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CULTURA

Chiusura Cinema San Marco, la nota di precisazione della famiglia Iannella

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La Famiglia Iannella  intende fornire le seguenti precisazioni in merito alla dichiarazione rilasciata dall’Assessore al  Patrimonio del Comune di Benevento  relativa alle vicende giuridiche che hanno portato alla chiusura  del Cinema San Marco. Alla dichiarazione ha fatto seguito la replica della famiglia attraverso una nota del legale Ciro Centore indirizzata al sindaco del capoluogo Fausto Pepe. Oggi, infine, l’ulteriore comunicazione da parte della famiglia Iannella.

“In relazione – si legge nella nota – alla legittimità dell’apertura del Cinema e dell’occupazione del locale sino alla data 15.1.15, la nota riferisce della delibera della Giunta Comunale 90 del 1990, con il quale è stato dato originariamente vita al rapporto di concessione cinematografica di cui si discute. Poi aggiunge che la predetta delibera non fu ratificata dal Consiglio Comunale, senza, però, aggiungere in quale data e con quale atto si è espresso il Consiglio. Così narrata la vicenda, sembra che il Cinema San Marco è stato gestito sempre senza  una delibera valida e completa: e non ci pare un informazione corretta e veritiera. Orbene, alla delibera della Giunta Comunale n. 90 del 1990 ha fatto seguito la delibera, sempre  della Giunta Municipale,  n. 2130 del 1990 che ha reiterato e integrato la volontà di procedere alla concessione. Trattasi di atti assunti dalla Giunta nell’esercizio dei poteri di sua competenza che non avevano necessità di una ratifica del Consiglio. Tant’è che in data 16.6.90 è stato stipulato regolare contratto di concessione. Insomma per essere chiari – ed evitare equivoci inopportuni – il rapporto di concessione del San Marco è nato ed è sempre stato assistito da un contratto  valido ed efficace deliberato dall’organo competente.

Nel racconto delle vicende successive – aggiunge la famiglia Iannella -, la nota del Comune prosegue con una narrazione che non semplifica il racconto e introduce ancora elementi equivoci. Il prosieguo è molto semplice e va raccontato semplicemente. Fino al 2006 non ha nessun senso segnalare, come fa la nota, che nel 1999 il Comune intendeva ottenere indietro il locale, ma “… non riuscì ad ottenere la riconsegno dell’immobile per la mancanza di volontà di Iannella, detentore delle chiavi”. Sembra quasi che Iannella siano rimasti nel locale senza titolo. Molto più semplicemente il Comune riteneva che il contratto avesse perso efficacia e Iannella no.
Il Comune si è rivolto ad un Giudice – come si conviene in questi casi – e il Giudice gli ha dato torto, con la sentenza della Corte d’appello di Napoli n. 241 del 2006.

E siamo arrivati al 2006. Il Comune – prosegue la nota – inizia una nuova azione giudiziaria che si conclude momentaneamente con la sentenza del Tribunale di Benevento n. 2068 del 2013; questa volta a favore del Comune. Giova rapidamente rilevare che il Comune ha iniziato questa azione giudiziaria perché ha ritenuto di non avere mai autorizzato il subentro nel contratto, al posto del compianto Dott. Salvatore Iannella, della società costituita dai suoi eredi e familiari. La Famiglia Iannella ha ritenuto legittimamente di contestare  questa originalità e ha proposto appello chiedendo un intervento urgente del giudice. A fronte di una richiesta di urgenza di questo tipo non si esegue  la sentenza del Tribunale perché c’è il rischio che, qualora il Giudice d’Appello decida diversamente dal Tribunale, sospendendo lo sfratto,  è necessario ricollocare nell’immobile sfrattato ciò che è stato asportato poche settimana prima, ovvero quando il giudice non aveva sospeso lo sfratto. Il Comune correttamente non ha eseguito la sentenza sino alla decisione urgente del Giudice d’Appello che si è espresso, ancora una volta a favore del Comune, solo con ordinanza del 19 giugno del 2014, a cui fa riferimento sempre la nota.

Il resto dei mesi, sino all’8.10.2014 – data del primo accesso dell’Ufficiale Giudiziario per la riconsegna del locale, come correttamente riferito nella nota del Comune – , è trascorso perché prima il Comune non ha dato esecuzione alla sentenza, tenuto conto che non erano scaduti i termini per il ricorso in Cassazione.
In data 8.10.2014 è stato oggettivamente concesso dal Comune ai gestori  un differimento in ragione della necessità di consentire ai gestori di disporre del tempo necessario per rimuovere arredi ,  immobili e attrezzature tecnologiche installate nel corso degli anni; trattasi di rinvio comune a tutte gli sfratti, come è noto a chi purtroppo conosce queste vicende. Per intanto, la famiglia Iannella ha continuato la sua battaglia legale e la nota avrebbe dovuto riportare correttamente l’esistenza di un ricorso in Cassazione. Nonostante, questo ricorso, si è arrivati al fine allo sfratto del  15.1.2015. Insomma, a differenza di quanto accaduto in precedenza, il Comune non ha voluto attendere la decisione d’urgenza connessa al nuovo ricorso in Cassazione e ha deciso di procedere all’esecuzione con le modalità note a tutti. Sulla base di questa ricostruzione è completamente lontana dal vero una rappresentazione della vicenda tale per cui vi è una storica e risalente occupazione indebita del locale San Marco.

In sintesi, la vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa e il Comune non ha inteso  attendere nemmeno la decisone d’urgenza connessa al ricorso in Cassazione.

E’ evidente che non ha nessun rilievo sostenere che l’indebita occupazione da parte della Famiglia Iannella del san Marco sta generando danni per 600 mila euro al Comune. La nota del Comune non specifica come si arriva a questa somma. Avendo deciso di rispondere con criteri oggettivi e seri, ci si limita a rilevare un dato oggettivo e inequivocabile.

Inoltre – aggiunge la nota -, in relazione al rispetto degli obblighi economici da parte della Famiglia Iannella non risponde al vero l’affermazione secondo cui ha corrisposto quanto doveva “per qualche annualità e per importi residui”. In questo caso la ricostruzione del Comune avrebbe dovuto fare correttamente riferimento a quelle stesse sentenze che esso invoca per giustificare provvisoriamente, peraltro  – lo sfratto di cui si sta discutendo.

La sentenza n. 1138 definitiva del Tribunale di Benevento n. 1138 del 2013 – si badi bene la stessa citata nella nota – ha dato una risposta anche alle pretese economiche del Comune azionate nei confronti dei gestori del San Marco. Nella sentenza si afferma che “…appare evidente che le parti contraenti abbiano voluto rapportare l’ammontare del canone ad un  elemento, benché incerto e variabile, non scollegato all’effettivo introito dei gestori. Il Comune, dunque, avrà diritto  alla somma di e. 2892,67, mentre i resistenti non  vantano alcun credito, data l’equivalenza a zero (sulla base delle predette considerazioni) dell’indennità di avviamento”. Come detto, anche questa parte della sentenza è ancora sub iudice.

Si lascia alla valutazione della cittadinanza la ristrutturazione del locale e le  migliorie che il locale ha subito nel corso di 25 anni per rimanere correttamente inserito nel salotto della città, migliorie che non hanno determinato nessun riconoscimento ai gestori. Il locale , come si ricorderà, è stato completamente trasformato per essere destinato a Cinema. Trattasi di affermazioni non generiche, ma basate su dati di fatto. Il contratto del 1990 ha imposto alla famiglia Iannella la realizzazione di tutti lavori non solo relativi alla struttura portante dell’immobile, ma destinati anche alla realizzazione di un palcoscenico e di tutte le strutture necessarie per l’attività Cinematografica. Insomma nel 1990 l’immobile andava ristrutturato e al suo interno non esisteva né un cinema né un teatro; la realizzazione di questi lavori a carico esclusivo della Famiglia Iannella ha comportato un onere di 950.000.000 di lire dell’epoca, alle quali si devono aggiungere i costi sostenuti per la manutenzione straordinaria del locale.

Ci si consenta infine una riflessione conclusiva legata proprio alla chiusura di un locale che per 25 anni ha esercitato un attività con un evidente dimensione pubblica. Si spera che quantomeno non costituisca un fatto  opinabile che grazie all’intuizione e alla tenacia del Dott. Salvatore Iannella. La famiglia ha esercitato attività cinematografica da più di 50, prima con il Cinema Teatro Comunale e poi con il Cinema Teatro San Marco.
Lo  ha fatto sempre nella buona e nella cattiva sorte. Nella buona sorte, quanto per molto tempo i Cinema esistenti erano solo due – di cui il secondo gestito da noto e rispettato esercente  – e hanno comunque assicurato sempre la produzione cinematografica fruibile sul mercato nazionale; per molti anni il Cinema è stato una delle poche occasione di svago, di incontro e di intreccio di relazioni sociali.

Nella cattiva sorte, quando il Cinema inteso come luogo di incontro è stato sostituito dalle Multisala che – quantunque siano delle legittime iniziative economiche – hanno trasformato il Cinema in un Centro commerciale; eppure, il Cinema San Marco ha continuato sino alla fine ad assicurare non solo la produzione cinematografica tradizionale ma anche la realizzazione di Cinema di qualità attraverso ben 72 Rassegne Arci e altre iniziative.

Nel corso di questi anni di attività pubblica la Famiglia Iannella ha imparato poche regole, valide anche per la vita privata. Ha imparato a rispettare sempre le opinioni degli altri e del suo pubblico, sia quando il film piaceva sia quando non piaceva. Ha imparato, però, che un film deve essere giudicato solo quando si vede per intero, sia il primo tempo che il secondo. Questo è l’unico modo che la famiglia Iannella conosce perché un dibattito sia serio, composto sereno e dignitoso”.

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