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AMBIENTE

Ex Consorzi Rifiuti e riqualificazione professionale: i dubbi di Piero Mancini

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“Il corso di riqualificazione professionale, apprendiamo dalla stampa, è stato rinviato. Ufficiosamente si dovrebbe partire sabato 10 settembre. Partire di sabato? Il caos all’Ormel regna sovrano. Nella riunione tenutasi in Prefettura, mercoledì 24 scorso, è stata sollevata la questione riguardante le inaccettabili condizioni poste ai lavoratori sanniti costretti a girovagare per le altre quattro province. Destinati a recarsi in paesini di montagna o a percorrere centinaia di chilometri per raggiungere gli enti di formazione”.

Inizia così la lunga nota di Piero Mancini, ex dipendenti del Consorzio Rifiuti Bn3, che informa sugli ultimi sviluppi in merito alla travagliata vicenda dei lavoratori.

“Non è stata invece evidenziata, dai sindacati, – aggiunge Mancini – la seconda vistosa incongruenza sollevata dal sottoscritto il 14 agosto: lo scandalo rappresentato dal corso che dovrebbe trasformare addetti alla raccolta differenziata porta a porta (terzo livello contrattuale, in maggioranza con un titolo di studio di terza media) addirittura in progettisti di impianti per il trattamento di rifiuti e valutazione di impatto ambientale degli stessi.

Qualche sindacato e qualche sindacalista sono particolarmente interessati a questo corso surreale? Se così non fosse, per quale motivo non denunciarne lo scandalo? Questi due vistosi problemi ci fanno capire che la trasparenza non è di casa né all’Ormel né in Regione e neppure in qualche sindacato.

Primo punto. In prefettura qualcuno, che apre la bocca senza quella necessaria riflessione, coscienza e preparazione, che dovrebbero caratterizzare l’agire di chi ricopre un ruolo delicato e importante per essere all’altezza di decisioni che determinano il “ destino “ di centinaia di famiglie, disse che i corsi non si tenevano a Benevento perchè gli enti formativi non avevano vinto la gara d’appalto. Una balla spaziale, al sol rigor di logica.

A Piedimonte Matese e Atripalda, invece, esistono enti formativi migliori di quelli beneventani? Ma ci faccia il piacere, avrebbe esclamato il mitico Totò con seguito di pernacchia prolungata e modulata.

Infatti, subito a smentire chi ha grandi titoli ma poca preparazione, l’azienda speciale ASEA, ente di formazione accreditata dalla Regione, tramite la stampa denuncia di aver perso, inopinatamente, ben due corsi di formazione.

Una vicenda poco trasparente ed allarmante, che ci fa capire come viene gestita la nostra vicenda.

Con decreto n° 270, del 29-07-2016, – continua nella nota – l’azienda veniva individuata tra gli organismi autorizzati all’erogazione di due corsi formativi, ( 02, operatore ambientale e 04, operatore per il trattamento e il recupero dei rifiuti). Per questo, il 10-08-2016, veniva sottoscritto l’atto di impegno per dare avvio alle attività formative.

Ma ecco che con il decreto dirigenziale n° 293, l’atto è stato cancellato, con le note conseguenze. Il corso 02-operatore ambientale, per capirci, è quello trasferito a Piedimonte Matese. Per quale grave e recondito motivo ciò è avvenuto? Era a conoscenza di questo chi in prefettura, con arrogante sicurezza, ha detto la balla spaziale. Ragionando: se ne era a conoscenza è stata disonesta. Se non ne era a conoscenza è inadeguata a svolgere il delicato ruolo ricoperto. Ciò è talmente evidente a tutti i sani di mente.

Io, umile lavoratore, manifesto, ancora una volta, l’anomalia e lo scandalo della vicenda. Sempre più oscura. In cui sono in gioco fortissimi interessi economici, una torta di cinque milioni di euro, politico-clientelari e pure privilegi sindacali.

Mentre tutti blaterano, in ogni luogo e in ogni momento, ipocritamente di trasparenza e di legalità, alla carlona ma concretamente, si agisce e si manovra dietro le quinte.

Ciò che affermo è avvalorato dalla seconda incongruenza, già evidenziata il 14 agosto: il corso che si dovrebbe tenere ad Atripalda, per progettisti. Questa seconda vicenda è, se possibile, ancora più scandalosa e incomprensibile.

Però, “stranamente” qualche sindacato ancora fa finta, aggravando la sua posizione agli occhi dei lavoratori, di non averla vista e ben compresa. I lavoratori, però, hanno letto la composizione della lista e ne hanno tratto le naturali conclusioni. Anche a Benevento nessuno è fesso.

La scandalosa situazione è diventata ancora più ingestibile dopo che la sindacalista della Uil, Angela Succo, il 18 agosto, con una nota alla stampa, ha pubblicamente dichiarato di non aver chiesto di esservi inserita e di non volersi recare ad Arpaia ritenendo anche censurabile il corso in questione. Questa volta gli interessi particolari di pochi, come è avvenuto nel mese di agosto del 2010, non prevarranno su quelli generali, dei lavoratori e dei tartassati contribuenti.

In questi sei anni molte cose sono state chiarite. Comportamenti particolari sono emersi e sono stati ben compresi dalla maggioranza dei dipendenti degli ex Consorzi. Anche la situazione politico-amministrativa non è più la stessa, sia in Comune che in Regione. Oggi chiedere, ed ottenere, trasparenza è più facile.

Ed è ciò che chiedono i lavoratori e la pubblica opinione, che non è stupidamente al servizio di chi, non avendo perso il vizio, utilizzando il sindacato, tenta di raggiungere obiettivi solo personali.

La stampa – continua Mancini – ha ampiamente mostrato di dar credito a chi, pur non avendo la copertura di importanti sigle sindacali alle spalle, in questi sei anni ha lottato quasi da solo per far emergere la verità su una vertenza anomala e scandalosa fin dalle origini.

Mi riferisco alla mancata approvazione, che i sindacati avrebbero dovuto chiedere in prefettura nel mese di agosto del 2010, delle ripartizioni approntate dai tre Commissari liquidatori. Le ripartizioni furono richieste, ovviamente, nel rispetto delle leggi vigenti e destinavano i dipendenti dei Consorzi ai Comuni, come è avvenuto in altre province.

Se fosse stata rispettata la legge, i lavoratori non avrebbero perso nemmeno un giorno di lavoro. Chi sono i veri responsabili di sei anni di sacrifici?

Oggi tutti chiedono che si faccia piena luce sul nuovo scandalo rappresentato dai corsi di riqualificazione professionale. Questo è bene. Io, che ho sollevato la vicenda, ho chiaro in mente i passi necessari affinché la trasparenza sia garantita.

Sono sicuro – conclude Mancini – che in città vi sono soggetti politici onesti, e tali riconosciuti dalla comunità intera, che essendo fuori e contro le vecchie logiche intrallazzatorie saranno ben lieti di sostenere questa giusta causa e aspirazione collettiva. Ad essi mi rivolgerò per far emergere le responsabilità di chi, da anni, agisce non alla luce del sole ma nelle buie stanze del potere”.

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1 Commento

1 Commento

  1. angelo

    25 Nov, 2017 a 4:31

    fatemi capire… esattamente: questi autoproclamati lavoratori vanno avanti a cassa integrazione da sei anni?? spero non sia così. lo sforzo di arrivare ad Atripalda potrebbero anche farlo… siccome fino ad ora li hanno pagati per non fare il resto di niente.

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