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Il vescovo Piazza agli studenti: “Contro povertà un’economia dal volto umano e locale”
Il vescovo di Sessa Aurunca ed ex docente di etica sociale presso l’ateneo sannita si è anche soffermato sulla questione infrastrutturale del Sannio definendola "paradossale a fronte di una mobilità telematica planetari": "Riduciamo la mobilità mondiale - ha detto - e favoriamo l'incontro tra gli uomini"Ascolta la lettura dell'articolo
Un’economia dal volto umano, che sia attenta ai territori e alle esigenze concrete della popolazione, che sia meno orientata alla corsa a denaro e alla finanziarizzazione: é il nuovo paradigma necessario per invertire la tendenza contemporanea della polarizzazione della ricchezza e dell’aumento delle disuguaglianze socio-economiche quello che dall’Unisannio descrive il vescovo di Sessa Aurunca, Orazio Francesco Piazza, già docente di etica sociale presso l’ateneo sannita e studioso impegnato su temi sociali e di frontiera in contesti difficili.
Piazza ha lanciato la sua ricetta per un “nuovo umanesimo dell’economia” nell’ambito di un dibattito sulla crisi del modello di sviluppo capitalistico e globalizzato organizzato dal Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi del Sannio.
Secondo quanto si evince dal Rapporto Oxfam 2018 si è acuita la polarizzazione della ricchezza a livello mondiale, l’1% della popolazione mondiale detiene più del restante 99%, mentre stando agli ultimi dati pubblicati dalla Banca Mondiale, riferiti all’anno 2017, più del 60,53% del PIL mondiale è ripartito tra Stati Uniti, Europa e Cina e il rimanente 39,47% del PIL mondiale è ripartito tra ben 180 Paesi.
Un ritorno alla localizzazione e alla centralità della persona, dunque, sono le coordinate necessarie da seguire secondo Piazza che si è soffermato sulla questione infrastrutturale del Sannio definendola “paradossale”.
Presenti al dibattito anche il rettore dell’Unisannio, Filippo de Rossi, che ha parlato della necessità “della formazione di un uomo nuovo prima dell’umanizzazione dell’economia” e il direttore del Dipartimento DEMM, Giuseppe Marotta, che ha sottolineato come “l’attenzione sulle conseguenze dell’economia globale sia stata negli ultimi anni sollevata soprattuto dalla Chiesa”, precisando che “sia la globalizzazione che l’attuale orientamento alla digitalizzazione siano sfide su cui è stata fatata poca analisi critica”.
Le disuguaglianze economico-sociali (come si evince dal Rapporto Oxfam 2018 si è acuita la polarizzazione della ricchezza a livello mondiale, l’1% della popolazione mondiale detiene più del restante 99%, mentre stando agli ultimi dati pubblicati dalla Banca Mondiale, riferiti all’anno 2017, più del 60,53% del PIL mondiale è ripartito tra Stati Uniti, Europa e Cina, mentre il rimanente 39,47% del PIL mondiale è ripartito tra ben 180 Paesi), hanno reso evidente l’insostenibilità dell’attuale modello economico e l’urgenza di una inversione di rotta, riportando la persona, la società e il bene comune al centro di un nuovo paradigma economico, appunto un “nuovo umanesimo dell’economia”, che implica un nuovo modello educativo e culturale.