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Salute

Luca Milano, nuova guida dei medici sanniti: ‘Da bambino sognavo il camice e la maglia giallorossa…’

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Il medico di famiglia è “una figura fondamentale, che unisce in sé competenza e prossimità”. Queste le parole pronunciate qualche mese fa da Papa Francesco nel corso di una udienza. “La scienza oggi ha fatto passi da gigante”, l’analisi di Francesco: “Possiamo accedere a terapie fino a pochi decenni fa inimmaginabili. Ma la medicina, anche quella più tecnologizzata, è sempre prima di tutto un incontro umano, fatto di cura, vicinanza e ascolto e questa è la missione del medico di famiglia”. Lo sa bene Luca Milano, medico di famiglia al popoloso Rione Libertà di Benevento. Le sue ‘skills’ fanno la differenza: presente, vicino, capace di dare calore oltre che assistenza professionale, perché conosce personalmente i suoi pazienti e i loro cari e cammina con loro, giorno per giorno, anche a costo di sacrifici. Milano, conosciutissimo tra i tifosi giallorossi per essere una colonna dello staff medico della Strega, qualche giorno fa ha realizzato una sua grande ambizione: il 28 ottobre scorso è diventato il nuovo presidente dell’Ordine dei Medici di Benevento. A 55 anni. E, per uno strano scherzo del destino, a distanza di 28 anni esatti (era il 28 ottobre 1996) dalla sua laurea in Medicina. E pensare che nelle sue fantasie di bambino indossare camice e stetoscopio era un traguardo tanto grande quasi quanto quello di rincorrere un pallone. Un sogno, anche questo, che si è concretizzato con l’esordio in serie C2 a fine anni Ottanta…

Presidente, una piccola premessa: mi racconti di questo passato da calciatore…
Passato da calciatore è un parolone. Però devo dire che ero nato per fare il giocatore di calcio, non il medico (ride). Non è una coincidenza la mia presenza oggi nel mondo del pallone. Ero una mezza punta: ho fatto tutta la trafila nelle giovanili giallorosse e ho avuto la soddisfazione, in un anno particolare per la Strega, di debuttare in serie C2 con il Benevento. Allenatore Simonato, presidente l’avvocato Ernesto Mazzoni. Negli anni universitari ho poi continuato nella squadra del mio paese, il Sant’Angelo a Cupolo, raccogliendo belle soddisfazioni. Mio padre veniva a vedermi la domenica al campo e poi mi accompagnava alla stazione: avevo il treno per Napoli, dove frequentavo l’Università. Tanti sono stati i sacrifici.

Come nasce invece la passione per la professione medica?
Questa è una domanda che mi fa emozionare tanto. Vengo da una famiglia semplice: mio padre ferroviere, mia mamma casalinga che si arrangiava con qualche lavoro per arrotondare. Quando a casa veniva il medico di famiglia a trovare la nonna, che viveva con noi, ero il bambino più felice del mondo. Il fatto stesso che il dottore Pizzella, questo il suo nome, mi rivolgesse la parola, era per me motivo di grande soddisfazione. Era come se in casa si accendesse una luce speciale ed entrasse la sapienza. Il sogno di diventare medico l’ho coltivato da solo, avevo difficoltà anche a dirlo alla mia famiglia perché mi sembrava qualcosa molto più grande di me. Nel tempo è poi cresciuto ed è diventato realtà.

La sua elezione è stata un vero e proprio plebiscito. Nel suo programma ha espresso la volontà di ridare centralità alla professione…
In passato, quando ero bambino, il medico era considerato un’autorità, punto di riferimento della comunità, alla stregua del sindaco o del parroco del paese. Con l’evoluzione della società, tutto è cambiato e il medico ha perso quella centralità: addirittura oggi questa figura è stata troppo oltraggiata, la nostra dignità un po’ calpestata in tante situazioni, con parte della responsabilità anche nostra e nel contesto di una società che ha perso sempre più i valori di un tempo. L’obiettivo è recuperare quel prestigio e quella immagine e lo dobbiamo fare con l’autorevolezza professionale, meritandocelo con il lavoro sul campo. Perché il medico si prende cura della salute dei suoi pazienti, anteponendo i loro interessi ai propri. Questa è una verità e va rispettata. La stragrande maggioranza dei medici lavora in silenzio, dietro le quinte, nell’esclusivo interesse delle persone: è solo grazie a loro che il Sistema Sanitario Nazionale riesce ad andare avanti nonostante sia da anni in caduta libera. Il merito più grande va dato a tutti quei medici che ogni giorno con senso di responsabilità, passione e senso di abnegazione risolvono i problemi di salute degli assistiti.

Come affronterà questa esperienza?
Grazie al lavoro di tutti siamo riusciti a portare a votare il 54% dei medici beneventani, primi in Italia per affluenza. Un record se pensa che in altri Ordini d’Italia la percentuale si è attestata intorno al 15/20%. E’ stata una manifestazione di affetto e di riconoscenza che ci ha legittimato, perché come lista unica poteva essere una vittoria facile. Vincere con pochi votanti non ci avrebbe però dato quella legittimazione piena che invece abbiamo avuto con tutti questi votanti. Dall’altro canto questa vittoria importante non fa altro che aumentare il carico delle aspettative e delle responsabilità. Non abbiamo nessuna volontà di tradire le promesse fatte e non vogliamo disperdere la partecipazione dei nostri iscritti. Dobbiamo coltivare questi numeri e riuscire a far partecipare alla vita attiva dell’Ordine anche chi, per motivi vari, non ha preso parte alle elezioni. Dobbiamo essere l’Ordine di tutti e tutti devono sentire l’Ordine come casa e come rifugio in cui trovare risposte alle varie esigenze. Saremo un Ordine aperto e partecipato: vogliamo creare commissioni esterne e coinvolgere esperti di settore affinché possano dare il loro contributo in Consiglio. Già oltre 50 colleghi hanno dato l’ok alla presenza nelle commissioni.

Ci sarà anche una Consulta dei saggi…
Una volontà scritta nel nostro programma. Già prima delle elezioni, abbiamo avuto la disponibilità dei quattro ex presidenti dell’Ordine ancora in vita. Speriamo di non doverne avere mai bisogno, in quanto non vorremmo scomodarli per banalità. Saranno un riferimento di esperienza e saggezza a cui ricorrere per eventuali pareri e/o controversie delicate da dirimere. Le racconto anche un aneddoto: quando mi iscrissi all’Ordine, c’era l’allora presidente Corrado De Lipsis. Non mi sembrava vero essere ricevuto nel suo studio: oggi mi ha scelto e ho l’onore di averlo come mio assistito. Così come il figlio del dottore Pizzella, medico di mia nonna. Non so se siano coincidenze o è tutta una ruota che probabilmente ha girato nella stessa direzione.

Tra le priorità il contrasto alla violenza sul personale sanitario…
Le aggressioni al personale sanitario sono la piaga del momento. Non è solo quella che è raccontata in tv, quando ci sono episodi gravissimi di violenza fisica. Parlo anche di aggressione verbale e comportamentale. La subiamo tutti i giorni in tutti gli ambienti, anche se è più frequente nei Pronto Soccorso, dove le tensioni sono più alte. I colleghi dei PS meriterebbero una medaglia d’oro soltanto per la forza e il coraggio di andare ogni mattina a combattere in trincea. Queste scene, purtroppo, si stanno verificando anche in ambienti più tranquilli, come negli studi medici e negli ambulatori. Il nostro obiettivo è allora la ‘tolleranza zero’ contro ogni forma di violenza. Ci dobbiamo formare come personale medico e organizzare corsi per curare il rapporto con i cittadini e i pazienti.

La carenza del personale è un’altra piaga. Anche in merito alla formazione, si parla di una riforma ai test di medicina dal 2025…
Non c’è una carenza nel numero totale di medici, ma di colleghi in determinati settori e specialistiche. E anche la mancanza di volontà di lavorare in determinati ambienti e specifiche attività. Il numero chiuso da una parte può sembrare selettivo, escludendo anche dei ragazzi che potrebbero essere bravi medici pur non avendo superato un test. Aprire le porte a tutti, però, porterebbe inevitabilmente a quella pletora di medici che determinerebbe stallo formativo e difficoltà di ingresso nel mondo lavorativo. Ricordando l’art.32 della Costituzione, “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, bisognerebbe investire di più nella sanità: aumentare le piante organiche che oggi sono ridotte, snellire il carico di lavoro del personale, in modo da lavorare in contesti più sereni anche dal punto di vista mentale per ascoltare i problemi dei pazienti e saperli risolvere.

Quale sarà il rapporto con la politica?
L’Ordine ha un ruolo di indirizzo fondamentale e deve essere di supporto alla politica. C’è voglia di collaborare in modo costruttivo. Siamo a disposizione, aperti a tavoli tecnici per discutere delle problematiche del territorio. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione per portare vantaggi alla comunità, che ha assoluto bisogno di assistenza sanitaria. Basterebbe frequentare per poco tempo lo studio di un qualunque medico di famiglia per comprendere che oggi le persone non hanno i soldi per curarsi. Rinuncia alle cure perché non ha i soldi per farlo.

Presidente, un’altra sua grande passione è la Strega. Da anni fa parte dello staff medico dei giallorossi…
Devo dire grazie ai dottori Lello Fuiano e Walter Giorgione che 13 anni fa mi proposero questa collaborazione, iniziando a lavorare nel settore giovanile. Nell’ambito del Benevento Calcio, continuo a svolgere il ruolo di medico di famiglia prendendomi cura dei giocatori della prima squadra, dei ragazzi delle giovanili e dei loro familiari. Sono stati 13 anni di grandi esperienze: sono cresciuto tanto con la Strega e oggi faccio parte concretamente dello staff medico della prima squadra. Nulla è arrivato per caso: c’è una grande passione, oltre al senso di appartenenza. Lavorare per la squadra della propria città, per la squadra del proprio cuore, è un qualcosa che tutti vorrebbero fare. E poi mi permetta di dire una cosa.

Prego…
A Benevento c’è un solo presidente ed è Oreste Vogorito. Mi ha dato la possibilità di realizzare i sogni di bambino: calpestare l’erba di San Siro e dell’Olimpico, seguire la Strega sui campi di A e B con il mio lavoro. Una emozione che non potrò mai dimenticare. Io e tutti i tifosi giallorossi. Ed il merito è solo il suo.

Domanda al tifoso: il Benevento dove può arrivare quest’anno?
Non sono un addetto ai lavori, ma credo che ci siano tutte le carte in regola per fare un campionato da primato. Sono sicuro che lotteremo fino alla fine per la vittoria. Poi, si sa, il calcio è fatto anche di tanti episodi che possono determinare una stagione. Ma credo ci siano tutti gli elementi per poter credere nella vittoria del girone.

Chiudo chiedendole a chi dedica questa vittoria.
In primis alla mia famiglia: i miei genitori, mia moglie, i miei figli. E poi ai miei maestri che mi hanno insegnato tanto: i dottori Sgambato, Alberico D’Auria, Angelo Conte, Pasquale Grimaldi, che è stato un secondo papà per me. E ancora: a tutti i consiglieri che in questi 20 anni di vita ordinistica mi hanno letteralmente cresciuto. Voglio anche ringraziare la mia squadra che mi ha sostenuto. Infine, ringrazio tutti i medici sanniti: insieme abbiamo dato una grande dimostrazione di attaccamento e rispetto nei confronti del nostro Ordine Professionale.

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