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POLITICA

Elezioni 2013, De Lorenzo non voterà: “Per non essere complice dell’ennesima pagliacciata”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Giuseppe De Lorenzo, medico ed ex assessore alla Mobilità del Comune di Benevento, che spiega nel suo intervento i motivi per i quali non andrà al voto alle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio.

“Lo so, è inutile ribadirlo, che il non votare rappresenti un grave errore. Ben comprendo che la Costituzione vada rispettata ed il diritto al voto, ricordando le innumerevoli lotte portate avanti per garantire quest’ultimo a tutti, uomini e donne indistintamente, sia un dovere cui ogni cittadino non deve sottrarsi.

Bene. Questa doverosa considerazione si scontra con la realtà che ci circonda a livello nazionale ed ancor più a livello locale. Una legge elettorale, di cui da più parti è stato ventilato il cambiamento, non permette una libera scelta ed il voto non rappresenta se non la ratifica di decisioni assunte altrove.

L’imminente consultazione elettorale poteva essere la giusta occasione per sopperire alla pochezza politica degli ultimi anni riuscendo finalmente a porre sul tappeto problematiche rimaste sistematicamente insolute: corruzione, giustizia, disoccupazione, ecc.ecc. . Invece, niente. Tutto come prima e più di prima.

Non me ne vogliano gli attuali candidati locali cui rivolgo la mia amicizia e la convinta stima. Avrei, però, ipotizzato un cambiamento, avrei immaginato dei volti nuovi, avrei sognato un rinnovamento generazionale.

Personalmente, rimango un uomo di sinistra anche se quest’ultima mi abbia colpito più della destra. Epperò, il cabaret cui, dopo gli eventi giudiziari dell’ultimo mese, stiamo assistendo è, mi si permetta, quanto meno discutibile. Un cabaret che ha raggiunto l’apice con la suntuosa cena cui, senza remore, qualche sera fa, hanno partecipato tanti rappresentanti dell’ente comunale, di cui la stampa, ci ha offerto ampia informazione con un corredo fotografico di tutto rispetto. Quasi per dire al Procuratore della Repubblica, Giuseppe Maddalena, ed ai magistrati Antonio Clemente e Flavio Cusani, che delle loro decisioni interessi ben poco.

Non voglio, mi si creda, immischiarmi in valutazioni e problematiche giudiziarie sulle quali la mia incompetenza è gigantesca. La mie sono e rimangono solo valutazioni politiche. Nella vita, infatti, ho sempre cercato di non giudicare, ma di comprendere. Tuttavia, è doveroso che io ricordi che in quegli anni caduti sotto la lente di osservazione della magistratura io ero lì, presso la casa comunale, ricoprendo la carica di assessore. Mesi terribili che, al confronto, i tredici anni trascorsi all’opposizione appaiono meravigliosi.

Fausto Pepe, invece di difendermi dalla bufera che mi investì per essermi posto contro il potere imperante, mi concesse tre giorni per andare via. Alla colf, di solito, è prassi darne quindici.

Benevento è stata sempre per me la città più bella del mondo ed ho inteso difenderla. Forse, era meglio non accendere quel fuoco, tanto non è cambiato nulla. Anzi, mi hanno remato contro facendomi apparire come un pazzo al quale, forse, una lezione sarebbe giovata. Non intendo accusare nessuno, ma mi limito ai fatti. La realtà odierna mi sta dando ampia ragione.

Mi sono battuto convinto di cambiare la città, ma, alla fine, ho dovuto fermarmi ritenendo che sia più giusto modificare la propria convinzione del mondo stesso. Ecco perchè, oggi, politicamente, sono scettico in quanto ho constatato, nel corso degli anni, che sono tutti, quasi tutti, uguali. Per tale motivo, per quanti sforzi faccia, non riesco più ad illudermi. Resta l’amarezza per l’avara solidarietà ricordando quei giorni in cui il vuoto mi devastava e la solitudine mi annichiliva. Intorno, come i magistrati ci hanno spiegato, succedeva di tutto e di più. Ed altre grandinate sono in arrivo. A me, in pochi mesi, rubarono tutto, i ricordi, le parole, il pensiero. Nè furono facili quei giorni con il loro bagaglio di sofferenza, la fatica per dimostrare l’infondatezza delle accuse mosse onde non lasciare il passo allo sconforto.

Del resto, ingenuamente, avevo fatto male i conti. Neppure potevo ipotizzare che tutto mi sarebbe rivoltato contro nel momento in cui cercai di rompere il muro dell’omertà in una città omertosa. Ecco, da tutto questo e da una valutazione attenta di quanto sto assistendo, ho assunto la decisione estrema di non votare onde non rendermi complice di una ennesima pagliacciata”.

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