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POLITICA

Udc: presentato il libro dell’europarlamentare Gargani “In nome dei Pubblici Ministeri”

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Si è tenuto ieri pomeriggio presso l’Hotel President di Benevento il programmato incontro organizzato dall’UDC sannita relativo alla presentazione del libro dell’europarlamentare On.Giuseppe Gargani dal titolo “In nome dei Pubblici Ministeri”.

Ha dato inizio all’evento il Segretario provinciale dell’UDC di Benevento, Dott. Gennaro Santamaria, seguito dal Responsabile provinciale del Dipartimento giustizia dell’UDC di Benevento, Avv. Antonio di Santo.

Hanno preso parte all’evento Vincenzo Regardi, Presidente della Camera Penale di Benevento, Antonio Laudato Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Bari e Maurizio Stanziola, Presidente della Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli; moderatore dell’incontro è stato Salvatore Biazzo, noto giornalista RAI e attuale direttore di “Ottopagine”.

Nel suo discorso introduttivo Gennaro Santamaria ha evidenziato l’impegno che il partito dell’UDC sta profondendo su varie tematiche tra le quali appunto quella della giustizia; ha evidenziato inoltre la notevole crisi attuale nei rapporti tra politica e l’intero sistema della giustizia ed un dannoso eccessivo protagonismo assunto da talune vicende giudiziarie.

“Un paese cresce se le regole che lo governano funzionano, per esser funzionanti le regole, deve funzionare la giustizia. Questo purtroppo non trova totale compimento in Italia da tempo, determinando una mancata crescita del paese in cui anche il settore economico ad esempio, viene influenzato dal funzionamento della giustizia e delle regole all’interno del paese”.

Il responsabile provinciale del dipartimento giustizia dell’UDC di Benevento, Avv. Antonio Di Santo, ha manifestato il suo notevole apprezzamento per la composizione dell’On.Gargani riconoscendo il merito di affrontare problemi assolutamente reali e di favorire la presa di coscienza a riguardo da parte del lettore ed ha sottolineato inoltre la rilevanza dell’autore in quanto testimone storico di rilievo del panorama politico e giuridico italiano.

Ha posto l’accento sui limiti della classe dirigente di fornire al paese riforme adeguate in tema di giustizia e si è espresso su quelle che definisce “vere anomalie” dell’attuale sistema giustizia, citando l’appartenenza in un unico corpo di giudici e Pubblici Ministeri, parlando dell’autonomia dei Magistrati, ed infine sull’obbligatorietà dell’azione penale.

Di Santo ha annunciato che dopo questo primo incontro, il Dipartimento continuerà a promuovere altre occasioni di riflessione sui temi legati alla giustizia e anche all’organizzazione territoriale della stessa in provincia di Benevento. A prendere la parola è stato poi Vincenzo Regardi, Presidente della Camera Penale di Benevento, giudicando ciò che è stato scritto dell’On.Gargani come un libro “caldo” e “molto incisivo nei suoi contenuti”.

Ha espresso una piccola puntualizzazione polemica nei riguardi di Luciano Violante, il quale nel proprio giudizio sul libro di Gargani, aveva affermato “l’autore dice cose giuste in un momento sbagliato”. Si è poi espresso sulla ormai prossima discesa in campo in politica di Ingroia; non sono mancati inoltre, riferimenti alle vicende giudiziarie di Tangentopoli, manifestando la sua convinzione che in questi anni, in realtà, siano stati pochissimi i cambiamenti.

Altre tematiche trattate da Regardi, sono state la separazione delle carriere, il ruolo dei PM, l’obbligatorietà dell’azione penale ed ha concluso con una significativa affermazione sulla riforma del sistema giustizia “più che gli ostacoli dal punto di vista tecnico, sono considerevoli gli ostacoli ideologici in materia”.

Antonio Laudati, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Bari, si è concentrato su quella che lui definisce, “una profonda crisi di legalità”, esortando ad una riflessione ad ampio raggio sui rapporti tra politica, giustizia ed economia.

Ha evidenziato l’influenza notevole della sfera economica sulla politica e la “snaturazione“ del ruolo di quei giudici che eccedono nella vicinanza alla politica. I suoi discorsi sono stati resi armonici da multiple e notevoli citazioni, da Mario Pagano a Machiavelli, chiudendo il proprio intervento con una massima di Gaetano Filangieri -“la giustizia è giusta quando riesce a togliere ogni arbitrio al giudice, ogni sospetto all’avvocato, ogni speranza al colpevole”.

A fare da collante tra i vari interventi, l’esperto Salvatore Biazzo, il quale ha alimentato il dibattito con maestria, pronunciandosi sull’influenza e le responsabilità degli organi di informazione nell’eccessiva carica mediatica apportata nei confronti di alcuni processi giudiziari.

Maurizio Stanziola, Presidente della Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli, si è concentrato nel suo intervento sulla necessità di riforma della giustizia italiana, una giustizia responsabile secondo lui, dell’incremento delle disparità tra i cittadini.

Anche il suo intervento non è stato avaro di riferimenti e citazioni, come il riferimento alla tradizione cristiana e all’opera di giudizio legata alla figura di Ponzio Pilato. Ha concluso infine l’autore, On.Giuseppe Gargani, europarlamentare dell’UDC, il quale si è detto molto soddisfatto per l’elevata qualità degli interventi e per la sensibilità mostrata riguardo la tematica della giustizia.

Ha citato un particolare e personale episodio dei primi anni 50 che lo spinse a seguire gli studi in Giurisprudenza, si è soffermato sui motivi che lo hanno spinto alla composizione di questo libro e dalle note di amarcord si è poi concentrato molto sugli equilibri presenti in passato tra giustizia e politica e le differenze con i “particolari” equilibri attuali.

Ha sottolineato la crisi di legalità collegandosi all’intervento di Laudati e il rapporto tra involuzione legislativa e degrado politico. “E’ fondamentale adeguare nuovamente la strategia politica ai cambiamenti della società – dichiara Gargani – al momento non vi è purtroppo la giusta capacità di fotografare la società”.

Ha concluso con l’affermazione molto significativa – “Voglio essere, non apparire, ma se un pubblico ministero partecipa a programmi televisivi, il cittadino non può crederlo al di sopra delle parti”.

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