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POLITICA

Festa della donna, Rita Marinaro: “Al Museo del Sannio troppa retorica e pochi impegni”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Rita Marinaro sul significato della festa della donna ed in particolare sull’evento organizzato da Comune e Provincia al Museo del Sannio.

"Sento doveroso fare una riflessione sull’8 Marzo affidando alle pagine dei vostri giornali, un pensiero, o forse solo un grido di dolore per la totale assenza di politiche di genere in questa città.
La riflessione è doverosa dopo la serata organizzata unitariamente dagli Assessorati alle Pari opportunità della Provincia e del Comune svoltasi al Museo del Sannio per parlare, credo, alle donne della città.
Di tutta l’iniziativa salvo solo gli attori della Solot: bravi come sempre, anche quando, come in questo caso, si capisce che si è chiesto un “piccolo contributo”; perché per le donne, si sa, gli interventi sono sempre minimali. Per il resto, mi riferisco agli Assessorati, nessuna assunzione di impegni e tanta, troppa retorica.
Ma la politica? Intendo quella che ha responsabilità, che dovrebbe dare risposte ai bisogni sempre più stringenti di larghe fasce di persone, dov’è?

Nel chiuso delle loro stanze i nostri amministratori politici sicuramente elaborano idee, costruiscono iniziative, macinano soldi e percorsi: strategie di cui i cittadini non toccano risultati, non colgono frutti. Va diffondendosi una politica che non solo non sa intervenire su un quotidiano sempre più drammatico, ma nemmeno si preoccupa di intercettarlo, di conoscerlo, di penetrarlo.
Mi si risponderà che c’è la crisi, che gli Enti hanno pochi soldi; ma proprio questa crisi sta scaricando sulle donne sempre più pesi, angosce e disperazione. La carenza di servizi affida sempre più alle donne la cura degli anziani, dei figli, della famiglia tutta. E’ delle donne la gestione dei pochi soldi che entrano nelle casse della grande maggioranza delle famiglie e la difficoltà di arrivare a fine mese. Ho conosciuto, nel mio lavoro, donne che rinunciano anche a visite mediche specialistiche perché pensano che i soldi spesi per il pagamento del ticket siano tolti ad altre spese più urgenti e necessarie per la casa. La mancanza di prospettive e di futuro per i figli genera solitudine e sconforto e spinge le donne a chiudersi nelle loro case e sperare in soluzioni individuali, che però, il più delle volte non arrivano.
Ricordo le nostre madri che, sì, sicuramente si occupavano dell’assistenza agli anziani, della casa, eccetera, ma compensavano queste fatiche e preoccupazioni con le gioie dei traguardi importanti raggiunti dai propri figli: i nostri lavori (senz’altro migliori dei loro), i nostri matrimoni, la nascita dei nostri figli (i loro nipoti). Tutte gioie a noi precluse dall’assenza di prospettive positive per il presente e per il futuro.

Appare dunque inutile e forse anche offensiva una celebrazione della Giornata internazionale delle donne, senza interrogarsi e porsi la necessità di elaborare interventi, dare risposte, prospettare una strategia.
E’ proprio in tempo di crisi e carenza di fondi che si pone la necessità per la politica di scelte consapevoli rivolte alle fasce deboli della popolazione, scelte che intervengano concretamente sulla qualità di vita delle donne. In questo senso un esempio positivo è stato dato dalla CGIL con la messa a disposizione delle donne di un Camper sanitario, al Corso Garibaldi, per uno screening gratuito per la prevenzione delle malattie della sfera genitale. Iniziative importanti che non vengono colte dalle Amministrazioni che hanno tutti gli strumenti e che potrebbero metterli a disposizione almeno in momenti simbolici.

Credo sia anche inutile continuare a lanciare appelli ad Istituzioni sorde e mute.
L’appello è alle donne, a quelle donne che hanno tentato un’aggregazione in occasione delle giornate del “Se non ora,quando?” Incontriamoci ancora, riprendiamo in mano le nostre vite, ricostruiamo un pensiero collettivo, ricominciamo a pretendere attenzione. Se è vero che nella storia mai nessuno ci ha regalato nulla, abbiamo imparato sulla nostra pelle che quando le donne si sono organizzate, ed hanno trasformato tante individualità in collettivo, sono diventate forti e la politica è stata costretta al cambiamento. Credo che proprio ora ciò sia ancor più necessario, per evitare che con la scusa della crisi ci succhino, come vampiri, le ultime gocce del sangue che ci è rimasto. Se è vero, come dicono i politici, che da questa crisi prima o poi saremo fuori, sta anche a noi decidere come uscirne. Possiamo e dobbiamo essere le protagoniste di una nuova stagione di lotte capace di affermare i presupposti per la costruzione di un nuovo mondo più giusto e solidale.
Potremmo ricominciare dal gruppo facebook “Se non ora, quando? Comitato Provinciale di Benevento”. Pubblicherò questo appello-sfogo anche su quella pagina aspettando numerose risposte."
 

 

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