Cittadini
Tempi e costumi del terzo millennio, a Benevento
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Cronaca di una giornata difficile. Quella di ieri.
Il Sannio, e Benevento, sott’attacco. Concentrico.
Del governo centrale, che vuole togliere di mezzo le Province.
Del governo regionale, che nel dimensionare la rete scolastica ridimensiona le autonomie locali.
Al cospetto di un’austera rappresentatività dell’arte si dipana, alla Rocca dei Rettori, un dibattito che nel suo complesso non trascina le folle. E che ha ovviamente tra i suoi attori principali gli stessi che siedono su scranni che potrebbero definitivamente liberare con la naturale scadenza dell’attuale mandato, eccezion fatta per chi riveste un doppio ruolo dal quale mai ha sentito il bisogno di svestirsi.
Al cospetto di una decisione regionale che arriva a tagliare solo poco più della metà di quanto si dovrà fare nel prossimo futuro (151 autonomie scolastiche rispetto alla quota di 285 da toccare), per la riorganizzazione della rete scolastica campana, si elevano alti lai. E quando si dovrà operare col trapano che succede?
In mezzo alle delusioni Provinciali la diatriba comunale che ha alimentato le cronache: dalle indiscrezioni sui quattro amici al bar, alle conferme di tutti amici meno uno, l’occasionalmente aggiunto segretario comunale Orlacchio. Le cronache (marziane) ci dicono di un sindaco che, per mera educazione (e comunque non è poco, in un mondo maleducato) ha tenuto un comportamento ortodosso col ripudiato – ma pagato – funzionario. Soprattutto ha avvertito il bisogno di dirlo al popolo: guardate che continuo ad essere coerente. Orlacchio non lo voglio, anche se lo incontro al bar.
Tempi e costumi del terzo millennio, a Benevento.