza degli Enti preposti alla loro tutela”.

“Questo reperto storico di capitale importanza per la città – si legge nel comunicato – si trova isolato e privo di qualsiasi protezione in un posto che certo non assicura visibilità, quasi messo in disparte ed abbandonato ad un vandalismo che cresce in misura esponenziale. I passanti non lo degnano di uno sguardo perché, per mancanza di attenzioni; e lì, come i cavoli a merenda, circondato da erbacce ed immondizia volge il culo ad un distributore di benzina la cui presenza sminuisce il valore storico ed artistico del monumento. Domandate a qualcuno dove questo monumento che ci invita alla riflessione sulle passate stagioni del tempo di Benevento, si trovi; quel qualcuno vi risponderà beffardamente che si trova vicino, ad un distributore di benzina. Bel progresso! Forse meglio di noi hanno fatto i barbari!

Cominciamo perciò a rendere il posto più gradevole alla vista eliminando quella “munnezza” che sembra essere lascito monumentale della nostra epoca e valorizziamo il Toro Apis circondandolo con una idonea protezione che ne richiami l’attenzione ed un’aiuola fiorita che gli dia un sorriso magari illuminandolo con un faro come è consuetudine fare per le opere importanti. Insomma – conclude l’Archeoclub – valorizziamolo e proteggiamolo e, se proprio non si è capaci di fare tutto questo, solleviamolo da un contesto nel quale si trova notevolmente a disagio”.

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