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Trivelle d’Italia, Dommarco chiude il suo tour nel Sannio: “Non abbassate la guardia e difendete la vostra terra”

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Si è chiuso a Sant’Arcangelo Trimonte, il tour nel Sannio di Pietro Dommarco, autore del libro-inchiesta “Trivelle d’Italia”. Una tre giorni che ha portato lo scrittore di origini lucane, ma ora trapiantato a Milano, a parlare dei danni delle trivellazioni e della ricerca di idrocarburi anche nei paesi di Pietrelcina, Apice e Benevento. L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento No Triv, che da mesi sta portando avanti manifestazioni per sensibilizzare la popolazione sannita e far conoscere le problematiche legate al petrolio. Oggi infatti 35 paesi della provincia di Benevento sono interessati da progetti di ricerca di idrocarburi. Ad introdurre l’autore il presidente del Codisam, Nicola Colangelo, comitato nato contro l’avvento della megadiscarica regionale e che oggi si batte per la tutela dell’ambiente. Accanto all’autore, ad illustrare i rischi delle trivellazioni, il geologo Vincenzo Portoghese ed il geochimico, docente dell’UniSannio, Domenico Cicchella. L’interesse dei petrolieri per il Sannio non è cosa recente. Già alla fine degli anni ’60 alcune zone, soprattutto del Fortore, furono trivellate.

Principale problematica legata alla ricerca e sfruttamento di idrocarburi è lo smaltimento dei fanghi di perforazione, tossici. Oggi in Italia c’è solo una discarica per questi rifiuti speciali, in Basilicata. Ma in tutto lo Stivale sono circa 1000 i pozzi petroliferi attivi. “Così – sottolinea l’autore – dalle inchieste della magistratura scopriamo che questi rifiuti vengono spesso smaltili illegamente nelle discariche, in cui poi ritroviamo metalli pesanti ed idrocarburi, oppure vengono affondati nel mare”.

Se nell’immaginario collettivo il petrolio è associato a soldi e ricchezze, in realtà non è così. Almeno per i cittadini. La Basilicata, una delle zone che produce più idrocarburi in Europa, è di fatto la terza regione più povera d’Italia.

Ad alimentare l’interesse delle società petrolifere verso l’Italia, anche la politica energetica varata dall’ex ministro per lo sviluppo economico Passera, che punta a raddoppiare la produzione interna di idrocarburi. Da qui un fiorire di richieste di permessi di ricerca, come quelli di Nusco e Santa Croce, oppure di Case Capozzi e Pietra Spaccata avanzati dall’inglese Delta Energy nel Sannio. Una società che presenta alcune anomalie, secondo Dommarco: “un capitale sociale di solo 240mila euro e una forma societaria assimilabile alle nostre srl, con la conseguenza che i soci rispondono sono per il capitale investito, che in questo caso, guarda un po’, è di solo un euro”. Tradotto: se si verificassero incidenti o danni, i soci della società inglese dovrebbero “riparare” con solo un euro a testa.

Pietro Dommarco, alla luce anche delle ultime notizie che annunciano un rigetto delle progetto di ricerca Case Capozzi, invita a “non abbassare la guardia, l’interesse dei petrolieri per queste zone è davvero alto”.

Come più volte ribadito nei nostri articoli, la possibilità di trovare il petrolio nelle terre sannite è molto molto alta. Del resto già negli anni passati, dai tre pozzi scavati a San Marco dei Cavoti, uscì il primo petrolio sannita. Oggi non solo tutta quella zona, 4 ettari di terra, è inquinata da idrocarburi e metalli pesanti ed inserita nei siti regionali da bonificare per un costo di 6milioni e mezzo, ma i petrolieri non hanno versano nemmeno un centesimo per le compensazioni ambientali, la magistratura indaga per sversamento di rifiuti tossici e nel raggio di un chilometro intorno a quest’area vige il divieto di qualsiasi attività agricola o alternativa alla ricerca di idrocarburi. 

Erika Farese

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