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Disagio abitativo e lotta per la casa. Daniela Basile: “Il Comune dia risposte celeri attraverso la riqualificazione”
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“Mentre al Comune si parla, si discute di housing sociale, di nuove cementificazioni, in questa città ci sono centinaia di famiglie che non solo vivono in condizioni di ristrettezze economiche per mancanza di lavoro ma che presto perderanno anche la casa perchè impossibilitate a pagare i fitti troppo cari”. Lo dice in una nota Daniela Basile, membro del L@p Asilo 31 di via Firenze.
Quindici famiglie, del movimento di lotta per la casa, esasperate dalle mancate risposte dei rappresentanti istituzionali della città, dalla fredda e indifferente noncuranza di chi dovrebbe provvedere a tutelare le fasce sociali deboli, mosse dalla disperazione e dalla paura di finire a dormire sotto i ponti, – spiega la Basile – hanno occupato uno stabile abbandonato rivendicando il diritto abitativo e il diritto a vivere dignitosamente.
Quello che è accaduto oggi – aggiunge – costituisce la punta di un iceberg ben più grave. La povertà latente, la mancanza di prospettive lavorative, di lavoro, di un giusto salario, di casa sono raddoppiati rispetto allo scorso anno mentre le risposte a tali problematiche, gli interventi mirati sono completamente spariti.
I nostri rappresentanti istituzionali ultimamente preferiscono farsi fotografare alle cene di mezza estate, bisticciare con l’opposizione platealmente sui giornali, assumere esperti perchè incapaci di risolvere anche le questioni più banali e sfuggire ai veri problemi di questa città.
La gente perde il lavoro? Nessun problema di sicuro il disoccupato riceverà la solidarietà e la promessa che un esperto della famosa università tal dei tali presto risolverà il loro problema. Così gli anni passano e costoro da disoccupati si ritrovano abbandonati e sfrattati!
Una cosa solo è certa: chi ci ha guadagnato – continua nella nota – è stato l’esperto, il saggio assunto per dire “purtroppo c’è crisi non c’è nulla da fare!” La cosa surreale è che chi vive il disagio non è andato a piangere ad elemosinare qualcosa ma, è andato a Palazzo Mosti con progetti, proposte, soluzioni concrete e fattibili. Loro però, i diseredati in questa città non contano nulla perchè Benevento ama l’esperto!
In questa città ci sono decine di immobili comunali, provinciali e di privati vuoti, completamente abbandonati – prosegue – che potrebbero essere riqualificati con poche migliaia di euro e da cui si potrebbero ricavare centinaia di appartamenti da destinare alle giovani coppie a chi ha perso il posto di lavoro o a chi vive in ristrettezze economiche.
Questa è stata una delle proposte presentate dal movimento di lotta per la casa al sindaco Fausto Pepe e all’assessore ai servizi sociali e fu loro risposto che l’idea non era attuabile.
E perchè non lo è? Perchè le grandi città quali quelle di Roma, Firenze, Prato riqualificano capannoni, ex scuole, attuano questo tipo di politica e Benevento no? Perchè bisogna cementificare ancora se questa città ha a disposizione immobili vuoti?
Ristrutturare costa la metà rispetto che costruire e costituisce un intervento celere che può dare delle risposte immediate a chi vive le problematiche oggi e non può attendere anni! Non è necessario distruggere il paesaggio ed inquinare l’ambiente con nuovo cemento: la risposta alla crisi abitativa l’ hanno data i cittadini ed è: riqualificare.
Non serve chiamare gli esperti – continua la Basile – per riguadagnare la popolarità persa dopo l’ondata di inchieste giudiziarie, è necessario ascoltare il cittadino perchè il Comune è un bene anche del cittadino, perchè i beni comunali sono beni comuni di tutti.
In quelle case ci sono bambini, famiglie che dormivano in auto che hanno bisogno di risposte immediate dalle quali il sindaco non può esimersi dal non darle e dileguarsi. Se dovessero essere sgomberati con la forza, se i bambini dovessero subire un trauma per mancati interventi di chi dovrebbe garantire il diritto a vivere, si scriverebbe un’altra brutta pagina nera in questa città.
Ricordo al Sindaco Fausto Pepe e alla sua Giunta – conclude la Basile – che vivere è un diritto, garantire la vita un dovere civile ed un obbligo morale e se non si è in grado di assolverli l’unica soluzione sta nelle dimissioni”.