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Sindacati

Abolizione e riforma degli Enti provinciali, Bosco (Uil): “Il Sannio ha bisogno di un collante”

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“Tutta una serie di ragioni, non ultima quella delle lotte per arrivare alla presidenza delle varie province, fanno capire che lo scenario politico potrebbe essere cambiato”. E’ il commento del segretario generale della Uil di Benevento e Avellino, Fioravante Bosco, in merito alla riforma degli Enti provinciali.

“Nell’agosto 2013 – prosegue la nota – si pensava a una manovra in tre tempi: prima le Province dovevano essere svuotate dei propri poteri; poi cancellare dalla Costituzione repubblicana la parola «Province»; infine, con una terza legge, depennarle definitivamente. A questo punto, sul territorio sarebbero rimasti operativi solo le regioni, i comuni e le unioni di comuni.

Ma sembra – aggiunge bosco – che l’intenzione del governo Renzi sia un’altra. Difatti, abolire il termine Province dalla Costituzione non significa nulla, se si tiene conto che nemmeno le unioni dei comuni e le comunità montane sono previste dalla stessa Carta costituzionale. Quindi, pur scomparendo dall’art. 114 della Costituzione la parola Province, c’è il rischio concreto che esse possano continuare a sopravvivere. Insomma, con una riforma come quella proposta da Renzi, si rischia di avere enti provinciali che hanno poteri e funzioni notevoli e che possono rimanere in vita in maniera indefinita. Si pensi alle unioni dei comuni: si tratta di enti che, come già detto, la Costituzione non conosce e non regola, ma che esistono ugualmente. Un ente territoriale, insomma, non ha bisogno di essere previsto dalla Costituzione per essere attivo.

Ecco il possibile senso della riforma costituzionale – spiega Bosco – contenuta nel disegno di legge n. 1429 del 2014: viene abolito il nome delle Province, quindi solo l’etichetta, ma non la loro esistenza concreta. Quello che era il disegno iniziale di abolizione vera e propria delle Province, adesso sembra essere cambiato di fatto: le Province continueranno forse a operare e si peggiorerà la situazione, perché almeno le vecchie Province dovevano essere elette dai cittadini, le nuove solo dai sindaci e dai consiglieri comunali e provinciali. In pratica, non risponderanno più del loro operato direttamente ai cittadini. A conferma di questa possibile lettura della manovra governativa, una norma contenuta nella legge Delrio addirittura incentiva le Regioni a trasferire servizi di rilevanza economica alle nuove Province: un altro indizio che esse sopravvivranno molto probabilmente alla cancellazione del loro nome dalla Costituzione.

Resto dell’opinione – sottolinea il segretario della Uil – che dovevano essere soppresse le regioni, visti i disastri economico-finanziari che hanno determinato nel Paese all’indomani del loro varo, avvenuto nei primi anni ’70 del secolo scorso. Sanità, trasporto pubblico locale, servizi socio-assistenziali, turismo, agricoltura sono al collasso. Servirebbe un ripensamento profondo rispetto alla necessità della loro sopravvivenza, in un momento così delicato per il nostro Paese. Senza dimenticare che vi è un migliaio di consiglieri regionali che guadagna cifre folli mentre sono in carica e rendite vitalizie inammissibili quando cessano dalla funzione.

Mi ritengo soddisfatto – conclude Fioravante Bosco – del parziale ripensamento del governo Renzi rispetto alla necessità di mantenere in piedi un ente di area vasta che possa raccordare il territorio e tenerlo saldamente unito. E’ chiaro che, se restano le province, dovranno essere eliminate le comunità montane (in alcune regioni sono già scomparse), gli enti parco, le autorità delle acque, le società partecipate. Il Sannio – così come gli altri piccoli territori della variegata geografia italiana – ha bisogno di un collante, di un’istituzione ben individuata che ne eviti la disgregazione economica, sociale, culturale, demografica e produttiva”.

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