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Petrolio e ‘Sblocca Italia’, lettera aperta dei ‘No Triv’: “In questa battaglia c’è bisogno della partecipazione popolare”

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Petrolio e ‘Sblocca Italia’. I ‘No Triv’ del Sannio inviano una lettera aperta ai cittadini e alle amministrazioni del Sannio, proponendo Consigli comunali aperti sull’argomento e maggiore partecipazione civile.

“Uno spettro pare agitare negli ultimi tempi i sonni del ceto politico sannita: il petrolio. Destati poco delicatamente da catalessi più che decennale, d’improvviso i nostri amministratori scoprono la minaccia delle trivellazioni e, finalmente concordes in unum, si levano come un sol uomo, rectius: come una sola donna, considerata la capofila di tanto inaudita sollevazione, da destra e da (sedicente) sinistra, in impari battaglia contro le multinazionali degli idrocarburi, al grido pugnace di ‘No Triv’:

Noi, popolino da sempre uso a riunirsi in comitatini per combattere questa ed altre battaglie in difesa del territorio e della salute, dobbiamo crederci e compiacercene? Possiamo finalmente concederci il lusso di rilassarci ed elevare ringraziamenti al cielo, per ritrovarci finalmente i nostri sagaci, ed ora pure audaci, signorotti pronti a condurre il popolo alla dura pugna? Non vorremmo passare per malfidenti, né tantomeno per irriconoscenti, ma ci concederemo il lusso di dubitarne, in ciò confortati dalla storia almeno dell’ultima decade e dalla cronaca dei giorni nostri.

I meri fatti invero ci portano a nutrire fortissime perplessità. Ad esempio, che i feudatari locali non abbiano ritenuto di proferire verbo, quando il presidente del Consiglio ha bollato con parole di profondo disprezzo i villici del contado che da anni si oppongono al neocolonialismo petrolifero, né tantomeno pensato di far esprimere i propri partiti in difesa delle ragioni che ora con tanto vigore pretendono di sostenere. Oppure, che in tutto il tempo trascorso dalla presentazione dei progetti alle amministrazioni locali, non sia stato prodotto uno solo degli atti amministrativi necessari ad un contrasto efficace.

O ancora, che in questo stesso periodo, nessuno del ceto politico si sia mai preso la briga di informare le cittadine ed i cittadini della tegola che sta per cadergli tra capo e collo, preferendo tenere il tutto gelosamente rinchiuso in qualche recondito cassetto: per incapacità? Malafede? Ignoranza? Difficile da stabilire, ancora di più decidere cosa sarebbe peggio.

Ameremo perciò proporre una diversa chiave di lettura, per questo improvviso risveglio di gente finora letargica, chiave di lettura che si riassume facilmente in una sola parola: elezioni. In primavera si vota per le Regionali ed i nostri Signori, e Signore, locali si dibattono nella necessità di conciliare diverse esigenze: prima tra tutte, naturalmente, quella di conservare gli scranni.

Ora, torna un po’ difficile raccattare consensi tra una popolazione che comincia a rendersi conto della situazione reale, grazie all’opera di informazione svolta sempre dai soliti comitatini, costretti in questo a fronteggiare enormi difficoltà, non di rado frapposte dagli stessi novelli araldi dell’antitrivella (ogni riferimento al boicottaggio attivo del campeggio No Triv, svoltosi in agosto a Morcone, è puramente voluto, e potremmo citare azioni anche più gravi contro iniziative dello stesso segno nell’Alta Irpinia).

Qualcuno potrebbe cominciare a dubitare dell’opportunità di continuare a concedere fiducia a chi non esita a spalancare le porte all’ennesima, e probabilmente definitiva, devastazione speculativa dei nostri territori. Così, ci si inventa un’opposizione di facciata nel tentativo di ricostruirsi una certa credibilità. Ma quanto può essere credibile chi chiacchiera di No Triv a Benevento, per giunta solo sotto elezioni, e non una parola sul tema spende nelle reali sedi decisionali? Chi accetta senza battere ciglio una Sen (Strategia Energetica Nazionale), bipartisan, che punta al raddoppio dell’estrazione di idrocarburi? Chi per anni ha ricoperto incarichi di primo piano in Regione Campania e mai niente di concreto ha detto o fatto per fermare le trivelle? Chi ciancia di eccellenze locali, olio, vino, agriturismo, etc… senza minimamente spiegare come tutto questo potrebbe mai conciliarsi con le ‘coltivazioni petrolifere’?

In realtà, motivi di preoccupazione seri ce ne sarebbero, sia per quanto riguarda la questione del petrolio in sé, sia per ciò che attiene alla definizione dei poteri e delle prerogative delle comunità locali, cioè delle assemblee che dovrebbero rappresentare le istituzioni democratiche di prossimità, Comuni e Regioni. Sono motivi dotati di coordinate ben precise: Decreto Legge n° 133 del 2014, nome altisonante, come si conviene ad ogni editto imperiale: ‘Sblocca Italia’, e parecchi soprannome, subito affibbiati dal solito popolino dei comitatini: ‘Sbrocca Italia’, ‘Buca Italia’, ‘Trivella Italia’, etc…

E sono motivi che si muovono tutti in una stessa direzione, furto di sovranità popolare ai danni delle comunità locali, in favore dei prestanome governativi di interessi sovranazionali; e convergono verso un unico fine, cioè il profitto speculativo che il capitalismo neocoloniale intende estrarre dai territori, senza cura alcuna della salvaguardia dell’ambiente e delle popolazioni che li abitano.

Per comprendere il peso delle multinazionali petrolifere nei circoli governativi, d’alto canto, basta confrontare il Renzi – pensiero di appena due anni fa sull’energia, centrato sulle fonti rinnovabili a discapito degli idrocarburi, con quello del Renzi diventato nel frattempo presidente del Consiglio: piena conferma della Sen (Strategia Energetica Nazionale) elaborata dal governo Monti e approvata con consenso bipartisan, e drastica accelerazione sulla strada delle estrazioni di petrolio e gas.

Sul piano ambientale, lo ‘Sblocca Italia’ si può serenamente definire come un’enciclopedia degli orrori: addirittura un florilegio di mostruosità ecologiche, tra ulteriore cementificazione, libertà di esproprio e assoggettamento di fatto dei piani urbanistici ad interessi privati, moltiplicazione ad libitum dei siti di ‘interesse strategico nazionale’, mancate, o finte, bonifiche di siti inquinati, cancellazione di vincoli procedurali per i progetti petroliferi, nuove autostrade assolutamente inutili, tap, cioè il gasdotto che ha già provocato la sollevazione di mezza Puglia, apertura alla privatizzazione dell’acqua pubblica, moltiplicazione delle gestioni commissariali: per la ricostruzione di Bagnoli, ad esempio, come se in Campania non conoscessimo benissimo gli ‘eccellenti’ risultati prodotti dai Commissari, tipo quello all’emergenza rifiuti…

Ma ancora più grave, se possibile, è lo stravolgimento del quadro normativo, con la ricordata centralizzazione di poteri a discapito delle comunità locali. D’altro canto, si tratta di un processo di accentramento perfettamente coerente con il progetto di riforma del Titolo V della Costituzione, che va avanti da tempo e che il governo Renzi sostanzialmente anticipa per decreto, e con la sottrazione di sempre più ampi spazi di democrazia alle cittadine ed i cittadini: come non ricordare la farsa delle recenti elezioni Provinciali, che hanno visto un ceto politico arroccato su sé stesso, a Benevento arroccato anche in senso letterale, nominare cariche istituzionali che solo i cittadini dovrebbero avere il diritto di scegliere?

Di fronte all’arroganza dello ‘Sblocca Italia’, in un momento di estrema criticità che per sé stesso pone anche opportunità di azione, qualcosa comincia a muoversi e monta la rivolta popolare. Si è cominciato con un presidio molto partecipato davanti Montecitorio, due giorni di picchetti tra il 15 e 16 Ottobre, che hanno visto centinaia e centinaia di persone affermare con forza il proprio diritto alla salute ed alla democrazia.

Nell’immediato, si proseguirà il 7 Novembre con una manifestazione nazionale proprio in quella Bagnoli ‘commissariata’ per decreto, cui anche da Benevento si sta organizzando una forte presenza, insieme con le sorelle ed i fratelli dell’Alta Irpinia, con i quali ormai da tempo condividiamo la lotta contro le multinazionali del petrolio: ‘Stessa terra, stessa lotta’. Si moltiplicano assemblee, proiezioni, dibattiti, incontri. In particolare, prende sempre più piede l’iniziativa, partita da quella Basilicata già devastata da anni di trivellazioni, volta a chiedere l’adozione da parte dei Comuni di delibere che impegnino la Regione di appartenenza ad impugnare il decreto davanti la Corte Costituzionale.

Portata dagli attivisti del Coordinamento Provinciale No Triv all’attenzione di alcuni Sindaci, riuniti in quel di Morcone alla presenza della sig.ra Mastella e del neo assessore regionale Fucci, da poco titolare di una finora inedita delega alle attività di ricerca petrolifera, questa proposta di delibera ha immediatamente incontrato l’approvazione degli astanti. Non fatichiamo a capirne le motivazioni.

Gli atti politici si pesano, ed un atto dal forte significato politico se adottato in un territorio i cui abitanti già pagano sulla propria pelle lo scotto dell’industria estrattiva, rischia qui di trasformarsi, nel migliore dei casi in uno sgravio di coscienza per anni di inadempienze al limite della collusione; nel peggiore, e più probabile, in un argomento utile da sbandierare in campagna elettorale, per dimostrare un interesse ed un’opposizione che in realtà non ci sono mai stati.

Perciò, sulla strada di queste delibere, che sicuramente approviamo, proponiamo di fare un passo in avanti ed avanziamo una modesta proposta: che siano discusse in seno a Consigli Comunali ‘aperti’ all’intervento di cittadine e cittadini, movimenti, associazioni, Consigli da convocare ad hoc e nel più breve tempo possibile.

Che il ceto politico, invece di limitarsi ad un frettoloso, indolore e strumentale copia e incolla nelle segrete stanze, venga a confrontarsi con la popolazione, venga a farci capire anni ed anni di omissioni, inefficienze, dimenticanze, sottovalutazioni, distrazioni… Che la si smetta con questo squallido scaricabarile tra potentati locali ed autorità centrale, che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Che si restituisca un minimo senso a quella qualifica di ‘rappresentanti’, da troppo tempo usurpata. Che si assolva al primo e più importante compito delle istituzioni democratiche, quello di favorire la partecipazione dei cittadini, di informarli compiutamente e di discutere concretamente sulle scelte che determineranno il loro futuro.

Che si risponda, a questo tentativo di furto di sovranità popolare, con un gesto forte che al contrario la sovranità popolare rimetta al centro della scena e dell’azione politica. Questo chiediamo a tutti i Consigli Comunali del Sannio, e a pretendere questo esortiamo tutte le cittadine ed i cittadini, che riprendano in mano la propria vita.

Quella che tutte e tutti noi affrontiamo è una battaglia dagli esiti potenzialmente disastrosi e dalle posizioni sicuramente impari. Allo strapotere economico delle multinazionali – evidentemente non solo economico, se un dirigente della società che da qui a breve potrebbe iniziare a trivellare a pochi km da noi, a Gesualdo, può permettersi di dichiarare impunemente di poter contare sull’appoggio degli amministratori locali – a questo conclamato strapotere potremo opporci solo con una forte coscienza ed una caparbia volontà popolare. Altrimenti, per la nostra terra non ci sarà alcun futuro.

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