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POLITICA

Maltempo, il Meetup Grilli Sanniti Benevento: “Quello che è accaduto è cronaca di un disastro annunciato”

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Pubblichiamo la nota giunta in redazione del Meetup “Grilli Sanniti” Benevento sull’alluvione che ha colpito Benevento e il Sannio, in cui a quasi tre giorni dall’evento calamitoso denunciano cause e responsabilità di quello che definiscono “un disastro annunciato.”

Di seguito la nota:

“Abbiamo ancora il cuore listato a lutto per le vittime, per le devastazioni e la tragedia che ha colpito beneventani e sanniti. La solidarietà spontanea della popolazione ci ha commosso, da cittadini prima che da attivisti politici. Centinaia di persone, tanti giovani e giovanissimi, sono scese in strada per contribuire a lenire la ferita inferta alla nostra città. Hanno lavorato gomito a gomito con i Vigili del fuoco, la Protezione civile, l’Esercito. Hanno donato beni di prima necessità per le famiglie più danneggiate e attivato raccolte di fondi per la ricostruzione. Benevento non ha lasciato spazio allo sconforto, all’angoscia. Benevento ha reagito facendo leva sullo spirito comunitario, dimostrando che quello spirito è in grado di salvarla e rimetterla in piedi.

Il livello delle acque dei fiumi è sceso, così come quello delle polemiche. Noi siamo rimasti in silenzio, non perché non avessimo bisogno di porre domande, di capire e di sapere. Ma molti di noi, a titolo individuale, erano tra i volontari. “È ora di spalare, non di parlare”, ammoniva severamente, e a ragion veduta, qualcuno. Ora che, piano piano, ci avviamo a recuperare la normalità, inevitabilmente, arriva, per una forza politica, il momento della riflessione.

È vero. In meno di nove ore sono caduti 165 mm di pioggia: nessun territorio avrebbe superato la notte indenne. Ma è pure vero che, per dirla con la scrittrice Emilia Bersabea Cirillo, “non si può costruire dappertutto, nell’alveo del fiume, sulle sciorte, nei pantani, sulle sponde dei laghi, nei declivi dei colli, non si può erigere sulle terre fragili, sulle alture di argilla, nelle valli alluvionali”.

Un simile approccio di sviluppo è frutto del passato, di un’idea sbagliata di crescita, che coincide con il consumo indiscriminato di territorio e l’incuria per la natura. È un principio generale che ha consentito che si facesse scempio del nostro territorio. La riflessione, però, ha carattere generale e consente di addurre attenuanti e alleggerire il peso delle responsabilità di chi il territorio lo ha amministrato e ha preso decisioni.

I fiumi Calore e Sabato hanno manifestato ripetutamente la loro insofferenza per l’incuria e per i tentativi maldestri di chi ha provato ad addomesticarli. Nel 2010, nel 2013, nel 2015 piogge martellanti, seppure previste, hanno creato danni enormi alle popolazioni e agli operatori economici. Le soluzioni adottate da chi si era impegnato a mettere in campo azioni, perché “simili tragedie non devono ripetersi”, sono state fallimentari, poco efficaci, oltre che costosissime (per fare un esempio, lo scolmatore di Via Napoli).

Il MoVimento Cinquestelle lo aveva denunciato, a gennaio. Scrivevamo, infatti, che “la logica di appaltare a ogni costo ha reso tutti più distratti perché l’importante è aprire comunque i cantieri: che siano sponde fluviali, marciapiedi o fontane poco importa. Stavolta, però i “soliti (ig)noti” si sono spinti oltre e hanno sfidato la natura, meno propensa a perdonare, e il fiume, che, come sempre da mille anni, continua a fare il suo corso senza preoccuparsi di cose umane, troppo umane: cantieri, fondi e appalti”.

Dunque è arrivato il momento di porre una serie di domande al sindaco e ai suoi collaboratori più stretti.

Il bollettino meteo della Protezione civile, datato 14 ottobre, informa le autorità che i fenomeni piovosi “potrebbero determinare scenari di rischio sul territorio regionale in tutte le zone di allerta”.
La nota, in particolare, invita gli enti e i sindaci, per quanto di loro competenza e responsabilità in materia di protezione civile, “a disporre la vigilanza sul territorio di propria pertinenza per verificare il regolare funzionamento del reticolo idrografico e dei sistemi di raccolta e allontanamento delle acque piovane”; a disporre “il controllo delle aree alluvionali”.

Inoltre, avverte “di prestare attenzione alle zone depresse del proprio territorio, ai sottopassi stradali, ai luoghi e alla rete stradale prossimi a impluvi, canali e corsi d’acqua soggetti ad allagamenti, provvedendo, a ragion veduta, la chiusura al transito veicolare, individuando eventuali percorsi alternativi”. Infine, la Protezione civile invita le autorità “a informare la cittadinanza residente nelle zone a rischio allagamenti sulle norme comportamentali ai fini dell’autotutela e per la messa in sicurezza dei beni esposti”.

Il sindaco Pepe ha agito in questa direzione?

1)Il sindaco Pepe ha raccontato di essere stato svegliato nel cuore della notte dai cittadini di alcune località già flagellate dalla pioggia. Non abbiamo alcun motivo di dubitare che, dalle 2.00 di notte, sia stato in giro per la città a verificare di persona la situazione. Ma ci è difficile comprendere come sia possibile che, nonostante gli allarmi lanciati attraverso i social network, non ci sia stata nessuna comunicazione da parte sua. Eppure, sarebbe bastato un sms o un post, che si sarebbe diffuso viralmente. Il sindaco di Vitulano, ad esempio, alle 4,30 circa ha comunicato via Facebook la chiusura delle scuole e ha avvisato la cittadinanza dell’emergenza in atto. A Benevento, invece, l’ordinanza sindacale di chiusura delle scuole è stata diffusa solo alle 7.50, quando ormai il personale ATA e moltissimi studenti, soprattutto dei paesi limitrofi, erano già a scuola.

Possibile che, nell’arco sei ore, dalle 2.00 e alle 8.00. il Sindaco non si sia reso conto dell’entità del fenomeno e non sia riuscito ad assumere un provvedimento a tutela dei cittadini?

2)Lo scolmatore di via Napoli è costato circa mezzo milione di euro. La sua efficacia è stata proporzionale alle cifre spese? O si è rivelato essere un palliativo? A chi va imputata la responsabilità del fallimentare intervento?

3) Tombini e pozzetti non hanno funzionato perché erano occlusi? L’amministrazione ha assolto all’obbligo dell’ordinaria manutenzione della pulizia delle strade della città e delle contrade?

L’amministrazione Pepe non poteva chiudere peggio la sua parabola. Sicuramente il nome del Sindaco resterà imperituro nei libri di storia locale, associato alla peggiore catastrofe dopo il terremoto del 1980 che abbia colpito il Sannio, i suoi cittadini, la sua economia. I posteri daranno un giudizio complessivo.”

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