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CRONACA

Traffico internazionale di droga dal Marocco, blitz nel Sannio: 21 arresti

Scoperta organizzazione criminale ramificata nei tre Stati: tra i reati contestati anche detenzione e porto d'armi. Sequestrata una tonnellata circa di stupefacente. La droga arrivava in Italia attraverso camion di carne congelata o nei bus di anziani compiacenti

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Sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico internazionale di hashish e cocaina, concorso in numerosi episodi di detenzione e spaccio di quantitativi anche ingenti di droga, nonché detenzione e porto di armi. Questa la gravissima accusa nei confronti di 21 persone – residenti nelle province di Benevento, Napoli, Roma e in Spagna – colpite da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli. L’operazione, soprannominata “Hidago” e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo partenopeo, è stata eseguita anche nel Sannio dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Montesarchio.

Venti le ordinanze di custodia cautelare in carcere. Questi i nomi: Antonio Minauro, 56enne di Solopaca; Orlando Minauro, 52enne di Solopaca; Angelo Ferrante, 41enne nato a Pagani ma di Angri; Pierluigi Goglia Calabrese, 41enne nato a Vico Equense ma di Vitulano; Luafi Aesin Mesaud, 38enne di nazionalità marocchina e soprannominato “Jhonny”; Diego Uccellini, 41enne nato a Benevento ma di Solopaca; Letizia Uccellini, 55enne nata a Benevento ma di Solopaca; Gianfranco Di Donato, 28enne nato a Telese Terme ma di Solopaca; Giovanni Colombo, 50enne nato a Benevento ma di Montesarchio; Pasquale Colombo, 56enne di Montesarchio; Paolo Taverna, 29enne nato a Maddaloni ma di Montesarchio; Michele De Lucia, 52enne di Montesarchio; Rosa Perone, 47enne nata a Bonea ma di Montesarchio; Fabio Mauriello, 25enne nato a Benevento ma di Montesarchio; Rosaria Colombo, 25enne nata a Benevento ma di Montesarchio; Pietro Luciano, 51enne di Bonea; Michele Moio, 51enne di Marano di Napoli; Maria Agnese Zedda, 56enne nata a Napoli ma di Marano di Napoli. Ai domiciliari Basilio Tanzillo, 42enne nato a Benevento ma residente a Solopaca.

L’AVVIO DELLE INDAGINI – L’indagine dei militari è partita nell’autunno 2012 con le intercettazioni telefoniche e ambientali di alcuni personaggi del Beneventano. Secondo quanto si apprende, le forze dell’ordine avrebbero scoperto un commercio di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia, gestita da esponenti della criminalità organizzata operante nei tre Stati. Tante le persone coinvolte nell’attività illecita: per organizzare, acquistare, trasportare e distribuire ingenti quantità di sostanze stupefacenti era infatti indispensabile apprestare una pianificazione di uomini e mezzi, disponendo di una ‘infrastruttura completa’.

MODUS OPERANDI – Così i vari membri dell’organizzazione avevano realizzato una vera e propria rete internazionale per il traffico della droga: gli italiani avevano contatti con gli spagnoli che, a loro volta, comunicavano con gli esponenti marocchini. Nel corso dell’indagine, inoltre, sono state identificate numerose persone – italiane e non – dedite al reperimento, alla contrattazione, al deposito e al trasporto della droga dal Marocco alla Spagna, attraverso l’enclave di Ceuta, piccola cittadina spagnola in territorio marocchino, con cittadini marocchini naturalizzati spagnoli. Dalla Spagna, poi, lo stupefacente arrivava in Italia.

LA ‘MONTAGNA’ E IL ‘CAPO’ – Dalle prime intercettazioni registrate era emerso che un sannita, Giovanni Colombo, residente a Montesarchio, era tornato dalla Spagna e insieme con altri complici, poi via via identificati, avrebbe organizzato una ‘holding’ per far giungere in Italia ingenti quantitativi di droga e con il quale riusciva a coprire circa l’80% del mercato dello spaccio in Valle Caudina e Valle Telesina. Quantità che si trasformavano in profitti elevatissimi.

Secondo il Gip, l’anello di congiunzione per tutti i coinvolti nel traffico sarebbe stato il solopachese Antonio Minauro, in quanto principale approvvigionatore di grandi quantitativi per terzi, ma anche per il gruppo di spaccio diretto da lui in Valle Telesina: lo stesso 56enne era colui che si portava sulla ‘montagna’, una zona impervia subito dopo il confine tra Ceuta e il sud del Marocco, per contrattare l’acquisto della droga con il ‘capo’ della zona. Dalle intercettazioni è anche emerso che per recarsi sulla ‘montagna’ occorreva innanzitutto godere della fiducia, ma anche andare a piedi per percorsi sterrati e non avere armi, in quanto le guardie che garantivano la sicurezza del luogo perquisivano gli acquirenti. Una volta incontrato il ‘capo’, si sceglieva la qualità della sostanza a seconda della ‘pezzatura’, si stabiliva il prezzo e si pagava.

I CAMION E LA CARNE – Grazie alla stima della quale godeva Minauro, spesso lo stupefacente gli veniva ceduto a credito: era poi il ‘capo’ a far arrivare la droga al porto di Ceuta a in altri posti lungo la costa africana, da dove infine veniva trasportata attraverso la Spagna. Giunta nella penisola iberica, la droga veniva stoccata e trasportata a Madrid, Malaga o Barcellona, dove Antonio Minauro organizzava il trasporto verso l’Italia tramite camion di ditte e imprenditori compiacenti, tra i quali Luigi Goglia Calabrese, operante nel campo dell’import-export di carni congelate, che metteva a disposizione dell’organizzazione sia i suoi conti correnti, sui quali far girare i soldi che poi Minauro usava per acquistare la droga, sia i suoi viaggi di carne per far arrivare lo stupefacente. In altre circostanze, l’organizzazione avrebbe utilizzato anche anziani complici che si recavano in visita a Roma con un bus proveniente da Madrid.

I GUADAGNI – Elevato il guadagno derivante dall’attività illecita: l’hashish comprata in Marocco a 150 euro al kg veniva venduta in Italia anche a 2mila euro al kg. Il prezzo variava poi a seconda del luogo: la cifra originaria dell’hashish in Marocco è risultata diversa in base alla qualità, oscillando da 150 a 300 euro al kg; in Spagna la stessa quantità aveva un valore maggiore (da 850 a 1300 euro al kg). Le modalità di pagamento, inoltre, sono risultate organizzate in modo tale da ripartire il rischio dall’eventuale fallimento del trasporto: venendo pagato il carico di droga in Spagna, infatti, il rischio della perdita incombeva unicamente sugli esponenti marocchini dell’organizzazione e non sugli acquirenti. Diversamente, se lo stupefacente veniva perso dopo il carico dei camion in Spagna, il rischio della perdita era esclusivamente dei membri italiani. Una volta in Italia, il prezzo della droga al dettaglio arrivava anche ad oltre 5mila euro al kg, in base anche alle piazze di smercio in Campania. L’ordinativo del carico avveniva mediante la raccolta delle cosiddette “puntate”.

Vari i carichi di droga sequestrati per un totale di quasi una tonnellata: a Monterotondo, in provincia di Roma, furono bloccati oltre 194 kg di hashish e un kg e 190 grammi di coca provenienti dal Marocco. E ancora una tonnellata di hashish, sempre proveniente dal Medioriente, da trasportare in tempi diversi con due distinti viaggi da 500 kg: del trasporto dalla Spagna all’Italia se ne occuparono due rumeni residenti nel Bel Paese che furono intercettati ad Anagni, in provincia di Frosinone, con 76 pacchi contenenti ognuno 60 panetti di hashish da 600 grammi per un peso complessivo di 456 kg. Altri sequestri furono messi a segno a Benevento (35 kg di hashish), a San Felice a Cancello (4 kg di hashish) e a Montesarchio (60 kg di marijuana). Numerosi anche gli assuntori segnalati alle Prefetture, oltre al sequestro preventivo di svariati rapporti finanziari risultati intestati agli indagati e ai loro familiari conviventi, a fronte di redditi dichiarati esigui o pari a zero.

A breve le immagini dalla conferenza stampa

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