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Medico picchiato da paziente. Romano (La Rete Sociale) chiarisce alcuni aspetti della vicenda

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal presidente de “La Rete Sociale”, Serena Romano, che chiarisce alcuni aspetti in merito alla notizia dell’arresto di un uomo, affetto da disagio psichico, che lo scorso aprile aveva aggredito un medico nel Dipartimento di Salute Mentale di Benevento. 

Di seguito il testo della missiva:

“In questi giorni è circolata la notizia sulla stampa di un “38 enne che dopo avere picchiato un medico viene arrestato e portato nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa”. Una notizia dalla quale sembra che il medico sia la vittima e il 38enne il carnefice: laddove, raccontandone i retroscena, sia il medico che il 38enne affetto da disagio psichico, sono “vittime” di un sistema sanitario spesso più malato di chi dovrebbe curare.

Perciò, come associazione di familiari di sofferenti psichici, abbiamo sentito doveroso raccontare in dettaglio questa storia sul nostro blog www.ilenzuolibianchi.com , che qui riassumiamo.

Innanzitutto il fatto non è accaduto nei giorni scorsi, ma a fine aprile quando, nel Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Benevento, uno psichiatra è stato picchiato da un paziente 38enne (che chiameremo “Signor X” ): quando la notizia è stata riportata – mercoledì scorso 29 maggio – il paziente era stato appena arrestato e rinchiuso nella casa di cura e custodia dell’ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) di Aversa, a seguito della denuncia dello psichiatra e della certificazione di “pericolosità sociale” di altri medici del DSM.

Per capire i retroscena di questa storia, però, bisogna risalire al 2007 quando il “Signor x” – che aveva alle spalle un’esperienza di tossicodipendenza ormai superata – insulta e minaccia una vicina di casa e la sua famiglia: viene denunciato e, in base ad una prima perizia psichiatrica che lo definisce “socialmente pericoloso”, rinchiuso 6 mesi nell’opg di Aversa.

E questa etichetta di pericolosità sociale gli verrà appiccicata e tolta di dosso ben 4 volte, in 4 differenti perizie per diverse processi, insieme a quella sulla sua “capacità di intendere e di volere” che, a perizie alterne, è “quasi perfetta” o “quasi inesistente”. Forse chi frequenta l’ambiente della psichiatria medico legale – la branca più “opinabile” della medicina – non si meraviglia di questa “altalena”: ma una delle conseguenze per il “Signor X” è stata quella di dovere subire “ingiustamente” più di 1 mese di carcere, oltre 7 mesi di collocamento in casa di cura e custodia, e ben 8 mesi di arresti domiciliari in una casa famiglia del DSM di Benevento per un reato non commesso.

La Corte d’Appello di Napoli, infatti, ritenendo infondata l’accusa – e la conseguente detenzione – per la quale era stato condannato, lo condannerà solo a 40 euro di multa per “minacce semplici”. Una detenzione dovuta anche ad una valutazione di “pericolosità sociale”: perché il perito del Tribunale che nel 2011 fu chiamato a valutare il suo stato mentale nel momento in cui commise il reato – dal quale poi risulterà innocente – lo definì “socialmente pericoloso, se non costantemente sorvegliato sotto il profilo medico”. Ebbene quel perito è lo psichiatra che poi è stato picchiato.

Per questa ingiusta detenzione lo Stato dovrà concedere al “Signor X” un indennizzo di almeno 60.000 euro che, però, non riesce ancora a vedersi riconosciuto… per “15 minuti”. Quando il “signor X”, infatti, era ancora agli arresti domiciliari nella casa famiglia del DSM, ebbe il permesso di seguire all’esterno un progetto riabilitativo dalle 10 alle 12, per cui usciva di casa una decina di minuti prima di tale orario, per arrivare in tempo: ma per questo “fuori orario” di 15 minuti – dovuto solo a una leggerezza dei responsabili della sua custodia al DSM – è stato condannato a 4 mesi di reclusione per EVASIONE. Una condanna per evasione, dunque, mentre era gli arresti per un reato non commesso: che oggi, però, non gli consente di ottenere il risarcimento per l’ingiusta detenzione!

Si dice che “Signor X” sia affetto da “manie persecutorie”: ma ogni persecuzione ha in genere una causa che l’innesca… Certo, la causa va razionalizzata per evitare che diventi un delirio di persecuzione: ed è questo il risultato che dovrebbe ottenere chi ha il compito di “curare”. Compito che diventa più difficile, però, se il suo ruolo è ambiguo e può prestarsi a letture “distorte” e altrettanto “persecutorie”.

Cioè, se lo stesso medico ricopre sia il ruolo di psichiatra – il cui dovere è solo accogliere, ascoltare, capire la sofferenza del malato, senza giudicare – sia il ruolo di medico legale che in Tribunale contribuisce con le sue valutazioni ad emettere verdetti, condanne, punizioni e a somministrare pene oltre che farmaci. Una conflittualità fra il ruolo di medico e quello di giustiziere da evitare, perché dannosa anche per il medico che, inevitabilmente, “rischia” di più se si avvicina ad un paziente per curarlo, dopo averlo denunciato o contribuito ad arrestarlo.

In questo contesto, dunque, si inserisce la reazione del “Signor X” contro alcuni medici del Dsm : l’unica realtà verso cui egli mostra risentimento e da cui si sente “tradito”, dopo l’episodio del 2007. Tutte le persone frequentate in questi anni all’esterno del Dsm, infatti, possono testimoniare che non ha MAI fatto un gesto scortese o irrispettoso: e che anche adesso, convintosi di avere sbagliato e di dovere essere punito, aveva scritto una lettera di scuse allo psichiatra offeso cui voleva consegnarla di persona. Ma non ha fatto a tempo. Ormai lo psichiatra aveva già sporto denuncia contro di lui, altri medici avevano certificato la sua “pericolosità sociale” e la magistratura aveva avviato il suo iter.

Ed è saltato anche il tentativo avviato con i dirigenti medici del DSM durante un incontro tenutosi proprio mercoledì mattina 29 maggio: quello di evitare una misura ormai inutile come l’arresto in opg, perché si poteva raggiungere il medesimo scopo – farlo curare – mandandolo subito in casa di Cura senza fargli patire l’umiliazione dell’arresto. Anche perchè dopo 1 mese dal fatto e dopo un lungo Trattamento Sanitario Obbligatorio in Spdc, anche egli era convinto della necessità di curarsi. Del resto, tutte le perizie psichiatriche fatte in questi anni al “Signor X” concordano sul fatto che il suo disturbo psichico può essere tenuto sotto controllo se egli prende regolarmente i farmaci. E proprio per questo – non avendo una famiglia in grado di seguirlo – era stato più volte affidato ai Servizi Mentali territoriali: che a loro volta, però, rientrano in un sistema sanitario “malato” che non sempre riesce ad assolvere questo compito…

Così, per poco, è fallito anche il tentativo, fatto in extremis, per evitargli il soggiorno ad Aversa: perché mentre già si stava predisponendo il ricovero in casa di cura, squilla il mio cellulare…: “Serena aiuto! Sto nella Caserma dei Carabinieri. Mi hanno arrestato e mi stanno portando in OPG…”

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