ECONOMIA
Imprese, nel 2017 saldo positivo per il Sannio. Campese: “Si può e si deve fare di più”
Il presidente della Camera di Commercio: "Il territorio ha risposto bene alle misure dedicate ai giovani. Abbiamo un grande patrimonio di Pmi che, però, deve essere tutelato e non strozzato dalla burocrazia"Ascolta la lettura dell'articolo
Gli italiani continuano a credere nell’impresa e, anche nel 2017, le nuove attività economiche hanno superato quelle che hanno chiuso i battenti. Sono infatti 46mila in più le imprese iscritte nei registri delle Camere di commercio, con una crescita dello 0,7% rispetto al 2016. Merito soprattutto della spinta che viene dalle regioni del Mezzogiorno, cui si deve quasi il 60% dell’aumento complessivo, una quota record nella storia del saldo nazionale. A confermarlo sono i dati elaborati da Unioncamere–InfoCamere.
I numeri sulla nati-mortalità delle imprese italiane sono legati a due fenomeni: da un lato l’ulteriore rallentamento della nascita di nuove imprese (quasi 357mila a livello nazionale, l’1,8% in meno del 2016) e una più consistente frenata delle chiusure (poco più di 311mila, il dato più contenuto degli ultimi dodici anni), in calo del -3,4% rispetto all’anno precedente.
A spingere, dunque, è il Sud ed anche Benevento non fa eccezione. Secondo la classifica il Sannio è 14esimo a livello nazionale con un tasso di crescita dell’1,49%. Tradotto in termini numerici: le iscrizioni sono state 2.114 e le chiusure 1.595 per un saldo positivo di 519 imprese. Statistiche che raccontano di un Sannio che continua a cambiare e con sempre più cittadini che provano la strada dell’imprenditoria. Una scelta, probabilmente, legata alla congiuntura economica e alla contrazione del lavoro dipendente. Non si tratta della soluzione definitiva al tema del lavoro, ma i dati sottolineano la vitalità del territorio.
“Uno studio positivo e che fa ben sperare la provincia di Benevento – ha commentato il presidente della Camera di commercio sannita, Antonio Campese -. Si tratta principalmente di start-up e aziende nate grazie ai progetti di finanza regionale e misure dedicate. Numeri che fanno segnare una risposta alle azioni di finanza agevolata per i giovani.
Ovviamente – ha aggiunto – c’è la necessità di accompagnare l’aspetto finanziario con maggiori politiche di contesto per supportare le nuove imprese, perché si può e si deve fare di più”. A pesare secondo Campese sono anche le misure Pac e Psr per i passaggi generazionali: “Molti giovani – ha detto – scelgono di fare gli imprenditori agricoli. Un po’ per la vocazione naturale del territorio ed anche perchè è la forma più accessibile dal punto di vista fiscale.
Si tratta principalmente di imprese familiari che – ha sottolineato il presidente dell’ente di piazza IV Novembre – rappresentano un patrimonio per il Sannio e per l’intera nazione. Tuttavia, i piccoli imprenditori vengono strozzati da logiche burocratiche nazionali ed europee che non semplificano, ragionando principalmente sui rapporti con le grandi aziende. Noi siamo gli unici in Europa ad avere questo patrimonio di Pmi – ha concluso Campese -. Un tessuto che dovrebbe essere tutelato, ma è un tema che sembra essere scomparso dall’agenda politica e anche dalla campana elettorale”.
Tornando ai dati, in Campania, meglio del Sannio fa Avellino con un tasso dell’1,57% e Napoli che raggiunge quota 1,93% e che vale il sesto posto nazionale.
Guardando all’andamento dei settori nel Mezzogiorno, il quadro mostra una forte concentrazione del saldo attivo nel turismo (sempre in testa tra le vocazioni imprenditoriali più scelte) e nell’agricoltura (+2.810). Bilanci più che positivi al sud anche nel commercio (+1.970) e nelle costruzioni (+1.284).
Lucio
26 Gen, 2018 a 15:48
Vitalità…barbieri ( anziani) e ciabattini?? Mah..