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CRONACA

Dal Gambia al Sannio per una nuova vita, ma muore a 21 anni: raccolta fondi per riportarlo a casa

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Morire a 21 anni, lontano dalla propria terra. E’ il tragico destino di Barry, un giovane originario della Guinea, che nel Sannio aveva trovato una nuova casa e un nuovo inizio. Una malattia incurabile ha spezzato i suoi sogni, ma non i legami che aveva costruito. Per questo, i suoi amici hanno dato vita ad una raccolta fondi per consentire il suo ritorno in patria e permettergli di riposare tra l’affetto della sua famiglia.

La storia è stata portata alla luce dagli insegnati della scuola serale che Barry frequentava con attenzione. Una nota sui social network che racconta di un ragazzo come tanti e che, troppo presto, ha lasciato questo mondo.

“Barry aveva solo 21 anni – scrivono i docenti -. Aveva affrontato le acque del Mediterraneo nella speranza di una vita migliore. Aveva una valigia carica di sogni primo tra tutti quello di studiare. Era bravo a scuola il migliore. Frequentava la scuola serale all’Alberti. Prendeva il treno tutti i giorni per venire a scuola si metteva al primo banco e prendeva appunti. Era timido, educato e metteva impegno e passione in ogni cosa. Voleva potersi riscattare e potersi affermare esattamente come lo vogliono i giovani della sua età”.

Poi il racconto della malattia e la voglia di contribuire al suo ritorno a casa: “A novembre comincia il calvario, un male terribile lo consuma in pochi mesi e oggi non e più tra noi. È morto solo, lontano dai propri affetti senza la possibilità di vedere un’ ultima volta i genitori ed i fratelli. Morto da solo con la valigia carica di sogni infranti, spezzati da un destino crudele. Riportarlo a casa costa tanto, la burocrazia è lenta pertanto noi docenti assieme agli operatori del centro di Torrecuso dove risiedeva, abbiamo pensato di fare una raccolta fondi per pagargli questo ultimo viaggio.

Stiamo contattando diverse compagnie di onoranze funebri e ci vogliono all’ incirca 5mila euro – concludono i docenti -. Vi aggiorneremo su ogni cosa rendicontando tutte le spese. Riportiamo a casa Barry diamogli una degna sepoltura, diamogli la possibilità di dormire questo sonno eterno confortato dal pianto dei suoi cari. Condividete e diffondete regaliamo umanità a questo ragazzo la cui vita si è spezzata prematuramente”.

All’appello hanno già risposto diversi cittadini e la rete delle associazioni che compongono il coordinamento “Sannio Antirazzista”.

IL RICORDO DEGLI OPERATORI DEL CAS – “Dal 3 agosto 2016 Abdoul Ghordoussy Barry era ospite del CAS di Torrecuso, della Cooperativa “Benedetta” di Campoli del Monte Taburno. Riservato, gentile, sempre disponibile a collaborare con chiunque gli chiedesse un aiuto. Si era distinto nel nostro Cas per il suo comportamento esemplare, rispettoso delle regole e al contempo animato da un gran desiderio di riscatto, di farcela nonostante le innumerevoli difficoltà con le quali si era già dovuto confrontare, malgrado la sua giovane età. Ventun’anni compiuti il primo agosto in quella che considerava la sua casa, tra i ragazzi ospiti che erano come fratelli, insieme agli operatori e all’operatrice a cui era affezionato.

Cagionevole di salute, quando poteva, lavorava comunque nei campi, pur di riuscire ad aiutare i suoi familiari rimasti a lottare contro la povertà e le malattie in Guinea, uno stato dell’Africa occidentale, il cui regime autoritario e le leggi draconiane poco si confacevano alla personalità vivace e sognatrice del giovane Abdoul.

Il suo sogno più grande, come mi aveva confidato in uno dei nostri incontri, era quello di studiare le relazioni internazionali, perché voleva che il suo papà fosse fiero di lui. E ne avrebbe avuto tutte le capacità per realizzarlo, data la sua considerevole intelligenza e la conoscenza di ben quattro lingue straniere. Per questo, dopo aver conseguito la licenza media, aveva iniziato a frequentare con costanza e impegno, all’Istituto Alberti di Benevento, il corso serale di Finanza e Marketing; così come gli aveva consigliato “papà” Domenico, il quale nella cooperativa Benedetta, per l’atteggiamento protettivo e paterno che lo contraddistingue, era diventato il suo padre sostitutivo, la figura paterna a cui aveva dovuto rinunciare in cambio della possibilità di sognare il futuro, come fanno tutti i ragazzi della sua età.

Tuttavia, il suo sogno si è infranto contro il muro di una malattia, così aggressiva e impietosa, da non lasciargli il tempo di comprendere cosa gli stesse accadendo. Infatti, nel giro di poche settimane, Abdoul ha visto cedere irreversibilmente ogni parte del suo corpo, già segnato da sofferenze pregresse, vissute soprattutto in Libia e nel “viaggio della morte”, come definiva lui il tragitto in mare che dalle coste libiche lo aveva condotto in Italia. Nemmeno la sua mente brillante è stata risparmiata dalla malattia, le cui metastasi diffuse gli hanno provocato un alternarsi di momenti di lucidità a momenti di regressione quasi infantile, che lo portavano a guardare fuori dalla finestra dell’ospedale, credendo si trattasse di una porta di accesso alla libertà, a quella libertà di sognare un futuro pieno di promesse, che lo aveva spinto a lasciare la sua triste realtà per la speranza di una vita migliore.

Abdoul, prima che finisse in uno stato di coma profondo, ha avuto bisogno di un’assistenza continua, che gli abbiamo garantito in ogni momento, grazie all’affetto e all’abnegazione degli operatori e dei ragazzi che non lo hanno mai lasciato solo, durante la sua degenza in ospedale.

Lo ricorderemo così il nostro Abdoul, con i suoi grandi occhi, testimoni di trascorsi difficili da ricordare ma ancor più da dimenticare, e con il suo dolce e malinconico sorriso.
In collaborazione con i professori del suo corso all’Alberti, la Cooperativa Benedetta ha promosso una raccolta fondi per permettere ad Abdoul di tornare nel suo paese, la Guinea.

Hanno aperto una pagina Facebook dedicata (Barry ultimo viaggio verso casa) con una post pay associata sulla quale chi vuole può versare una somma di denaro o sul seguente link di pay pal https://paypal.me/pools/c/8bCNAhS6Pn”.

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