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Centro “E’ più bello insieme”, la Rete Sociale: “Negati i diritti dei disabili”

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“Ormai il caso “E’ più bello insieme” è il thriller dell’estate. Anche se la piega presa dalla vicenda – specie dopo la replica degli esponenti dell’amministrazione comunale, Orlando e Picucci, alla lettera aperta di Moretti – sta relegando in secondo piano il vero “oggetto del contendere”: i diritti dei disabili. Oggi non solo diritti negati, ma con argomenti che alimentano la circolazione di notizie infondate e fuorvianti. Sono questi i motivi che ci spingono – sia come presidente della Rete Sociale che come giornalista – a intervenire di nuovo: e a continuare a farlo finchè non sarà fatta chiarezza”. Così in una nota il presidente de “La Rete Sociale”, Serena Romano.

“Sui diritti negati: dopo le promesse del sindaco Mastella sulla continuità del servizio, oggi “E’ più bello insieme” è chiuso – scrive Romano -. E non per decisione della cooperativa “La Solidarietà” che il 1 agosto ha specificato nella Pec all’Ufficio di Piano: “…. Come richiesto dalla dottoressa Orsola Caporaso, comunichiamo che per il mese di agosto 2018 il servizio… proseguirà regolarmente le proprie attività… Con l’occasione chiediamo aggiornamenti sull’assegnazione voucher”. E’ chiuso perché agli utenti sono stati negati i voucher: cioè, il “titolo” necessario ad esercitare il loro diritto. Come mai? Per seguire meglio il thriller, ci vuole un riepilogo delle ultime puntate. A partire da quella in cui, dopo le rassicurazioni del sindaco e l’erogazione dei fondi della Regione, tutti sui giornali avevano esultato: perchè nulla più ostacolava la ripresa del servizio. Ma quando – puntata successiva – i familiari dei disabili vanno al Comune, ricevono una doccia gelata: “niente voucher… l’iter burocratico ha i suoi tempi… tornate a settembre”. Un diritto negato, dunque, come abbiamo denunciato nel comunicato del 7 agosto “Voucher promessi, ieri negati”. Si arriva, così, alla puntata della lettera aperta di Angelo Moretti che attribuisce la mancata consegna dei voucher all’“inefficienza burocratica”, seguita dalla smentita di Orlando e Picucci: “Le Assistenti Sociali sono al lavoro per la definizione dei piani personalizzati e nonostante l’abusiva detenzione dell’immobile da parte della… Solidarietà, il 3 settembre saranno assegnati i voucher per l’accesso gratuito al servizio alle famiglie dei disabili.… è una grave inesattezza affermare che il Centro è chiuso per motivi burocratici… Il Centro è aperto, forse è il dott. Moretti ad aver chiuso!”.

Chi ha ragione? Carte alla mano, hanno ragione i disabili – sottolinea la Rete Sociale -. L’amministrazione pubblica, infatti, tratteggia come un iter normale le assistenti sociali indaffarate ad approntare i PAI: cioè, quei Piani Sociali Assistenziali Individualizzati per ciascun disabile, che stabiliscono quanti voucher dare a ogni utente. Ma non è normale: perché i PAI dovevano essere pronti prima e indipendentemente dall’assegnazione dei fondi regionali. Il bando per selezionare gli utenti con diritto ai voucher, è di marzo 2018 e la graduatoria definitiva è di giugno. Allora perché le assistenti sociali – in altre occasioni validissime – stanno facendo i PAI adesso? Perché non sono state messe in condizione di seguire il corretto iter cronologico del servizio? E ammesso che fossero in ritardo: perché i responsabili non hanno detto loro di affrettarsi – visto che da mesi si dibatte per evitare la chiusura del centro – e visto che ci vuole poco a redigerli, perchè gli utenti sono sempre gli stessi da oltre 10, 5 o 3 anni e le loro esigenze ormai note ai servizi? E’ legittimo, dunque, chiedersi: è solo inefficienza burocratica o c’è altro dietro questo “ritardo”? Anche perché contrasta con la sollecitudine con cui il 9 agosto, si è tenuta la riunione per cedere il Centro all’Ambito: perché tanta lentezza per soddisfare i diritti dei disabili, e tanta fretta nel riunire il coordinamento sotto ferragosto, nonostante l’assenza di diversi componenti? Insomma, per dirla con Totò: “… ccà nisciuno è fesso!”. Questo è il quinto tentativo di chiusura, tutti falliti perché rivelatisi illegittimi o infondati: alla fine i fondi sono arrivati – e con risorse aggiuntive per le politiche sociali di circa 476.000 euro, oltre ai 61.000 citati – ma i voucher non sono pronti. Per questo motivo il centro ha chiuso ad agosto, dopo essere rimasto aperto grazie al senso di responsabilità degli operatori, senza stipendio da maggio: da quando, cioè, il Comune ha impedito alla Solidarietà di fatturare le prestazioni.

Questi i fatti che il Comune nega – attacca Romano -. Rivelando un gap culturale che rende impossibile il dialogo per sanare la vicenda nell’interesse dei più deboli. La linea del Comune, infatti, è sempre la stessa: nonostante smentite e documenti che la smontano. Cambiano solo toni e linguaggio: in questo caso inqualificabili. Definire “stucchevole vicenda” quella abbattutasi su disabili senza colpa; o contestare un cittadino definendolo “colto da delirio di onnipotenza” … o “dagli effetti della calura di questi giorni!” è un gergo più adatto a Facebook che a un vicesindaco e a un assessore, deputati a far rispettare le leggi, far funzionare i servizi, e a “servire” non a “offendere” i cittadini. Un linguaggio che diventa inaccettabile quando veicola – più o meno consapevolmente – quel tipo di notizie che un giornalista attento evita accuratamente: le notizie imprecise e infondate che rischiano di diventare false e tendenziose. L’allusione, per esempio, alle “ispezioni dei NAS per le scarse condizioni igienico sanitarie, solo di recente rimosse” più volte ripetuta, è incompleta perché priva di riferimenti precisi alle contestazioni dei NAS; è offensiva per familiari e disabili che frequentano un luogo “sporco”; è ingannevole perché non dice tutta la verità. E cioè, che nell’ultimo mese c’è stato un insolito via vai nelle strutture che fanno capo alla “Solidarietà”: un controllo dei NAS e due ispezioni del tavolo tecnico dell’Ambito B1 al Centro disabili; un blitz dei Nas alla Fattoria Sociale “Villa Mancini” di Ponte; una visita dei Carabinieri alla Comunità Alloggio il “Sogno di Aylan”. Tutte concluse senza contestazioni o con i complimenti dei controllori. Allo stesso modo, è inesatto e fuorviante ripetere che la “Solidarietà” occupa il centro “abusivamente”.

Il Comune, infatti, poteva percorrere due strade – conclude -. Prima strada: sanare la situazione facendola rientrare nelle regole, come la legge consente se è nell’interesse della comunità. Ed era nell’interesse dei disabili che hanno motivato la scelta di frequentare il centro: “La cosa più bella di questo posto è che quando vado a fare la spesa e mi trovo a passare di qui, posso entrare per prendermi un caffè, abbracciare mio figlio e guardare che fa…. In altri posti, invece, non mi facevano neanche entrare…” Questa è una testimonianza del diritto alla libera scelta del cittadino-disabile fatta in nome del vero, libero mercato che gli consente di spendere il suo voucher dove vuole, a Benevento e provincia. Ma questo diritto oggi gli è negato, perché il Comune ha inteso percorrere l’altra strada: quella di fare una gara per sostituire alla libera scelta del cittadino, quella di un Comune che decide al posto suo, ciò che meglio per lui. E’ una scelta opinabile, ma percorribile: a patto, però, che il Comune specifichi chiaramente che cosa non funziona nel servizio che vuole sostituire e qualm è il progetto alternativo. Viceversa, appare poco credibile e strumentale il ricorso alla gara per distruggere ciò che i disabili ritengono “buono” per un improbabile e generico “ottimo”. Come purtroppo sta accadendo: Orlando e Picucci, infatti, dopo avere sbeffeggiato la cooperativa – “…Possibile che solo… la Solidarietà sia in grado in Italia e in Europa di gestire una struttura del genere?” – propongono al posto di un progetto collaudato per 17 anni, il nulla. Ovvero, una vaga, generica “….fiducia che dal mercato possano giungere proposte che, in competizione tra loro, possano accrescere la qualità del servizio”. Superfluo aggiungere altro. Possiamo solo sperare di esserci sbagliati a pensar male. A pensare cioè, che chi è incapace di costruire qualcosa di buono, spesso fa di tutto per distruggere il “buono” costruito dagli altri: così se del “buono” non resta più traccia, la gente finisce per accettare anche il “pessimo” e il “mediocre” che gli viene propinato”.

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