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Calcio

L’avversario del Benevento: ecco l’Avellino

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Solito e esauriente appuntamento settimanale del sito giallorosaso con l’avversariod el prssimo turno, il derby interprovinciale più sentito…

"Avellino è un comune italiano di 56.135 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Campania. Caratterizzato dal clima più rigido e piovoso della regione, l’avellinese è un territorio costituito sostanzialmente da colline e montagne boscose.

Il nucleo originario della città, Abellinum, si formò in prossimità dell’odierna Atripalda a circa 4 km dal centro di Avellino. Fu conquistata dai Romani nel 293 a.C., che la sottrassero al dominio dei Sanniti nella sanguinosa battaglia di Aquilonia, durante le Guerre sannitiche che si verificarono tra il 343 a.C. e il 292 a.C. Sotto il dominio di Roma.

La posizione geografica ha agevolato la nascita dei primi insediamenti: sin dall’antichità la valle del Sabato ha costituito una via naturale tra l’Irpinia e il Sannio.

Nell’89 a.C. Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia, Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva ancora un vero e proprio centro urbano. Furono le truppe di Silla ad avviare l’edificazione di una vera città. Il Cardo e il Decumano, tipici elementi urbanistici romani, la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei quali conduceva alle quattro porte esterne.

La città medievale venne fuori, dopo la sua distruzione da parte dei Longobardi, gli abitanti fondarono la nuova città di Avellino su uno sperone di tufo. Lo sviluppo demografico e urbanistico fu piuttosto lento a causa di alcuni violenti terremoti e delle invasioni degli Aragonesi e dei Normanni. L’arrivo dei Normanni pose Avellino al centro di importanti avvenimenti: nel 1137 Innocenzo II e Lotario III nominarono Duca di Puglia Rainulfo di Alife, il conte di Avellino, per il contributo dato per fermare i primi tentativi di conquista del neoeletto (1130) Re di Sicilia Ruggero II. Due anni dopo, però, in seguito all’improvvisa morte di Rainulfo, con la città rimasta senza l’appoggio di Papa e Imperatore, Ruggero II riunificò il Regno di Sicilia, annettendovi il Ducato di Puglia e il Principato di Capua. Nei decenni successivi, la città passò al conte Riccardo dell’Aquila, dunque ai Paris, ai Sanseverino, a Simone di Montfort, ai del Balzo, ai Filangieri de Candida, fino a diventare feudo dei Caracciolo, negli anni dal 1581 al 1806.

I bombardamenti del 1943 si verificarono il 14 settembre 1943 intorno alle 11:10 del mattino la città fu pesantemente bombardata dagli Alleati nel tentativo di bloccare la ritirata delle truppe naziste nei pressi dello strategico ponte della Ferriera. Durante l’attacco anglo-americano persero la vita più di 3.000 persone, circa un cittadino avellinese su otto, e furono duramente colpite piazza del Mercato, il palazzo vescovile e alcuni edifici religiosi e abitativi.

Il 23 novembre del 1980, Avellino, ed in particolare molti comuni interni alla provincia, furono colpiti dal terremoto che provocò la scomparsa di interi comuni e nuclei, abitativi furono attimi drammatici .

Il Comune ha un proprio stemma ed un proprio gonfalone così come descritti nei decreti di riconoscimento, in data 23 dicembre 1938: “Campo di cielo all’agnello pasquale con banderuola, adagiato sul libro legato di rosso, ritagliato d’azzurro, poggiato su una terrazza al naturale. Ornamenti esteriori della città”.

***

L’Unione Sportiva Avellino era una società calcistica di Avellino, fondata nel 1912. Aveva al suo attivo dieci stagioni in Serie A, avendovi militato ininterrottamente dal 1978 al 1988. Dichiarata fallita nel 2010 dal Tribunale di Avellino, è stata radiata dalla Federcalcio a febbraio 2011. Retrocessa durante la stagione 2008-2009, avrebbe dovuto partecipare al campionato di Lega Pro 1^ divisione , ma a luglio del 2009 ne è stata esclusa per decisione della Co.Vi.Soc. In seguito a questi eventi, dopo la presentazione di alcune cordate imprenditoriali presso il Comune di Avellino, è nata la società Avellino Calcio.12 Società Sportiva Dilettantistica (dal giugno 2010 Associazione Sportiva Avellino 1912), iscritta in Serie D in ottemperanza all’art. 52, c. 10 delle NOIF.

La nascita avvenne nel dicembre del 1912 con la fondazione dell’Unione Sportiva Avellino, che subito partecipa ai campionati regionali campani delle serie minori con la divisa biancoverde. Il primo presidente è Alfonso Di Marzio Capozzi, proprietario di miniere di zolfo. Le partite casalinghe sono disputate nel campo sportivo “Piazza d’Armi”, situato nel centro della città. Grazie all’ubicazione dello stadio, sia gli abitanti dei palazzi circostanti che i detenuti del carcere borbonico poterono assistere alle partite gratuitamente sino al 1970, anno dell’addio allo storico impianto sportivo per il più capiente Comunale.

Nella stagione 1929-30 disputa il campionato di Terza Divisione Campana, scontrandosi con nobili decadute del calcio italiano. Gli irpini continuano a risalire la china, venendo promossi prima in Prima Divisione Campana e poi in Serie C. ma il Caso Napoli gli apre comunque le porte della permanenza in C. Succede che il presidente del Bologna, Renato Dall’Ara, denuncia che alcuni testimoni avevano visto quattro suoi calciatori subire proposte dai dirigenti del Napoli per perdere la gara contro i partenopei. Il, Napoli al termine del campionato ‘47/’48 viene retrocesso in B. Al termine dell’intero procedimento le conseguenze furono che per il Napoli venne confermata la retrocessione a tavolino (già avvenuta sul campo) ed il suo presidente Muscariello, fu radiato. Ripescato in C, l’Avellino nella stagione ‘48/’49 venne retrocesso d’ufficio per illecito sportivo, annullando la promozione in B, ottenuta per 1-0, in un drammatico spareggio con il Catania, disputato all’Arena di Milano. Scoperto l’illecito grazie alla confessione di un ex-giocatore dell’Avellino, il Catania vede riconosciute le proprie ragioni e festeggia la promozione fra i cadetti, mentre i "lupi" si ritrovano catapultati dalla C alla retrocessione a tavolino in Promozione.

Il salto di qualità, con la prima promozione in B avvenne nella stagione ‘72/’73 La prima promozione in Serie B dove in seguito a un testa a testa con il Lecce, l’Avellino viene promosso in Serie B. Con Antonio Sibilia presidente e Antonio Gianmarinaro allenatore, in questa stagione l’Avellino batte molti record: punteggio finale di 62 punti (fin allora mai ottenuto da nessuna squadra di C), 64 reti segnate, solo 18 reti subite, neanche una sconfitta in casa, dieci vittorie in trasferta, primato di incasso per la Serie C con 47.997.000 lire nella gara casalinga contro il Lecce terminata 1-0 con gol su rigore di Bruno Nobili.

L’approdo in Serie A avvenne dopo cinque stagioni nella serie cadetta. Nel 1977/1978 gli irpini riescono ad approdare in Serie A, con la guida tecnica dell’allenatore Paolo Carosi e l’imprenditore e politico di Mirabella Eclano Arcangelo Iapicca alla presidenza, vincendo all’ultima giornata a Marassi contro la Sampdoria per 1-0, rete di Mario Piga. L’Avellino approda in Serie A e inizia un’era che da un punto di vista sportivo darà tanto alla città e alla sconosciuta provincia meridionale.

L’Avellino resta in Serie A per ben dieci stagioni consecutive e raggiunge l’ottavo posto nel 1987, che resterà il miglior piazzamento di sempre. Nel periodo tra 1978 e 1988 l’Avellino si toglie notevoli soddisfazioni battendo squadre del calibro di Inter, Juventus e Milan. Nell’estate del 1986, si aggiudica il Torneo Estivo, organizzato dalla Lega Calcio tra le dodici squadre di serie A non partecipanti alle semifinali di Coppa Italia.

Il momento più difficile si ha nella stagione 1980/1981, in seguito alla penalizzazione di 5 punti a causa del calcio scommesse, e al tragico evento del terremoto del 23 novembre 1980. Uno dei testimoni della tragedia, il difensore Salvatore Di Somma, ricorda l’atmosfera di quei giorni: “C’erano delle situazioni drammatiche, morti a terra, gente che tirava i propri parenti dalle macerie. C’è una cosa che però non dimenticherò mai. Una signora, a piazza Libertà, mentre piangeva i suoi cari mi disse: “Salvatore, ha visto che è successo? Però oggi che bella vittoria abbiamo fatto…” (per ricordo: l’Avellino Aveva battuto l’Ascoli per 4-2). La squadra biancoverde riuscì a salvarsi all’ultima giornata grazie al pareggio ottenuto con la Roma (1-1). Durante questi anni transitano per Avellino tanti futuri campioni e giocatori già affermati, come gli irpini Pasquale Casale (il primo a debuttare in serie A con la maglia dell’Avellino) e Fernando De Napoli, Stefano Tacconi, Andrea Carnevale, , Beniamino Vignola, Geronimo Barbadillo, Ramón Díaz, lo storico capitano Adriano Lombardi, Juary, José Dirceu, Angelo Colombo, Walter Schachner, Franco Colomba (allenatore dei lupi nella stagione 2005/2006), Paolo Beruatto, Angelo Alessio e allenatori come Vinicio, Eugenio Bersellini, Rino Marchesi e Ottavio Bianchi.

Il sogno irpino finisce nella stagione 1987/1988. I lupi arrivano penultimi a -1 dalla salvezza e retrocedono in B insieme all’Empoli. Ai fallimenti sportivi succedono le disastrose vicissitudini societarie. La proprietà del club viene rilevata dalla Bonatti, società satellite della Parmalat di Callisto Tanzi. La gestione viene affidata a Pierpaolo Marino, che però, nell’estate del 1991, dopo aver fallito per tre stagioni di fila, decide di lasciare l’incarico a Gaetano Tedeschi. Per le sorti dell’Avellino non cambia nulla: arriva, infatti, la retrocessione in serie C1 (ultimo posto in serie B) con l’allenatore Ciccio Graziani nel 1992.

Dopo 2 anni negativi in Serie C1, nel 1995 Antonio Sibilia torna presidente e sembra tornare la luce con la promozione in Serie B ai play off contro il Gualdo. A nulla servono le 19 reti di Pasquale Luiso nel 1995/1996. Gli irpini giungono terz’ultimi e tornano in serie C1. Vi restano per 7 stagioni in cui più volte la società rischia il fallimento. Nel 1999 girano alcune voci sull’acquisto della società da parte di Silvio Berlusconi, il quale smentisce e paragona l’Avellino alla Patagonia, provocando la replica infastidita delle istituzioni cittadine. Il definitivo addio di Sibilia, nell’estate del 2002, permette al duo Massimo Pugliese-Aniello Aliberti di rilevare il club biancoverde. La squadra arriva ai play-off, ma la società è allo sbando dopo il solo girone di andata. Alla fine la spunta Pasquale Casillo, ex patron del Foggia, che sale ai vertici dell’Avellino.

Nel 2003 con la proprietà di Pasquale Casillo, il "re del grano", vincono il campionato e tornano nei cadetti. I protagonisti di questo campionato vinto sono il capitano Simone Puleo, il portiere Domenico Cecere, Raffaele Biancolino, Gigi Molino, e l’allenatore Salvatore Vullo.

Ma, dal punto di vista societario, continuano le problematiche. Quelli della gestione Casillo, sono due anni di fortissima tribolazione. Casillo viene coinvolto in un procedimento giudiziario. La gioia per la promozione in B è, così, subito cancellata. Dopo appena un anno, con Zdenek Zeman in panchina arriva anche l’umiliante retrocessione in C1.

Nell’estate 2004 cambia ancora proprietà. La società è rilevata dai fratelli Pugliese, con in panchina Antonello Cuccureddu, sostituito poi da Francesco Oddo, che guida la squadra alla promozione in B grazie alla vittoria per 2-1 contro il favoritissimo Napoli nella finale dei play-off grazie alle reti di Raffaele Biancolino e del terzino bomber Vincenzo Moretti.

Nel 2005-06 l’Avellino, piazzatosi al quart’ultimo posto in Serie B, è nuovamente retrocesso in Serie C1 dopo la disputa del play-out con l’AlbinoLeffe. Nel campionato 2006-07 in Serie C1 l’Avellino centra subito la promozione in Serie B, ai playoff, dopo aver eliminato il Taranto e Foggia in finale. Ma la squadra irpina retrocede classificandosi quartultima con un distacco troppo elevato da chi la precede per poter disputare i play-out. Malgrado l’avvenuta retrocessione in Serie C, gli irpini vengono ripescati per via della mancata ammissione del Messina, non iscritta per carenza di fondi necessari a completare l’iscrizione. Tuttavia la stagione si rivela ancora più difficile della precedente, visto che la squadra ritorna mestamente in 1^ divisione. Ma l’amministratore unico, Massimo Pugliese, conferma di voler cedere la società a titolo gratuito dopo aver scoperto l’esistenza di un debito pari a dodici milioni di euro. Nessuno è disponibile a rilevare il club e la squadra non viene iscritta alla 1^ divisione. Così, si riparte, con una nuova società dalla serie D che viene disputata nel 209/2010. Perso il campionato, il ripescaggio è alle porte approdando in 2^ divisione. Nel campionato 2010/2011, l’Avellino viene sconfitto nei playoff restando fuori dalle due promozioni, ma ancora una volta giunge il ripescaggio: oggi la società milita in 1^ divisione girone A.

 

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